Palermo

Approvato il bilancio consuntivo 2018. Il Comune di Palermo è in deficit strutturale

PALERMO – Il Comune guidato da Leoluca Orlando è in deficit strutturale con il concreto rischio per i cittadini di dover assistere ad un aumento dei prezzi dei servizi per riequilibrare i conti. La notizia arriva dalla pubblicazione sull’albo pretorio del bilancio consuntivo 2018.

In realtà la situazione nelle casse comunali non è cambiata particolarmente rispetto all’anno scorso, a cambiare sono stati semmai i parametri con cui il governo stabilisce lo stato di deficitarietà di un Comune. Un decreto del Ministero dell’Interno approvato tra il Natale e il Capodanno dell’anno scorso, e più precisamente il 28 dicembre (e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 12 gennaio, a esercizio già chiuso) ha ridefinito i parametri per i consuntivi del 2018 quando ormai però l’anno era agli sgoccioli. Tra i corridoi di Palazzo delle Aquile suona come una magra consolazione pensare che con i parametri dell’anno scorso il Comune fosse in regola mentre oggi con le nuove regole si ritrova in deficit.

Tra le righe della delibera di giunta che approva il rendiconto si possono intravedere sorpresa e in un certo qual senso anche irritazione rispetto alla decisione del Viminale, dato che si fa continuo riferimento alla tempistica del decreto e al fatto che le regole siano state cambiate in corso, ossia ad anno finanziario ormai concluso.

Secondo una nota del ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile allegata al bilancio, “durante tutto il corso dell’esercizio finanziario 2018 le attività di gestione finanziaria-contabile sono state condotte valutando in maniera costante il rispetto dei parametri temporalmente vincenti. Sulla base dei nuovi otto parametri invece approvati il 28 dicembre 2018 e resi noti solamente il 12 gennaio 2019 attraverso la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale […], è risultato in particolare determinante ai fini della condizione di deficitarietà strutturale del Comune di Palermo la modifica del parametro relativo all’anticipazione di tesoreria che fino al 2017 si considerava positivo allorquando questa non fosse risultata restituita alla fine dell’anno per un importo superiore al 5% rispetto alle entrate correnti”.

“Il nuovo parametro – si legge nella nota – invece considera, sotto tale aspetto, strutturalmente deficitario l’ente che al 31 dicembre non ha rimborsato l’anticipazione di tesoreria, a prescindere dal suo importo. Altro parametro nuovo – prosegue Basile – è quello che considera, sotto tale aspetto, strutturalmente deficitario l’ente che registra debiti fuori bilancio in corso di riconoscimento per un importo superiore ad una soglia pari all’1% delle entrate da tasse, trasferimenti e proventi da beni e servizi”.

Ora, mentre la criticità relativa ai debiti fuori bilancio non dovrebbe rappresentare un grosso problema perché, come afferma Basile, “previa adozione di appropriate direttive vincolanti per tutti gli uffici”, dovrebbe essere automaticamente superata entro il 31 dicembre, diverso e più preoccupante (anche in vista del 2020) è il caso dell’anticipazione di tesoreria. L’anno scorso è stato fatto ricorso a questo strumento per un totale di 61,6 milioni e al 31 dicembre il Comune doveva ancora restituire 15,2 milioni: una somma non indifferente che genera anche interessi molto costosi (circa 1,7 milioni soltanto l’anno scorso). Il Fondo crediti di dubbia esigibilità è invece pari a 418,3 milioni. Cifre esorbitanti che restituiscono plasticamente l’idea di una situazione complessa da gestire.