Crescono i timori per la proliferazione nelle acque dell’Area Marina Protetta (AMP) del Plemmirio di diverse specie di flora e fauna “aliene” provenienti da altri ecosistemi marini.
L’AMP del Plemmirio ha aderito al progetto “Mare caldo” di Greenpeace. Detto progetto ha per obiettivo lo studio degli impatti dei cambiamenti climatici nel mare e lo sviluppo di una rete che possa monitorare nel tempo cosa succede nei mari italiani. Dai primi monitoraggi, appena eseguiti dal personale della AMP insieme ai ricercatori del DiSTAV dell’Università di Genova, per valutare gli impatti dei cambiamenti climatici nell’AMP del Plemmirio si riscontrano a metà settembre temperature medie intorno ai 25 gradi centigradi fino a 25 metri di profondità, senza scendere sotto i 20 gradi fino a 40 metri, e un ambiente ricco di specie termofile, ovvero caratteristiche di ambienti più caldi.
Nei fondali sono stati osservati i primi impatti dell’aumento delle temperature. In particolare, lo sbiancamento di alcune alghe corallinacee incrostanti in tutti i siti monitorati tra i 6 e i 30 metri di profondità, l’assenza del grosso bivalve Pinna nobilis, colpito anche qui negli anni passati da una moria di massa, e l’abbondanza di specie termofile, che sebbene normalmente presenti in queste aree più meridionali stanno divenendo la componente dominante delle comunità con il rischio di alterarne gli equilibri con una forte perdita di biodiversità.
Preoccupante l’ampia presenza dell’alga verde Caulerpa cylindracea, specie aliena di origini australiane, che qui è arrivata a ricoprire quasi totalmente i fondali dai 20 ai 40 metri, e del vermocane, un verme urticante, che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale, particolarmente abbondante negli strati più superficiali ma presente fino ai 40 metri di profondità.
I ricercatori hanno rilevato inoltre un aumento in numero e dimensioni del pesce pappagallo e l’avvistamento per la prima volta in zona A della AMP di pesci flauto, specie aliena originaria del Mar Rosso.
La presidente dell’AMP del Plemmirio, Patrizia Maiorca, ha dichiarato: “Abbiamo deciso di aderire al progetto ‘Mare caldo’ di Greenpeace perché è nelle nostre finalità istitutive lavorare per il monitoraggio e la salvaguardia dell’ambiente. Noi per primi andando tutti i giorni in acqua vediamo che qualcosa sta cambiando, dalle popolazioni alle dimensioni degli animali, studiare nel tempo le variazioni delle temperature in mare e monitorare con la comunità scientifica gli impatti del cambiamento climatico ci darà dati importantissimi per capire cosa sta succedendo.
Le aree marine sono dei veri e propri laboratori a cielo aperto, avamposti privilegiati dove studiare i cambiamenti in atto, sarà fondamentale il confronto con quanto studiato nelle varie aree del progetto per poter sviluppare adeguati strumenti di gestione e tutela”.
La responsabile della campagna mare di Greenpeace, Giorgia Monti, ha aggiunto: “I cambiamenti climatici acuiscono la crisi di un ecosistema già sottopressione. Se da un lato è fondamentale un taglio netto delle emissioni di gas serra, dall’altro è fondamentale rafforzare e ampliare la rete di aree protette: solo tutelando le aree più sensibili potremo permettere ai nostri mari di adattarsi e sopravvivere a un cambiamento che è già in atto”.