Politica

Ars, ok alla Finanziaria: confermato col voto segreto l’aumento delle indennità dei deputati

L’Ars ha approvato la legge di stabilità per il 2023. Dopo una maratona di 19 ore nella notte è arrivato l’ok con 35 voti a favore e 22 contrari, dopo il via libera a due maxi-emendamenti e a un lungo elenco di norme aggiuntive.

Confermato l’aumento delle indennità dei deputati

Dopo ore di confronti e polemiche è stata confermata la norma sugli adeguamenti Istat delle indennità per i 70 parlamentari siciliani. L’Ars, infatti, ha respinto, con voto segreto, un emendamento che stabiliva ‘abrogazione della norma della legge che nel 2014 aveva introdotto l’automatismo della rivalutazione delle indennità al costo della vita. L’emendamento al ddl stabilità era stato presentato da Cateno De Luca, del gruppo Sud chiama Nord, dopo le polemiche sugli aumenti di 890 euro lordi nella busta paga dei deputati per il 2023. Ma è stato bocciato con 29 voti contrari e 24 favorevoli. De Luca aveva parlato di “insopportabili ingerenze da parte di dirigenti nazionali di FdI su scelte che spettano all’Assemblea”.

Sulla norma in aula si è accesso un lungo dibattito, durato quasi due ore. A difendere l’aumento delle indennità il deputato del Pd, Antonello Cracolici, il quale ha ricordato che l’adeguamento dei trattamenti economici per i consiglieri regionali c’è anche in altre Regioni e ha citato il Lazio, il Trentino Alto Adige, l’Umbria e la Sardegna. “Da 48 ore questo Parlamento subisce attacchi ingiustificati per un automatismo previsto da una legge di nove anni fa – ha commentato Cracolici – Sono un uomo libero e non mi vergogno di dire che sono contro l’abolizione della norma e difendo l’autonomia di questa Assemblea”.

Contro l’abrogazione si sono schierati pubblicamente anche due assessori del governo Schifani (Mimmo Turano della Lega e Roberto Di Mauro del Mpa) e il capogruppo della Dc, Carmelo Pace. S’era invece espresso a favore della cancellazione dell’automatismo il capogruppo di FdI, Giorgio Assenza e i deputati di M5s. Gianfranco Micciché ha così chiesto il voto segreto: “Non è la prima volta che Roma interferisce, in questo caso chiedendo la cancellazione di questa norma: basta – ha detto -. Siamo considerati lo schifo del Paese, qualsiasi cosa facciamo. Basta. Con l’indennità da parlamentare arrivo a fine mese e chiedo scusa a chi purtroppo non ci arriva. Ma non ho ville, non ho yacht e non rubo, si è montato un polverone su un automatismo. Avrei evitato di chiedere il voto segreto, purtroppo però in quest’aula ci sono colleghi che hanno paura della demagogia”.

Sì all’aumento delle indennità, le polemiche

Dopo il voto che ha dato il via libera all’aumento delle indennità dei deputati si è riaccesa la polemica. “All’Ars va in scena la farsa, prima lo show di Cateno De Luca, che inneggia alla correttezza sua e dei suoi, e poi non vota, assieme ai deputati dei suoi gruppi, l’emendamento che avrebbe stoppato gli aumenti Istat, salvando di fatto l’aumento degli stipendi dei deputati Ars”. Lo ha detto il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca.

“La mancanza degli otto voti dei deputati di Sicilia Vera e Sud chiama Nord – ha aggiunto – ha determinato la bocciatura dell’emendamento presentato dallo stesso Cateno De Luca, visto che la norma non è passata solo per 5 voti. É evidente a questo punto che l’azione fatta da Cateno De Luca era solo a scopo propagandistico e non mirava assolutamente a bloccare gli aumenti delle retribuzioni. Il bello è che nelle loro locandine i due gruppi asseriscono pomposamente che la vera opposizione sono loro: questa votazione perlomeno è servita a fargli buttare la maschera, speriamo serva anche ad aprire gli occhi ai siciliani”.