PALERMO – Per il Partito Democratico siciliano il governo nazionale non fa abbastanza per il Sud e la Sicilia in tema di Autonomia differenziata. Per questo la sinistra dem, ha avviato un confronto in segreteria regionale allargata ai dipartimenti, da cui è emersa la volontà di intensificare l’impegno su questo tema, coinvolgendo anche le autonomie locali, gli amministratori, i consiglieri comunali, i sindaci, l’Anci, i parlamentari siciliani a Roma e il gruppo parlamentare del PD all’Assemblea regionale siciliana, al fine di raccogliere spunti e suggerimenti, in vista di una conferenza programmatica sul punto, da svolgersi entro la seconda metà di gennaio.
“Occorre sottolineare – afferma il segretario regionale Anthony Barbagallo – l’aspetto poco corretto della sgrammaticatura democratica portata avanti dal ministro Calderoli e dal governo Meloni che intendono avviare un percorso del genere senza coinvolgere il parlamento andando avanti con Dpcm. In secondo luogo, ma non per questo meno importante, non si vuole discutere concretamente dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni): se non si comprende – prosegue – che i trasferimenti di risorse dallo Stato non sono adeguati e sono differenti rispetto alle altre regioni, la Sicilia non potrà mai mettersi al passo. Di tutto questo Calderoli non vuole deliberatamente tenere conto in una visione a trazione esclusivamente nordista che caratterizza questo esecutivo”. Barbagallo ha aggiunto che tra gli argomenti che – direttamente o indirettamente – rientrano nell’ambito dell’autonomia differenziata e che saranno oggetto di approfondimenti, vi sarà anche il tema degli aeroporti, dei parchi oltre ovviamente alla sanità e all’istruzione. Per il Pd i tentativi del governo Meloni rischiano di danneggiare ulteriormente il Sud e la Sicilia in particolare che, seppur regione a Statuto speciale, ha pagato un dazio pesantissimo rispetto al divario tra Settentrione e Meridione. Divario che rischia di ampliarsi ancora di più condannando l’Isola a un gap non più recuperabile.
Anche per Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci Pd, questa riforma non va bene. “Questa riforma spezza l’Italia, dimentica i Comuni e rafforza ulteriormente il centralismo regionale. Fermiamola subito”. Di tutt’altro avviso Erika Stefani, senatrice veneta della Lega, già ministro per gli Affari regionali del partito di Salvini, al tempo del governo Conte I, non ha dubbi sulla riforma bandiera della Lega, con l’accelerazione del ministro Roberto Calderoli che punta a un via libera nelle prossime settimane del consiglio dei ministri al suo testo per l’autonomia regionale.
“Ho passato più di un anno, come ministro degli Affari regionali – ha detto l’esponente leghista – a lottare anche con la componente politica che era al tempo con la Lega al governo, con i Cinque Stelle per questo obiettivo”. L’Autonomia differenziata è una grandissima opportunità per il nostro paese – ha aggiunto – Ma qualcuno alimenta la contrapposizione nord-sud, con mezzucci per riguadagnare consenso”. Stefani parla di polemiche strumentali e sottolinea che con questa riforma “si responsabilizzano meglio i territori, dando competenze alle regioni, si danno anche nuove responsabilità” inoltre si valorizzano le aree di tutta la Penisola “perché ogni territorio italiano ha caratteristiche e delle peculiarità che sono delle eccellenze”. Un obiettivo quello della valorizzazione “che può fare solo chi conosce quelle realtà, potendo dare delle risposte più immediate e più aderenti a quel territorio”.