Conosco Renato Schifani da quarant’anni; è un uomo pacato ed equilibrato, con un rigore di fondo che qualche volta non traspare. Bisogna sempre non travisare i fatti e temere l’ira dei calmi.
L’incipit riguarda l’iniziativa del dirigente dell’assessorato all’Energia, Gaetano Sciacca, che ha bloccato le autorizzazioni agli impianti energetici manifestando “perplessità” e dicendo altre amenità contrarie all’interesse della Sicilia.
Chi si comporta in questo modo va semplicemente rimosso dal suo incarico perché, giustamente ha sottolineato Schifani, non sono i dirigenti che devono prendere decisioni politiche su cosa fare o cosa non fare, su cosa fare di più o cosa fare di meno.
La legge regionale 10/2000 divise la responsabilità politica da quella burocratica con un criterio preciso: il ceto politico decide, quello burocratico esegue nell’ambito delle leggi. Ma esegue in modo positivo, senza approfittare di norme oscure o bizantine per frenare o per comportarsi in maniera difforme dalla volontà politica.
Attendiamo gli atti che il presidente Schifani intende mettere in atto per affermare il principio prima espresso: la politica decide, la burocrazia esegue.
Avanti Presidente, tagli gli affossatori e metta al galoppo la Burocrazia perché c’è necessità di recuperare il tempo perduto dai precedenti presidenti, dalle precedenti Giunte e tentare di risalire il pendio della montagna del Pil, che è retrocesso vergognosamente in questi decenni: una condanna palese per chi ha gestito la Cosa pubblica in Sicilia.
L’assessore all’Economia, Marco Falcone, sta facendo notevoli sforzi per rimettere a posto il bilancio lasciatogli dalla precedente amministrazione. Il bilancio 2023 dovrà essere approvato tassativamente entro il prossimo 28 febbraio perché, come è noto, l’esercizio provvisorio di fatto blocca la Regione. Invece, è necessario, come si scriveva prima, che tutta la Burocrazia vada al galoppo, si metta a correre e quindi il presidente, e per esso la segretaria generale della Regione, Maria Mattarella, deve intervenire perché proprio nessuno dei dirigenti generali o di fasce minori ostruisca la crescita della Sicilia.
È vero, le leggi sono tortuose, oscure, di complicata interpretazione. Inoltre è ancora esistente il reato di abuso di ufficio, che di fatto si traduce in un comportamento difensivo dei dirigenti: “Se non firmo, non corro rischi”. Proprio su questo deve intervenire il presidente Schifani ed emettere decreti presidenziali con i quali notifica agli stessi dirigenti che corrono più rischi non firmando che firmando. In altri termini, bisogna metterli sulla graticola: guai ai vili, guai ai paurosi, guai a chi non è in linea con la volontà politica di sviluppare la Sicilia.
Vi è un urgente bisogno di rimettere in moto tutti gli ingranaggi, e le imprese sono pronte a fare la propria parte avendo presentato migliaia di progetti alla Regione, che se fossero approvati con un colpo di bacchetta magica in ventiquattro ore, produrrebbero la creazione di cinquantamila posti di lavoro e forse più.
C’è bisogno di un colpo di reni. Il presidente Schifani è capace di darlo ricevendo non solo il nostro appoggio, ma anche quello di tutti i siciliani e siciliane che verrebbero beneficiati da una forte accelerazione dell’attività della Burocrazia regionale.
Quanto precede spiega con chiarezza il nostro punto di vista, che non è quello di mantenere i quotidiani in una posizione di neutralità, ma di fare un’informazione obiettiva, completa e bilanciata, che metta in risalto i peccati di chiunque li commetta, in modo da eliminarli dallo scenario.
Insomma, basta con chi si nasconde dietro a un dito per motivare ingiustamente condotte non coraggiose, che non tengano conto dello stato di necessità in cui si trova il Popolo siciliano e la sua economia.
Basta parlare di poveri o di disoccupati che non trovano lavoro. Anche in questo settore la Regione deve intervenire per creare un filo rosso fra la sua Formazione – per la quale spende oltre 120 milioni l’anno – insieme ai Centri per l’impiego (Cpi), alle organizzazioni imprenditoriali e ai sindacati.
Insomma, l’orchestra deve suonare tutta e armoniosamente.