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Armao, “Applicare subito la Lr 7/2019 per una scossa alla burocrazia”

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice presidente Filippo Anastasi, il vice presidente e assessore all’Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao, risponde alle domande del QdS.

La palla al piede della Regione è la burocrazia. I rappresentanti dei sindacati dei dirigenti sono concordi con noi, ma poche settimane fa è stato firmato un rinnovo del contratto in cui non vi è nulla di innovativo. Non pensa che la Giunta regionale, nel dare incarico all’Aran in merito ai contratti, dovrebbe fornire le linee guida?
“Purtroppo la normativa vigente non viene completamente applicata. Si tratta di una legge che porta anche la mia firma, la numero 7 del 2019, che altri non è che la Legge sulla semplificazione e razionalizzazione della Pubblica amministrazione. La norma non ha eguali in tutta Italia poiché stabilisce la responsabilità dei dirigenti e dei funzionari, prevedendo meccanismi di tutela dei cittadini come, per esempio il diritto di essere auditi: qualsiasi cittadino che abbia un procedimento amministrativo in atto ha il diritto di essere ascoltato e il funzionario o dirigente non può sottrarsi a quest’obbligo, anzi deve prendere nota di quello che l’interessato vuole riferire e riportarlo nel provvedimento finale. Le leggi vivono non nelle Gazzette ufficiali ma nella coscienza sociale, nella consapevolezza dei cittadini, delle imprese. Se un soggetto non ha la percezione di avere un diritto, automaticamente quel diritto non sarà mai realizzato, perché non glielo regala nessuno. I media svolgono un ruolo importante, perché dovrebbero veicolare questo tipo di informazione sulle norme. È un patrimonio che deve diventare coscienza civica e sociale per essere attivato. Per esempio, la Legge sulla trasparenza e la semplificazione amministrativa in Italia è nata nel 1990 con la numero 241 e in Sicilia con la numero 10. Piano piano le norme sono divenute consapevolezza nei cittadini. Lo stesso deve avvenire per questa legge, la numero 7/2019. Purtroppo, è sopravvenuto il Covid e non c’è stato materialmente il tempo di dare un seguito immediato, perché questa legge fa valere la responsabilità del singolo funzionario. I responsabili dei procedimenti ancora oggi non hanno la percezione che qualcuno gli può chiedere conto e ragione di quello che fanno. Questa norma che abbiamo fatto è importante perché ha determinato l’insorgere della responsabilità cosiddetta da ritardo: la circostanza che matura il ritardo automaticamente fa insorgere la responsabilità. E d’ora in avanti non ci sarà bisogno di qualcuno che dica che si è verificato un comportamento colposo, perché il ritardo in sé sarà manifestazione di responsabilità. Si tratta peraltro di una legge che nella sua fase di approvazione in Assemblea regionale è stata largamente condivisa, perché è stata votata all’unanimità. È una legge che ho concepito insieme a Bernadette Grasso ed è talmente innovativa che ho ricevuto i complimenti dai miei colleghi in tutta Italia”.

Come si può aiutare l’economia dopo questo forte periodo di crisi?
“Le previsioni economiche sono buone. Stiamo iniettando moltissima liquidità. Non siamo più nella fase di fornire solo puri ristori, ora bisogna finanziare anche il capitale circolante, per permettere di riposizionarsi finanziariamente, fare qualche investimento, ammodernamenti nel settore digitale oggi ineludibile e per questo ci vuole liquidità. Operiamo in regime di deroga sugli aiuti per le imprese che sono andate in perdita. All’inizio non si potevano aiutare le imprese, neanche quelle che avevano bisogno e per questo si è trovata questa formula”.

Più chiarezza sulle energie rinnovabili

Sulle autorizzazioni per gli impianti a energia rinnovabile alla Regione c’è un blocco generalizzato…
“La scorsa settimana c’è stata riunione di Giunta che ha approvato il Pears, il Piano regionale delle energie alternative e quindi si è dato anche uno strumento regolatorio che dovrebbe portare chiarezza e semplificare le procedure. Fornisce indicazioni precise su dove si possono fare gli impianti, per evitare che si individui una zona non consona. Per quanto riguarda le tempistiche, grazie proprio alla legge 7 del 2019 sono contingentate e dovranno essere rispettate”.

Sul Pnrr c’è urgenza di predisporre i progetti, ma ci vuole personale adeguato. Come vi state muovendo per risolvere tali criticità?
“Il cosiddetto nodo burocratico vale anche per fare i progetti. In questo momento l’Amministrazione per utilizzare al meglio le risorse del Pnrr ha bisogno di tutte le risorse umane che ci sono in questo Paese: università, professioni, pensionati. Non è normale che un’Amministrazione non possa prendere un pensionato, se non gratis e per un anno, per facilitare l’ingresso ai giovani. Questo per quanto riguarda le norme nazionali. In più noi abbiamo la norma che un pezzo della maggioranza del governo Conte II ha imposto quando negoziammo il ripianamento del disavanzo che siamo riusciti a ottenere: ci infilarono una condizionalità amministrativa, obbligandoci a bloccare il turn over del personale, con la conseguenza che abbiamo pure questo vincolo. Si tratta comunque di una limitazione che il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Roberto Garofoli si è impegnato a eliminare”.

Maggiore concertazione per la gestione del Pnrr

Quale può essere la soluzione per potenziare la dotazione organica della Regione?
“Dobbiamo puntare da un lato a riaprire il turn over e rafforzare l’Amministrazione, ma abbiamo bisogno di assistenza tecnica e attraverso questa, reclutare gli studi professionali e i pensionati esperti per incrementare la capacità amministrativa. Servono tutte le risorse umane in questo drammatico momento, che però è anche di grande opportunità: dobbiamo metterle in campo e avere delle modalità flessibili per utilizzarle. Penso per esempio a un piccolo assegno integrativo per i pensionati, che consenta loro di lavorare per più di un anno. Abbiamo avuto un’audizione in Commissione Bilancio spiegando che così, a queste condizioni, non riusciremo a spendere i soldi del Pnrr. Inoltre, i fondi non si spendono perché si è cercato in Italia di accentrare tutto. La norma sui borghi decisa a Roma e con cui vengono assegnati 20/25 milioni di euro a un unico borgo per ogni regione è veramente una spesa esagerata”.

Cosa serve, dunque, per migliorare la gestione del Pnrr?
“Quello che manca, e che abbiamo chiesto e ottenuto dal ministro Mariastella Gelmini, è che occorre concertare e programmare insieme. Noi non chiediamo la gestione del Pnrr, ma prima di decidere di fare una cosa, bisogna sentire il territorio e verificare che iniziative sono in corso e se alcune cose sono già state scartate perché non si potevano fare. Siamo riusciti a ottenere che nel Comitato interministeriale, quando si decide su un progetto che riguarda la Sicilia, sia presente il presidente della Regione e che possa dire la sua”.

Sostegno patrimoniale destinato ai Confidi per un aiuto alle imprese colpite dal Covid

Che ne pensa dei Confidi?
“Sui Confidi stiamo facendo un’operazione con 20 milioni di euro per sostenerli patrimonialmente nella misura in cui intervengono in favore di imprese colpite dal Covid. Li rafforziamo patrimonialmente per stimolarne la concentrazione. Il problema era che i Confidi erano diventati frammentari in Sicilia e la nostra era divenuta una terra di puri e meri consumatori. Se i Confidi, invece di essere acquisiti, mantengono la propria identità siciliana, possono continuare ad aiutare le imprese locali uscendo da quel gioco che ci vede ostaggio della finanza extraregionale. Noi siamo esportatori netti di finanza: i fondi pensione e le assicurazioni raccolgono denaro in Sicilia senza che vi resti un euro, perché abbiamo perduto il sistema assicurativo regionale, come abbiamo perduto il sistema bancario regionale, al netto di qualche presenza”.

Quali sono le conseguenze del quadro che ci ha appena descritto?
“Questi fatti determinano, sul piano dell’allocazione delle risorse, effetti di spostamento non marginali, di cui non si occupa nessuno e che invece assumono dimensioni importanti. Si pensi solo a quanto si paga di premi assicurativi in Sicilia ogni anno, tra imprese vita e ramo rischi. Però non rimane nulla. Sono rimaste soltanto le Banche di credito cooperativo: le Bcc nascono per assistere il piccolo operatore economico, per evitare che cada nelle mani dell’usura, per aiutare l’artigiano, il piccolo agricoltore, il commerciante, ed è la banca che per antonomasia vive del rapporto tra l’operatore economico e il dirigente bancario con i criteri di fiducia, serietà ed affidabilità. Purtroppo la riforma Renzi, ha fatto sì che le banche diventassero parte di un gruppo bancario più grande, con la conseguenza che queste banche non sono neanche più vigilate dalla banca d’Italia, oltre che dalla Regione, ma sono passate direttamente sotto la vigilanza della Bce. E applicano parametri rigidi. Per ora non c’è ancora la percezione di questo fenomeno, ma lo si percepirà appena torneremo, finita la pandemia, all’ordinario regime del credito”.