Prima giornata del IV° congresso nazionale di AreaDG, corrente della magistratura che, quest’anno di tiene a Palermo. Tre giorni intensi, caratterizzati da presenza del mondo istituzionale e politico il cui tema congressuale è “Il ruolo della giurisdizione all’epoca del maggioritarismo”.
Dopo i saluti istituzionali di Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo, di Matteo Frasca, Presidente della Corte d’Appello di Palermo e di Lia Sava, Procuratore Generale Corte d’Appello di Palermo, è spettato al dottor Eugenio Albamonte, segretario di AreaDG, il compito di aprire ufficialmente il congresso.
Nella sua relazione introduttiva non ha risparmiato critiche all’attuale esecutivo indicando che “viene definito ‘tribunalizzazione della politica’ il fenomeno in base al quale vengono trasferiti verso le corti giudiziarie temi politici e sociali di grande rilievo, per il fatto che la politica non abbia voluto o non sia stata capace di risolverli nelle sedi parlamentari e ciò solitamente avviene o in ragione della difficoltà ad affrontare temi spinosi senza perdere di popolarità o a causa della eccessiva ampiezza della composizione politica della maggioranza di Governo, che non è in grado di trovare un minimo comun denominatore omogeneo per dare risposte alle istanze sociali”.
E ancora, aggiunge il segretario di AreaDG: “ anche quando la risposta del legislatore arriva, peraltro, questa è il frutto di estenuanti mediazioni che si traducono in una lettera normativa ambigua ed in un suo spirito incerto e confuso. Anche tale fenomeno contiene un’implicita delega alla magistratura e alla sua funzione interpretativa che è tanto più ampia quanto la legge è mal scritta o ambigua e generica. Ciò è avvenuto con grande evidenza in relazione a temi eticamente sensibili ma, in modo sotterraneo e ben più assiduo, ha riguardato questioni di primo rilievo nella definizione dell’identità democratica dl nostro Paese”.
Critico, anche, nei confronti di diversi Stati sia dell’Unione Europea sia della cintura internazionale che circonda l’Italia e del concetto di maggioritarismo politico sostenendo che: “Ciò a cui assistiamo va ben oltre: sia in Polonia sia in Israele, ma anche in Ungheria, in Turchia, in Tunisia più di recente, tutti Paesi in cui i Governi in carica hanno un’investitura maggioritaria, viene espressamente rimesso in discussione il ruolo del potere giudiziario, a partire dalle rispettivi Corti Costituzionali, quale presidio di garanzia delle minoranze ed argine alla ‘tirannia delle maggioranze’, attraverso il controllo di legittimità sulle scelte normative operate dal Parlamento. Si sciolgono gli organi di autogoverno, si destituiscono magistrati autori di decisioni sgradite”.
Il dottor Albamonte di AreaDG, inoltre, ha posto l’accento sulle operazioni di delegittimazione che, nell’ultimo anno sono state perpetrate dal Governo indicando che “nel nostro Paese, da un anno a questa parte, i segnali di insofferenza delle forze di Governo nei confronti delle istituzioni di garanzia si susseguono in modo allarmante attraverso vere e proprie campagne di delegittimazione che hanno già colpito l’Autorità Nazionale Anticorruzione, il Governatore della Banca d’Italia, il procuratore Nazionale Antimafia e gli Uffici di bilancio della Camera dei Deputati e del Senato”.
“Ma il nodo centrale – continua Albamonte – è costituito dall’attacco portato ai diritti e alla giurisdizione (…) che mi sembra mosso su diversi piani e a diversi livelli, tutti convergenti verso un drastico ridimensionamento del potere giudiziario quale strumento di controllo della legalità del Paese, di tutela dei diritti, di contrasto ai fenomeni illegali”.
“Mai avremmo immaginato – prosegue Albamonte – di dover difendere, nel dibattito pubblico, la libertà dell’ANM, la sua piena legittimazione, a intervenire sui temi della riforma della giustizia e della magistratura come avvenuto in quest’anno. Potrei continuare ricordando le aggressioni al ruolo e alla persona subite da magistrati impegnati in complesse indagini e relativi processi che coinvolgono personalità politiche di primo piano. Tra queste la più grave è certamente quella portata alla Procura della Repubblica di Firenze e in particolare ad alcuni di quei magistrati ai quali rivolgiamo la nostra calorosa solidarietà”.
Albamonte, poi, ha parlato delle riforme indicando che “anche in questo campo si distinguono due piani. Quello della riforma della magistratura e dell’organo di autogoverno autonomo e quello delle riforme che riguardano la giustizia e, principalmente, lo strumentario di diritto penale sostanziale e processuale (…) sotto l’ombrello della c.d. ‘separazione delle carriere’ vengono nascoste norme insidiose per gli equilibri democratici definiti dalla Costituzione, alcune di queste sono state più volte anticipate dal ministro Nordio che si appresta a presentare un disegno di legge. Un PM separato che non conduce più le indagini e che non coordina la polizia giudiziaria sarà strumento dell’iniziativa di quest’ultima che, a sua volta, sarà alle dirette dipendenze del decisore politico da cui dipende funzionalmente e gerarchicamente. Verrà meno, quindi, lo scudo, fornito dalla nostra indipendenza e direzione delle indagini. Un presidio che, finora, ha impedito che il diritto penale venisse piegato in chiave securitaria, di diritto penale del nemico sociale della maggioranza di turno, di strumento di lotat politica da brandire contro l’opposizione e inguainare al cospetto dell’illegalità diffuse nelle file di Governi e dei loro alleati politici ed economici”.
“Dobbiamo uscire – chiude Albamonte – dalle aule dei tribunali e partecipare al dibattito pubblico, ovunque si svolga, per spiegare ai cittadini che il drastico ridimensionamento del controllo giudiziario prima di ogni altra cosa colpisce l’effettività dei loro diritti. Dobbiamo saper fare rete coinvolgendo nella riflessione e nella critica le forze politiche e sociali che sono più affezionate al bilanciamento tra i poteri garantito dall’assetto ordinamentale vigente, la cultura giuridica, il personale amministrativo, alla cui dedizione dobbiamo tanta parte dei risultati perseguiti, l’avvocatura che dobbiamo sollecitare ad abbandonare le sterili contrapposizioni e a schierarsi per la preservazione di una giurisdizione realmente indipendente che non possono non avere a cuore”.
La prima giornata della nuova edizione del congresso nazionale di AreaDG è caratterizzata da una tavola rotonda sul tema “I diritti sotto attacco”, cui hanno partecipato l’avv. Anna Falcone, il professor Enrico Grosso, docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Torino, il deputato Giuseppe Provenzano, i giornalisti Giuseppe Salvaggiulo e Marco Tarquinio e il professor Antonio Vercellone, ricercatore di Diritto Privato all’Università di Torino. Al termine della tavola rotonda da ha preso l’avvio il dibattito congressuale. Domani la seconda giornata congressuale con l’intervento del ministro Nordio e diversi esponenti della politica.