È un Godot tutto siciliano che si sta aspettando in Sicilia. Ha il pizzo non più magico di Musumeci, che come il personaggio di Samuel Beckett tenta di fare rimanere la politica siciliana in una bolla di sospensione, come gli antibiotici che si tenevano in frigo. Ha perso, dopo averci tentato con tutte le sue forze, il treno della ricandidatura, troppo ostici gli avversari che se l’erano legate al dito.
Ed ora con aria pensierosa sull’ingratitudine politica si tiene fra le braccia il pallone, allontanando il momento di bere l’amaro calice. Non essere più il Presidente. Cosa che faciliterebbe il compito al centrodestra che otterrebbe l’election day. Ma lui con triste rassegnazione vuole arrivare a dimettersi all’ultimo momento, facendo trapelare a volte il gran rifiuto che sgancerebbe il voto della Sicilia da quello del Paese.
Più prosaicamente qualcuno dice che se si dimette ora perde forza contrattuale sulla formulazione dei collegi, che avverrà dopo ferragosto. Una cosa è presentarsi ad una riunione romana da Presidente, un’altra da questuante, tipologia che non si attaglia all’orgoglio di Nello Musumeci, che, ad oggi, ha rifiutato il seggio al Senato, non volendo dare l’impressione del baratto. Sta trattando per i suoi, che incontrano molte resistenze interne. Arroganze e privilegi che oggi vengono trattati con la legge del contrappasso dai fratelli gemelli italiani.
Intanto Godot si reca in autoblù per un’imprescindibile visita istituzionale a S.Cristina Gela, il paese più piccolo del palermitano, forse per mangiarsi l’ultimo cannolo, consiglio il pluripremiato Bar Biscari, dove il cronista si è recato ieri, da Presidente della Regione Sicilia.
Auspica un ruolo di governo nazionale, Musumeci, glielo debbono, magari alla Difesa considerando il suo grado di ColonNello della destra. Ma conosce anche le ingratitudini di tempi in cui le amicizie politiche durano il tempo dello scambio, e questo scambio risulta troppo anticipato per lui.
Nel frattempo gode dell’attesa spasmodica fra gli addetti ai lavori, che da un lato pensano di vincere con il voto anticipato, dall’altro devono mettere mano a risorse e fatiche elettorali in pieno agosto. Gli altri, tutti gli altri, le persone normali, i cittadini di questa isola, ne avrebbero fatto volentieri a meno. Dopo anni di pandemia nemmeno in vacanza ti lasciano in pace, uno vorrebbe ricevere un messaggio di invito al mare in gommone o ad una grigliata, ed invece ti arriva un accorato messaggio di riunione elettorale in qualche posto sfigato a 40° gradi all’ombra. Si consigliano gli aspiranti deputati di prenotare saloni con sufficiente aria condizionata, se non voglio perdere per infarto o sincope gli elettori più fragili.
Nel frattempo Godot Musumeci riflette. C’è sempre un domani per dimettersi. Perché, purtroppo, domani non sarà un altro giorno. Da Presidente.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo