L’automotive sta vivendo uno dei periodi più neri della sua storia dal dopoguerra ad ora. Il motivo è da ricercare nell’approvvigionamento dei componenti industriali, necessari per costruire automobili di ultima generazione e a causa del conflitto in Ucraina. Tra le materie prime, la penuria di microchip, che sono ormai praticamente introvabili, sta causando inverosimili ritardi. Per la consegna di un’auto nuova bisogna mettersi in una lunga lista di attesa. E l’attesa, in alcuni casi, può anche superare i 12 mesi.
Un’automobile di ultima generazione può contenere fino a 3500 microchip (dati Volkswagen), dislocati negli innumerevoli sistemi di bordo delle autovetture. La difficoltà a reperire sul mercato tali componenti, ma non solo, ha costretto la maggior parte delle multinazionali delle quattro ruote a tornare, per certi optional, al digitale, con un calo notevole della qualità e, naturalmente, della richiesta. In tanti hanno annullato ordini proprio per questo motivo.
Secondo quifinanza, da inizio 2022 il calo delle immatricolazioni rispetto all’anno scorso è pari a -18,4%, ovvero 865.044 contro 1.060.373 unità del 2021. Dato di settembre.
Il dato viene confermato dal Presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino: “Quest’anno faremo fatica ad arrivare ad un milione e 300 mila vetture immatricolate che sono una quantità che avevamo a metà degli anni ’60 – afferma De Stefani Cosentino a Qds.it -. Ciò è dovuto alla mancanza dei componenti, prevalentemente microchip, ma c’è da dire anche che il costo delle autovetture è notevolmente aumentato. Una macchina ibrida costa più di una macchina isotermica, una macchina plug-in costa molto di più di una macchina ibrida”.
La situazione di stallo delle case automobilistiche e gli innumerevoli ritardi nelle consegne, spingono il consumatore verso il mercato dell’usato. La pronta consegna e alcuni modelli ultra accessoriati, costruiti prima della crisi del settore per mancanza di materie prime, allettano. E i prezzi delle auto non nuove, naturalmente, sono saliti alle stelle. La forbice tra il prezzo di un’auto nuova e una di seconda mano si è ristretta notevolmente, anche per via del fatto che nelle concessionarie che vendono auto usate cominciano a scarseggiare le vetture: “Chi ha l’usato – spiega il Presidente di Federauto – se lo tiene stretto. Chi ha l’usato in questo momento difficilmente compra una macchina nuova e quindi le auto cosiddette di seconda mano scarseggiano. Essendoci poca offerta il prezzo tende a salire”.
“Non possiamo chiedere allo Stato di costruire vetture all’uncinetto – continua Adolfo De Stefani Cosentino – questa volta il Governo ha poche colpe. Semmai si potrebbe aumentare l’incentivo sull’elettrico. Il nostro usato, soprattutto al centrosud, è particolarmente vetusto. Ciò perché c’è poca disponibilità di denaro. Per incrementare l’acquisto delle “vetture fresche” – spiega – bisogna che lo Stato usi lo stesso criterio di detraibilità dell’Iva come succede negli altri Paesi europei. Da noi si può detrarre l’Iva al 40%. Negli altri 27 Paesi europei, compresa l’Inghilterra che è uscita, l’Iva viene scaricata al 100%. In Italia l’ammortamento delle Partite Iva è fino a 3600 euro, dalle altre parti possono invece ammortizzare fino a 10 mila euro all’anno. In questo modo abbiamo una percentuale di vendita, da parte delle Partite Iva, del 37% contro il 62% che ha, per esempio, la Germania. Ciò consente ai tedeschi di avere anche un mercato dell’usato fresco, eliminando le euro 1,2,3,4 che sono vetture particolarmente inquinanti”.