Cronaca

Il senatore Scarpinato e le intercettazioni con l’ex pm antimafia Natoli: “Niente da nascondere”

Si scatena l’ennesima polemica nel mondo politico dopo la diffusione della notizia di presunte intercettazioni che vedono protagonisti il senatore del M5S Roberto Scarpinato e l’ex magistrato Gioacchino Natoli.

Sulle indiscrezioni, rivelate negli scorsi giorni dal quotidiano “La Verità”, il politico risponde sottolineando di non avere “nulla da nascondere” in merito alle conversazioni con l’ex magistrato, indagato da luglio 2024 con l’accusa di favoreggiamento alla mafia.

Presunte intercettazioni tra Scarpinato e l’ex pm Natoli, la replica

Nell’articolo del quotidiano sopra citato si legge che la Procura di Caltanissetta, in occasione dell’audizione di Scarpinato in merito al procedimento penale contro Natoli, avrebbe contestato al senatore delle conversazioni con l’ex magistrato, casualmente intercettate. In tali discussioni, i due avrebbero “aggiustato le dichiarazioni” da rendere alla Commissione parlamentare Antimafia.

Scarpinato ha commentato la vicenda, negando di avere qualcosa da nascondere in merito alle intercettazioni con Natoli: “È radicalmente falso che la Procura di Caltanissetta mi abbia mai contestato il contenuto di conversazioni con Natoli, anche perché non vi sarebbe stato nulla da contestare”, ha commentato.

“Niente da nascondere”

“Con Natoli – rivendica l’ex magistrato – ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro di contrasto alla criminalità organizzata all’interno della magistratura che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi. In questo contesto, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l’infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni e illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta. Ragioni che mi ha esposto e che, in attesa di essere convocato dalla Commissione, aveva ritenuto anche di anticipare e rendere pubbliche con plurime interviste agli organi di stampa, dettagliandole infine nella sua audizione in Commissione. Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, ho esortato il dottor Natoli a riferirle con rigore alla commissione”, ha aggiunto.

“Non mi turba in alcun modo l’essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere”, ha concluso Scarpinato.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

Chieste le dimissioni

Nonostante Scarpinato neghi qualsiasi elemento “ambiguo” relativamente alle conversazioni intercettate con Natoli, la questione è finita al centro del dibattito della politica. A chiedere a gran voce chiarezza e le eventuali dimissioni del senatore pentastellato è soprattutto il centrodestra.

“La Commissione d’inchiesta Antimafia opera come noto con i poteri dell’autorità giudiziaria. Ora, la notizia che un suo componente, il senatore Roberto Scarpinato, come risulterebbe da alcune intercettazioni di cui si occupa oggi il quotidiano La Verità – si sarebbe accordato con un audito dalla stessa – il dr Gioacchino Natoli, ex presidente della Corte d’Appello di Palermo e attualmente sotto indagine dalla Procura di Caltanissetta – in ordine alle domande proposte e alle risposte da rendere, costituirebbe fatto di gravità inaudita che non può essere nè sottaciuto nè derubricato. Se i fatti sono come rappresentati da La Verità, non si può evocare l’opportunità o meno della permanenza del senatore Scarpinato in Commissione Antimafia – come sollevato in più occasioni nei confronti del suo collega di partito Federico Cafiero De Raho – ma di un’impossibilità per Scarpinato di potere continuare a farne parte”. Lo scrive in una nota Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera.

“Accordarsi con un audito per precostituire un racconto e, quindi, indurre la Commissione ad apprendere non la verità dei fatti ma quella che interessa a un suo componente, al netto dell’eventuale rilevanza penale -avverte Foti- attesta una precisa volontà politica di depistare la Commissione Antimafia da parte di un suo membro. A tacere dell’ennesimo schiaffo recato da una siffatta condotta ai figli del giudice Borsellino, ancora alla ricerca della verità sull’uccisione del padre e delle complicità che l’hanno permessa quando non favorita. Delle due l’una: o Scarpinato è in grado di dimostrare subito la sua estraneità alla vicenda o deve senza indugio dimettersi”.

Come FdI, anche la Lega chiede le dimissioni di Scarpinato: “Dopo una vita trascorsa nell’Arma dei Carabinieri, sono ancora già sconcertato per le rivelazioni che oggi leggiamo sulla stampa e che riguarderebbero il coinvolgimento di un ex pm come Scarpinato, oggi componente in commissione Antimafia, in una operazione imbarazzante con l’unico obiettivo di orientare l’indagine di Palazzo San Macuto. È evidente come di fronte ad una vicenda simile si configuri una incompatibilità morale che grava pesantemente su Scarpinato. Chiarisca o lasci immediatamente la commissione Antimafia”, ha commentato il deputato leghista Anastasio Carrà, componente della commissione Antimafia.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI