ROMA – Blocco delle aste immobiliari sulle prime case dichiarato incostituzionale dalla Consulta.
Con la sentenza n. 128 del 22 giugno 2021 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la seconda proroga (dal 1° gennaio al 30 giugno 2021) ai sensi dell’art 54 ter d.l. n. 18/2020 e successive modifiche, della sospensione di ogni attività nelle esecuzioni immobiliari aventi ad oggetto l’abitazione principale del debitore.
Con questa pronuncia è stato ritenuto non più proporzionato il bilanciamento tra la tutela giurisdizionale del creditore e quella del debitore, visto che i giudizi civili (e quindi anche quelli di esecuzione), dopo l’iniziale sospensione generalizzata, sono ripresi gradualmente con modalità compatibili con la pandemia.
Tra le motivazioni che si leggono nella sentenza della Corte Costituzionale troviamo: “Il protrarsi del sacrificio – si legge nel verdetto – richiesto ai creditori procedenti in executivis, che di per sé non costituiscono una categoria privilegiata e immune dai danni causati dall’emergenza epidemiologica, avrebbe dovuto essere dimensionato rispetto alle reali esigenze di protezione dei debitori esecutati, con l’indicazione di adeguati criteri selettivi quali previsti, tra gli altri, in materia di riscossione esattoriale (art. 76, comma 1, lettera a, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 602, recante ‘Disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito’)”.
“Il bilanciamento sotteso – continua – alla temporanea sospensione delle procedure esecutive aventi ad oggetto l’abitazione principale è divenuto, nel tempo, irragionevole e sproporzionato, inficiando la tenuta costituzionale della seconda proroga (dal 1° gennaio al 30 giugno 2021), prevista dell’art. 13, comma 14, del d.l. n. 183 del 2020, come convertito; disposizione, questa, che va quindi dichiarata illegittima per violazione degli artt. 3, primo comma, e 24, primo e secondo comma, Cost., con assorbimento di tutti gli altri parametri”.
“Resta ferma in capo al legislatore, – conclude – ove l’evolversi dell’emergenza epidemiologica lo richieda, la possibilità di adottare le misure più idonee per realizzare un diverso bilanciamento, ragionevole e proporzionato, contemperando il diritto all’abitazione del debitore esecutato e la tutela giurisdizionale in executivis dei creditori procedenti”.
E nonostante questa sentenza, le aste immobiliari stentano a decollare, almeno per quanto riguarda le prime case. A più di tre mesi dal giudizio della Corte Costituzionale il mercato delle aste giudiziarie è ancora ingolfato: nel terzo trimestre 2021 le aste nel settore residenziale, non solo sulla prima casa, sono state 15.162. Di gran lunga superiore rispetto allo stesso periodo del 2020, dove erano state 6.964, ma i numeri sono nettamente al di sotto delle 29.672 pre-pandemia del 2019.
Prima del coronavirus il comparto residenziale rappresentava il 55% del totale delle aste immobiliari, adesso si è scesi al 43%: questo è quanto rivela Reviva.
Secondo la startup specializzata nella vivacizzazione delle aste nel primo trimestre del 2020 sono state 65.252, per una somma complessiva delle offerte minime di circa 8,6 miliardi; nel medesimo periodo del 2021, le aste sono state 44.720, ovvero il 32% in meno, con offerte minime totali per 5,8 miliardi. Si è quindi verificata una perdita di 2,8 miliardi di euro.
A gennaio 2021 il divario rispetto ai 12 precedenti si è fatto più ampio: nel primo mese di quest’anno le aste fissate sono state solo 14.596 con un -37% rispetto a gennaio 2020, in cui si sono contate 23.345 aste. Anche i dati di febbraio 2021 parlano di 14.218 aste fissate contro le 20.132 di febbraio 2020 (-29%), mentre marzo 2021 vede 15.906 aste e un -27% rispetto a marzo 2020, in cui erano state 21.775.
Dati più confortanti arrivano dal terzo trimestre 2021 che registra infatti 34.976 aste immobiliari in tutta Italia, in crescita rispetto al 2020 (16.000 aste), ma ancora al di sotto delle aspettative se confrontati con quelli del 2019 (54.082). Inoltre, si riscontra anche una diminuzione del valore economico (ossia la somma dell’offerta minima del valore per partecipare all’asta) rispetto al periodo pre pandemia: 12 miliardi registrati nel 2021 contro i 16,3 del 2019, a conferma che non solo sono diminuite le aste immobiliari, ma è crollato anche il valore degli immobili coinvolti.
Twitter: @AntoninoLoRe