David Dungay, un aborigeno di 26 anni malato di diabete, è morto nel carcere di Long Bay, in Australia, dopo essere stato legato e sedato per il suo rifiuto di continuare a mangiare biscotti in cella.
Le sue grida: “I can’t breathe” prima di morire hanno fatto pensare all’afroamericano George Floyd ucciso negli Usa dalla polizia.
La madre, Leetona, Dungay ha denunciato alla Commissione per i Diritti umani dell’Onu il governo australiano, accusato di “razzismo sistematico”, per la morte del figlio e per tutte le morti degli aborigeni in carcere: 450 dal 1991 ad oggi. Gli aborigeni sono il 29% dei detenuti in Australia, mentre rappresentano appena il 3% della popolazione del Paese.