Cronaca

“Vi prego, sono incinta”, Cosa nostra uccide anche donne e bambini: la storia di Antonella Bonomo

Vi prego, sono incinta“, quando la mafia uccide le donne e i bambini. Antonella Bonomo, 32 anni e incinta di tre mesi, fu uccisa da un commando mafioso di cui faceva parte anche Matteo Messina Denaro, il boss arrestato lo scorso 16 gennaio a Palermo dopo ben 30 anni di latitanza.

Storia di Antonella Bonomo, il coinvolgimento di Messina Denaro

Matteo Messina Denaro nel 1992 aveva 30 anni ed era il capomafia di Castelvetrano, comandava sulla provincia di Trapani. Era il pupillo di Totò Riina che gli aveva affidato il delicato compito di vigilare sull’unità di Cosa nostra nella partecipazione al suo folle piano di attacco allo Stato.

Sparare alle spalle di chi fugge: era questo il compito di Matteo Messina Denaro. Ed è così che si spiega l’eliminazione di Vincenzo Milazzo, astro nascente della mafia siciliana che ha pagato con la vita il suo “no” alle stragi il 14 luglio del 1992, pochi giorni prima della strage di via d’Amelio.

A confermare che Milazzo sia stato ucciso per questo motivo è il pentito Andrea Di Carlo, ex boss di Altofonte, il quale dice che “in quel periodo bastava una parola fuori posto per diventare nemici di Riina”. E, di parole fuori posto, Milazzo ne diceva parecchie, a viso aperto. “Vedeva sempre traditori in Cosa nostra, perché aveva paura, e chi non gli era vicino veniva ucciso”, continua Di Carlo, riferendosi a Riina e alla sua ossessione.

Ma, non pago dell’eliminazione DI Milazzo, Riina ordinò l’uccisione della sua compagna Antonella Bonomo, perché – come racconta un altro pentito, Giuseppe Ferro – “questa ragazza conosceva tutti i nostri posti”. Lei, Antonella, aveva 32 anni ed era incinta di tre mesi. Sapeva bene che Milazzo era un mafioso di rango ma l’amore, spesso, supera le convenzioni e le convinzioni. Antonella, tre giorni dopo l’uccisione di Milazzo, venne attirata in una trappola da Gioacchino Calabrò, capo famiglia di Castellammare del Golfo. Il luogo dell’appuntamento, per Antonella, diventò il luogo della propria morte. Venne strangolata e proprio Matteo Messina Denaro si occupò dell’occultamento del suo corpo, ritrovato nel dicembre 1993 grazie alle dichiarazioni di Gioacchino La Barbera, collaboratore di giustizia.

La testimonianza del nipote Claudio Colomba

Quel giorno Claudio Colomba era a casa. Aveva sette anni e sarebbe dovuto andare con la zia Antonella a casa della nonna. Poi il cambiamento di programma e l’appuntamento inconsapevole di Antonella Bonomo con la morte. Fu l’ultima volta che la vide viva. Dopo quell’appuntamento, Antonella non fece più ritorno a casa sua e non accompagnò più Claudio a trovare la nonna.

Claudio Colomba, dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro che fece parte del gruppo di mafiosi che uccisero la zia, racconta che, anche se dopo trent’anni, “Vita, madre di Antonella e mia nonna ormai 95enne, seppur piagata dal dolore è riuscita a vedere tutti i responsabili di quella barbarie puniti per quel gesto disumano. Dal quel giorno terribile si è chiusa nel suo dolore silenzioso e non ha mai rilasciato dichiarazioni perché distrutta da una perdita così dolorosa, chiusa nel suo dignitoso silenzio“.

Il dolore per la morte di una figlia, vittima innocente, non si attenua e “Antonella, come tutte le vittime di mafia, non meritava questa fine ingiusta – prosegue Claudio Colomba – Nei confronti dei suoi aguzzini proviamo ancora rabbia e disgusto, questi sentimenti sono ancora troppo vivi in noi e non ci permettono di parlarne senza cadere nuovamente nel baratro nella nostra sofferenza”.

Ma il dolore non può che trovare ristoro nell’arresto di Matteo Messina Denaro che Claudio definisce “un grande giorno, perché adesso tutti pagheranno”. “Ci uniamo con forza e vigore al grido di tutti i familiari delle vittime, contro tutte le mafie sempre e per sempre”, conclude Claudio a nome di tutta la famiglia di Antonella Bonomo.