Sono circa 132mila le famiglie che beneficiano dell’assegno di inclusione (ex reddito di cittadinanza, ndr) in Sicilia. Il dato è stato reso noto nel corso della presentazione dell’ultimo rapporto dell’INPS, nella sede palermitana della Banca d’Italia.
In media, l’importo dell’assegno si attesta intorno ai 638 euro al mese, leggermente sopra la media nazionale, ma riflesso di una situazione economica complessa che tocca in modo significativo la regione.
Questo numero, corrispondente al 6,4% delle famiglie residenti (mentre il dato nazionale è del 2,4%, ndr), evidenzia come la Sicilia continui a essere una delle regioni con la maggiore domanda di sostegno sociale.
L’introduzione dell’assegno di inclusione non è stata l’unica misura rivista dal governo. A partire da settembre 2023, le persone in età lavorativa – tra i 18 e i 59 anni – e considerate in condizione di svantaggio economico, ma potenzialmente occupabili, possono usufruire del Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL).
Questo intervento, volto a incentivare l’autonomia professionale, si configura come un’indennità temporanea non rinnovabile, vincolata a percorsi di formazione e progetti socialmente utili. Dal settembre scorso a giugno 2024, sono stati circa 18mila i siciliani a percepire almeno una mensilità di questa misura, ma con una frequenza di erogazione media pari a 2,3 mensilità, inferiore rispetto alla media italiana, fissata a 3,7.
Un altro sostegno rilevante per le famiglie dell’Isola è rappresentato dall’assegno unico universale, destinato ai nuclei con figli a carico. Tra gennaio e agosto del 2024, circa 563mila famiglie siciliane – per un totale di circa 900 mila minori – hanno ricevuto almeno una mensilità dell’assegno, che in Sicilia presenta un importo medio per figlio di 190 euro, superiore alla media nazionale di 172 euro.
Un’altra notizia rilevante e positiva per l’economia siciliana è l’aumento dell’occupazione, che nella prima metà del 2024 ha registrato un incremento del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, un dato che fa ben sperare in un consolidamento del mercato del lavoro. In un Mezzogiorno che cresce mediamente del 2,5% e una media nazionale dell’1,5%, la Sicilia si distingue per una dinamica occupazionale più vivace. I dati sono comunque influenzati anche da un gap più ampio da colmare rispetto ai tassi del Nord e dal lavoro stagionale.
Secondo il rapporto dell’Istat, l’incremento occupazionale ha riguardato quasi tutti i settori, fatta eccezione per l’agricoltura, messa in ginocchio a causa della siccità. Tra gli altri settori nei quali non è cresciuto il numero di siciliani impiegati sono presenti commercio, alberghi e ristoranti. Un aumento marcato soprattutto per le donne e, seppur in lieve rallentamento, anche per i lavoratori dipendenti, un dato significativo in una regione dove la disoccupazione femminile ha storicamente rappresentato una sfida.
Con una crescita del tasso di occupazione pari a 1,8 punti percentuali rispetto al 2023, la Sicilia ha raggiunto il 45,9% di occupati tra la popolazione attiva (in confronto a un 48,8% nel Mezzogiorno e al 61,9% in Italia). Questo incremento ha trainato anche un aumento del tasso di attività, ora al 53,7%, evidenziando una maggiore partecipazione dei siciliani al mercato del lavoro.
È sceso di conseguenza il tasso di disoccupazione regionale, ora al 14,1% a fronte di una media nazionale del 7,2%, con un calo particolarmente rilevante tra chi era disoccupato di lunga durata o senza esperienze lavorative pregresse. Segnale di come le politiche attive per la formazione del personale siano risultate vincenti nel periodo preso in esame dal report.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha accolto i dati del rapporto con entusiasmo, sottolineando come le politiche governative stiano contribuendo attivamente al rilancio dell’economia regionale. “Un chiaro segnale della vitalità economica della nostra regione, frutto di una programmazione mirata e di un costante lavoro di collaborazione con il governo nazionale”, ha dichiarato Schifani, aggiungendo che l’incremento del PIL dell’1% – superiore alle medie nazionali e del Mezzogiorno – rappresenta una conferma della crescita siciliana.
Schifani sull’impatto positivo degli investimenti nel settore delle costruzioni e nel terziario, con particolare riferimento al turismo, sempre più un pilastro strategico per l’economia siciliana grazie all’incremento delle presenze straniere. “Il nostro impegno a favore delle imprese e delle famiglie sta producendo risultati importanti, come dimostrano questi numeri, in particolare nel settore delle costruzioni e del turismo”, ha spiegato.
Schifani ha anche richiamato l’importanza dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e dei fondi europei, considerati strumenti essenziali per rafforzare ulteriormente il percorso di crescita dell’Isola. “Il mio Governo resta determinato a potenziare l’attrattività della Sicilia, assicurando un contesto di crescita sostenibile e inclusivo”, ha affermato, evidenziando l’importanza di una sinergia costruttiva tra risorse pubbliche e investimenti privati, in settori come l’energia e le infrastrutture, che permetteranno alla Sicilia di continuare la sua trasformazione economica.
Settori sui quali da Palazzo d’Orleans si stanno concentrando con una vision orientata al green e all’offshore, a proposito di rinnovabili e impianti eolici al largo delle coste dell’Isola. E poi ancora della grande industria, che nelle intenzioni della Regione dovrebbe usufruire dei principali vantaggi da distribuire in seguito come “dividendi” ai siciliani.
Ma anche in direzione dei termovalorizzatori di Palermo e Catania, per una gestione dell’immondizia che fa ancora percolato da tutte le parti. E poi del ponte sullo Stretto, un’opera che mira a stravolgere il gap infrastrutturale fin qui patito dalla Sicilia. A queste si aggiungono i piani di investimento record di RFI, con 22 miliardi di euro programmati per la Sicilia. Senza dimenticare l’ammodernamento di una rete autostradale debole e colabrodo e sulla quale sono in atto massicci interventi da parte di Anas e Cas.
Le sfide restano, ma i siciliani, sostenuti dalle istituzioni e dalle politiche economiche mirate, possono guardare al futuro con maggiore fiducia, nella speranza che questo sia solo l’inizio di un rilancio destinato a durare. E di uno sviluppo infrastrutturale che possa generare nuovi posti di lavoro nell’Isola.