Nato a Catania il 24 dicembre del 1975, Anthony Barbagallo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza dell’Università etnea nel 1998. Tra i primi e più importanti incarichi ricoperti all’interno del mondo della politica, c’è quello di sindaco di Pedara, dove è stato eletto primo cittadino nel 2005. A partire dal mese di novembre del 2012 ha ricoperto il ruolo di deputato all’interno dell’Assemblea regionale siciliana, mentre il 5 novembre del 2015 è stato nominato assessore del Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana. A luglio del 2020 è stato proclamato segretario regionale del Pd.
Quest’anno la Sicilia risulta tra le mete più desiderate, è piena di ricchezze ed al centro del Mediterraneo, ma le attività spontanee e l’economia sono a terra. Quale la linea per cercare di arrivare a un progetto di sviluppo?
“Manca una visione. Lo sviluppo della Sicilia si deve fondare su aumento del Pil, generato soprattutto dal Turismo e dai Beni culturali. Alcune offerte turistiche restano particolarmente deficitarie, come quella culturale: ci sono siti, in Sicilia, dove si registrano pochissime presenze, come ad esempio Caltagirone o Morgantina. Qui, ci sono stati giorni in cui sono stati venduti appena 7 biglietti. Siamo mancanti soprattutto sul settore del culturale. Alcuni percorsi, come ad esempio la Palermo arabo-normanna, si vendono facilmente ma altri fanno ancora fatica. Abbiamo siti straordinari che sono patrimonio dell’Umanità dell’Unesco ma anche nel Val di Noto ci sono problemi a trovare le chiese aperte”.
Quale pensa possa essere una soluzione per migliorare la promozione e la fruizione del nostro patrimonio?
“Bisogna sedersi intorno al tavolo, anche con i responsabili del patrimonio ecclesiastico, per concordare forme e procedure di fruizione e fruibilità e valorizzare anche i siti minori, che poi minori non sono. Bisogna pensare anche a un’amministrazione che si occupi della gestione: abbiamo l’autonomia dal punto di vista regionale garantita dallo Statuto, ma non abbiamo la forza o il personale per garantire l’apertura di ogni sito. Alcuni hanno ovviato affidando la gestione alle cooperative e la cosa funziona. Ci sono le facoltà di Beni culturali piene di studenti, ma poi i ragazzi vanno fuori. Tra tutti i temi, credo che questo sia al primo posto. Insomma, in questa promiscuità va fatto ordine e occorre sfruttare tutte le possibilità. Il Disegno di legge presentato dal Pd intendeva unificare i Beni culturali al Turismo, per avere una visione univoca, mentre oggi chi si sveglia alla Regione siciliana fa ciò che vuole. Dovrebbe, al contrario, esserci una rete, perché la Sicilia è destinazione unica”.
Tra le attrazioni dell’Isola, il primato spetta all’Etna, conosciuto in tutto il mondo. Eppure, anche in questo caso si registrano inefficienze e ritardi.
“L’Etna è l’altro importante tema. Oggi non c’è una reale possibilità di fruizione, anche perché, per andare in cima, si paga un costo sproporzionato; per una famiglia di 4 persone se ne va mezzo stipendio. Il nostro vulcano è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, invece è diventato un sito per pochi intimi. Anche qui occorre un grande progetto, relativo sia alla fruizione che alla valorizzazione dell’aspetto naturalistico, che tuteli l’Etna e la promuova come merita. Il parco dell’Etna deve diventare parco nazionale. E ancora, Il patrimonio pubblico sull’Etna non è sfruttato a dovere per l’accoglienza turistica. La Regione è proprietaria di un terzo dell’isola, ma il controllo e fruizione del demanio è assente. E questo non è tema da poco, non riusciamo a chiudere il cerchio tra gestione, valorizzazione e controllo del territorio”.
Come giudica il turismo interno, che tanto potrebbe dare all’economia dell’Isola?
“Certamente questa poteva essere un’occasione. Se avessimo aumentato i controlli investendo sul turismo interno, forse avremo anche avuto meno contagi. Certo, per viaggiare bisogna avere adeguate infrastrutture e, in Sicilia, le strade sono un disastro. Sull’autostrada Catania Palermo è stata fatta una serie di investimenti per lavori, piccoli grandi rattoppi che creeranno qualche disagio adesso, ma alla cui conclusione potremo dire di avere un’autostrada vera. Purtroppo, fare interventi in corsa senza chiudere l’autostrada comporta grandi disagi”.
In vista delle elezioni regionali del 2022, quali idee metterà in campo il Partito democratico e, soprattutto, quali nomi?
“Siamo pronti per costruire il perimetro che tenga dentro il Movimento 5 stelle, la sinistra e le forze moderate. I nomi è giusto che vengano fatti all’interno di questo perimetro. L’obiettivo del Pd è garantire una nuova classe dirigente, freschezza e speriamo pure di indicare una donna, che sarebbe un bel segnale. Come lo sarebbe donna diventasse presidente dell’Assemblea regionale siciliana”.
Come vede il progetto della candidatura del sindaco di Messina, Cateno De Luca?
“Credo che non ci sia nulla di male nella creazione di un terzo polo. Le elezioni sono un esercizio di democrazia e i siciliani potranno scegliere tra una candidatura con le caratteristiche di Cateno De Luca, una con le caratteristiche del centrodestra in stile Musumeci, e l’alternativa fondata sul rapporto tra Pd e Movimento 5 Stelle per una nuova Regione siciliana”.
Come fare per conquistare Palermo?
“Per vincere non ci sono ricette particolari. Occorre un progetto: ma si deve voltare pagina, con una classe dirigente più fresca, volti nuovi e, soprattutto, premiando chi ha fatto opposizione in questi anni. Le carte me le giocherò tutte. Anche una presidente all’Ars sarebbe una cosa bella”.
A breve ci sarà il voto delle amministrative. Prove generali prima delle Regionali dell’anno scorso?
“Di certo, questo sistema elettorale non premia il merito. Quanto meno, il sistema maggioritario premia la coalizione e c’è la possibilità di alzare il livello nella qualità della classe dirigente. Ma nei comuni sopra 15 mila abitanti c’è un sistema di ‘pesca a strascico’. In questo modo, non si eleggono i migliori ma le persone con più voti. Questo non risolve il problema di rinnovare la classe dirigente e perpetua la politica dei patronati. Secondo me, il problema grosso oggi non è la qualità dei deputati o dei sindaci ma, almeno in Sicilia, sono i consiglieri comunali. Molto importanti per il controllo e per il rapporto con i cittadini”.
Intendete fare qualcosa per cambiare questo stato di cose?
“Stiamo lavorando sulla Legge elettorale: noi ci faremo carico di presentare un testo più giusto, che riporti il limite della vittoria al primo turno dal 40 al 50 per cento, che preveda la doppia scheda senza effetto trascinamento e che preveda l’aumento del sistema maggioritario a 20 mila abitanti rispetto ai 15 mila attuali”.
Come vi state organizzando per le prossime amministrative?
“Abbiamo un problema di coalizione che stiamo affrontando e continueremo ad affrontare con il dialogo e con il confronto. Il rapporto con il Movimento 5 Stelle è prioritario e noi lo porteremo avanti. È chiaro che faremo in modo che questi due partiti facciano lavoro di squadra, come abbiamo fatto in questi due anni e che ci ha permesso di definire alcune importanti alleanze, come ad Adrano e a Caltagirone”.
Quali sono, secondo lei, le priorità per la Sicilia? A partire dall’atteso ponte sullo Stretto.
“C’è chi ancora è ambiguo nella propria posizione. Sono contento che la Ministra De Micheli, per la prima volta, si sia schierata a favore della realizzazione del ponte, facendo la commissione. Abbiamo alcune soluzioni sul piatto: ho sempre detto che la migliore è quella più veloce, purché si faccia. Sono da sempre per la realizzazione del ponte e dobbiamo insistere”.
Le altre infrastrutture?
“Il grosso problema sono le vie ferrate: in qualsiasi altro posto del mondo, i 200 chilometri tra Catania e Palermo si percorrono in un’ora o poco più, qui nel doppio del tempo. Quindi, priorità è il nodo ferroviario, ma fondamentali sono anche i collegamenti con le isole minori”.
In Sicilia è continua emergenza rifiuti. Cosa pensa dei termocombustori?
“Si può essere a favore o contro, ma se il presidente Musumeci è a favore, come ha sempre detto, noi non riusciamo a capire come mai gli avvisi per la realizzazione dei termovalorizzatori non li abbia fatti subito, nei primi tempi di governo. È nel potere del presidente annunciare la volontà di farli e realizzarli, anche con il project financing. E poi c’è anche il tema degli impianti, un errore ancora più grande: sul compost, l’umido, erano a disposizione i fondi per la realizzazione e invece, continuano a passare gli anni. Il presidente Musumeci ha parlato della riforma della governance dei rifiuti per anni, ma l’unica cosa che avrebbe dovuto fare era accelerare le gare per i rifiuti, che invece finiscono sempre in coda. Ma non lo ha mai fatto. Il rifiuto in mezzo alla strada è la conseguenza di tutti questi nodi non sciolti”.