Palermo

Anniversario omicidio La Torre, Leoluca Orlando al QdS: “Suo modello di antimafia futuristico, facciamone memoria”

In occasione dell’anniversario dell’omicidio di Pio La Torre, ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982, interviene al QdS Leoluca Orlando, già sindaco di Palermo, che in quegli anni svolgeva attività politica.

Professore, che ricordo ha di quel 30 aprile 1982?

“Ricordo la vergogna, la rabbia, il dolore. Ricordo la consapevolezza, nel tempo confermata che la mafia non è un crimine ma un sistema criminale e, proprio per questo, non possono essere solo i magistrati a combatterla. In uno stato di diritto, il magistrato deve tener conto del tempo, della prescrizione ad esempio e, a volte, il tempo non è galantuomo perché consente a noti farabutti di restare impuniti ma deve anche tener conto dell’abilità degli avvocati ma anche di una possibile distrazione dei magistrati”.

Cosa significa questo?

“Che non possiamo consegnare alla magistratura la selezione della classe dirigente del nostro paese”.

Pio La Torre ha bisogno di essere ricordato?

“Io non voglio ricordare Pio La Torre, io voglio fare memoria di Pio La Torre. Il ricordo è una cosa fredda, è un nome, una data. Io voglio che, facendo memoria, diventino inquietanti per il nostro presente perché l’antimafia di Pio La Torre non è il passato ma il nostro futuro perché il suo modello di antimafia era quello che io definisco antimafia costituzionale antifascista, non era l’antimafia giudiziaria e nemmeno quella parolaia. La sua era la capacità di collegare cose, lontane tra di loro, in nome della Costituzione. Aveva la capacità di mettere assieme le lotte agrarie, dei braccianti e dei contadini, quelle degli operai nella fabbriche con la pace, con quel ‘NO’ ai missili a Comiso. Fui tra quelli che firmarono, seppur non comunista, per il rifiuto dei missili a Comiso perché in questo movimento coglievo un modo per realizzare fino in fondo la Costituzione, che rispetta i diritti degli emarginati, dei lavoratori e, al tempo stesso, il diritto alla pace. Inoltre non possiamo dimenticare la sua grande intuizione, quello di aver pensato a uno dei più importanti contributi legislativi, quel 416 bis che è risultato essere uno strumento altamente efficiente per combattere la mafia, permettendo allo Stato di colpire i patrimoni illegali perché la mafia, come dicevo, non è un crimine ma un sistema di potere criminale. L’attacco da parte dell’attuale Governo a questa legislazione ci deve far preoccupare e non possiamo dimenticare lo spirito che animò l’operato di Pio La Torre, quel mettere assieme la Costituzione Repubblicana, l’antifascismo, i diritti dei cittadini e, al tempo stesso, una qualità diversa della vita. Proprio per questo ritengo che Pio La Torre sia proiettato al futuro, così come lo è stato in passato, in tempi molto diversi dagli attuali”.

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