Politica

Autonomie, scontro finale Nord-resto d’Italia

Sulle cosiddette autonomie è scontro finale tra l’estremo nord – sostanzialmente il vecchio lombardoveneto – e resto d’Italia, praticamente da Firenze in giù.

Matteo Salvini minaccia di far cadere il governo: “Sulle autonomie non accettiamo un no come sta accadendo, altrimenti andremo da soli: abbiamo aspettato anche troppo”.

Non piacciono a nessuno, intanto, i contenuti della lettera inviata dal premier Giuseppe Conte, a cominciare dal presidente della regione siciliana Nello Musumeci, che ha chiesto “formalmente, fin da subito, di procedere alla convocazione di tutte le Regioni italiane” sul tema dell’Autonomia.

Facendo riferimento alla lettera sul Corriere – indirizzata, sottolinea Musumeci “agli ‘italiani del nord’ (e solo a loro!!!)” – con cui Conte si dice pronto a portare nel prossimo Consiglio dei ministri il testo della riforma sull’autonomia differenziata “diverso da quello richiesto dai governatori di Lombardia e Veneto”, il governatore della Sicilia si chiede, anche alla luce delle norme, se “sia sensato andare verso un testo che raggiunge il duplice effetto di scontentare i richiedenti ed essere totalmente sconosciuto agli altri”.

Infine, trattandosi di un deliberato del Consiglio dei ministri che incide sugli interessi della Regione Siciliana, Musumeci si augura “che si proceda, come la Costituzione impone, a integrare il governo con la presenza dell’unico presidente di Regione legittimato dal proprio Statuto a partecipare ai lavori”, ossia quello della Sicilia.

Scontro, come detto, anche tra Conte e i governatori leghisti di Lombardia e Veneto: Fontana e Zaia, rispondendo alle affermazioni del premier al Corsera, si sono detti “profondamente feriti” dalle sue parole annunciando che non firmeranno “un accordo senza qualità, come quello per ora che si sta profilando”.

E minacciando apertamente Conte: “Lei si assumerà la responsabilità quindi di aver negato quanto è stato chiesto da referendum, da milioni di elettori veneti e lombardi, da risoluzioni dei Consigli regionali approvati all’unanimità”.

Interessi, quelli dei milioni di elettori veneti e lombardi, che contrastano però con quelli del resto d’Italia, se il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, intervenendo su Facebook sulla vicenda, ha scritto: “Tardivamente, il premier Conte parla di una riforma dell’autonomia regionale valida per il Paese e per tutte le Regioni. Allora sia conseguente: ci convochi e ci ascolti in modo da costruire soluzioni che non penalizzino nessuno e che siano davvero utili a tutti i cittadini italiani, senza fughe in avanti e senza la cosiddetta ‘secessione dei ricchi'”.

“Diversamente – ha concluso -, se la Toscana, a causa della riforma che vuole il Veneto e la Lombardia, si vedrà lesa non avrà timori a dare battaglia politica, fino a fare ricorso alla Corte Costituzionale”.

Insomma, a causa degli interessi del lombardoveneto, il governo potrebbe cadere.

E un invito a Conte “avvocato degli italiani” a farsi garante dell’unità d’Italia, è venuto da Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima.

“Non può esserci autonomia regionale differenziata – ha spiegato – senza un fondo perequativo a favore delle Regioni più svantaggiate. Se la riforma non dovesse tenere conto di questa condizione irrinunciabile, causerebbe un solco ancora più profondo tra le Regioni ricche del Nord e quelle del Mezzogiorno e finirebbe con lo spaccare il Paese.