“Intervento correttivo alla legge regionale 13 agosto 2020, n. 19 recante norme sul governo del territorio” si chiama la norma votata ieri sera da 45 deputati dell’Ars con nessun contrario e otto astenuti, i deputati del Pd.
La norma ha recepito i rilievi mossi dal Consiglio dei ministri che aveva impugnato il testo originario sulla riforma urbanistica del Governo Musumeci e sulla sua approvazione le opinioni sono contrastanti.
Trionfalistici i toni dell’assessore regionale al Territorio, Toto Cordaro, che ha parlato di “risultato storico che il governo Musumeci aveva inserito fra le sue priorità e che, a distanza di 42 anni dalla precedente riforma targata Mattarella-Fasino, pone la Regione Siciliana all’avanguardia”.
“Questa legge è una occasione mancata”, ha ribattuto il deputato Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd.
“Al quarto anno di legislatura – ha ironicamente commentato – è giunta la prima e attesa riforma del governo Musumeci. Il Pd aveva chiesto di inserire alcune norme per adeguarci ai più moderni Paesi europei e alle Regioni italiane più virtuose. E invece questa è una legge già superata che non risolve le questioni dell’urbanistica siciliana”.
Per Cordaro, invece, il governo Musumeci, con questa riforma, ha ribadito “la filosofia della tutela dell’ambiente in un’ottica di diritto regolamentato che rilanci l’edilizia e l’economia della Regione Siciliana”.
“La legge – è spiegato una nota dell’Assessorato – segue l’accordo tra la Giunta Musumeci, per mezzo dell’assessore Cordaro, e i ministeri dei Beni culturali, dell’Ambiente, della Giustizia e degli Affari regionali, e che porterà il governo nazionale a ritirare l’impugnativa determinandone la piena applicazione. Nello specifico, viene ribadita la centralità del piano territoriale regionale con valenza esclusivamente urbanistica. Viene confermato il principio del consumo del suolo tendente a zero e della rigenerazione urbana, attraverso il recupero e il riutilizzo dell’edilizia esistente; viene introdotto il Piano urbano generale (Pug) che sostituisce il vecchio Piano regolatore regionale (Prg); sono introdotte le norme di salvaguardia che consentiranno di realizzare opere pubbliche anche quando i vincoli sono scaduti, favorendo così la realizzazione di opere infrastrutturali essenziali per la Sicilia; e viene ripristinata, infine, la possibilità di realizzare impianti e manufatti edilizi nelle zone agricole secondo la normativa nazionale di riferimento”.
“Questa legge – ha ribattuto Barbagallo – non snellisce i tempi dei procedimenti per l’approvazione degli strumenti urbanistici e non prevede un adeguato regime transitorio per tutti i piani regolatori in itinere. Di fatto, oggi ci sono circa duecento Comuni che – spiega – hanno avviato i procedimenti di approvazione dei piani regolatori ma soltanto trenta sono già stati ‘depositati’ negli uffici dell’assessorato regionale. Ciò vuol dire che, col regime transitorio appena approvato, centosettanta Comuni dovranno ricominciare la procedura da capo”.
Una legge insomma, secondo il Pd, “che, appena nata, è già superata, che non affronta i grandi temi legati al governo del territorio in Sicilia: dai centri storici, alle fasce costiere, dalle aree omogenee agli standard urbanistici che restano ancora ancorate a una norma che risale a oltre 50 anni fa!”.
“Il Governo – ha concluso Barbagallo – non ha avuto cura di predisporre una disponibilità finanziaria adeguata su un settore così importante per il lo sviluppo del territorio. In questo modo non si potrà far fronte agli scempi legati agli abusi edilizi né si potrà fornire sostegno agli enti locali che devono sostenere i costi legati alle relative demolizioni e alla progettazione dei nuovi strumenti”.