Sanità

All’Asp Catania medici da Africa e Sudamerica “Scelta obbligata, reparti in emergenza”

CATANIA – Alla fine il ricorso alla loro professionalità è stato necessario, anche se segna il fallimento della politica nazionale in fatto di sanità pubblica e reperimento delle figure mediche necessarie per far funzionare adeguatamente alcuni dipartimenti di emergenza. Tutto ciò a causa di una politica ingessata da cavilli e norme blindate sul numero chiuso dei corsi universitari. A partire dal primo ottobre entreranno in servizio nelle corsie degli ospedali gestiti dall’Asp Catania cinque medici stranieri provenienti da diversi paesi del mondo, dal sudamerica sino all’Africa. Un po’ come è stato costretto a fare il presidente della Regione Calabria che recentemente ha annunciato l’assunzione di alcuni medici cubani.

Carenza ormai cronica di personale dell’Asp Catania

Abbiamo parlato della delicata carenza ormai cronica di personale col direttore sanitario dell’Asp Catania, Antonino Rapisarda. “È stato strettamente necessario ricorrere a queste professionalità straniere – ha detto Rapisarda -. Non potevamo fare altrimenti vista la situazione di gravissima emergenza soprattutto in reparti quali pronto soccorso e anestesiologia, ma non soltanto. Con l’ultimo concorso qualcosa siamo riusciti a fare, ma vista la ormai endemica mancanza di personale abbiamo deciso di ingaggiare tre medici argentini, un africano e un altro straniero. Si tratta di due pediatri, un chirurgo, un infettivologo e un medico di medicina interna”.

Non era possibile fare altrimenti?
“Assolutamente no. Era l’unica possibilità che avevamo. Stiamo avviando anche l’assunzione degli specializzandi, ma c’è un discorso da fare visto che gli specializzandi hanno bisogno di un tutor e quindi non possono trovarsi in corsia da soli”.

Quindi anche l’ultimo concorso non ha sortito i risultati sperati in materia di numeri?
“Abbiamo avuto risultati a dir poco scarsi. Purtroppo le grandi aziende ospedaliere della città sono più attrattive e quindi spesso questi iscritti neanche si presentano. Per non parlare delle strutture private che sono in grado di offrire contratti molto convenienti ed elastici”.

C’è anche il problema del numero chiuso nelle Facoltà…
“Esattamente, ma c’è da dire che seppure cambiassero all’improvviso le regole, queste non permetterebbero di avere soluzioni immediate, perché un medico perfettamente specializzato lo si potrebbe avere tra una decina di anni, mentre allo stato attuale l’emergenza è adesso, non domani”.

Restando in tema di carenza dei medici ospedalieri ci sono i numeri a parlare da soli. All’ospedale di Acireale su 19 medici che dovrebbero figurare in organico ne mancano 14, a Giarre su 9 d’organico ne mancano sei, a Biancavilla su 14 le assenze sono 11. Nei reparti di anestesia e rianimazione i dati non si discostano più di tanto. A Giarre la percentuale di medici presenti nel reparto è pari al 12%: su otto medici previsti in organico in servizio ce n’é soltanto uno. A Militello su 17 in organico gli anestesisti in servizio sono solo 4. Attingere quindi a professionalità extracomunitarie è un fatto assodato e necessario. L’ultima strada da percorrere per non dichiarare il fallimento della sanità pubblica nelle province.