Formazione

Avviso 22, tirocinanti non pagati da 2 anni pronti ad adire le vie legali

Il punto di rottura è sempre più vicino. I tirocinanti dell’avviso 22, dopo mesi e mesi di attesa vana dei tanto agognati pagamenti, sono ormai pronti a passare all’azione.

“Se la Regione Siciliana non trova una soluzione per mettere in pagamento la restante parte dei tirocinanti – ha detto Oreste Lauria, portavoce dei tirocinanti – agiremo legalmente, e ci accerteremo di chi sono le responsabilità tra enti promotori, aziende ed assessorato al lavoro”. Ne giorni scorsi anche Striscia la notizia si era occupata del caso citando proprio il nostro giornale.

700 giovani in attesa dei pagamenti dell’Avviso 22 da due anni

Sono circa 700 i giovani che ancora aspettano, e sentono la propria voce, che si sta alzando sempre più alta, inascoltata. La questione è stata portata oramai alla ribalta nazionale anche per la situazione davvero grottesca che si è venuta a creare: ad oggi molti tirocinanti, non solo non sono messi a conoscenza della loro pratica al riguardo ma non sanno neanche se verranno pagati.

“Addirittura una buona parte di questi aspetta dal 2019 senza mai aver ricevuto un solo pagamento – ha detto Lauria -. A distanza di 2 anni è veramente assurdo che ci siano tirocinanti che attendono di essere pagati dalla Regione Siciliana per un lavoro svolto e mai retribuito lavorando presso enti pubblici ed aziende private. È inaccettabile che tutto ciò accada sopra le spalle dei tirocinanti che sono disoccupati della stessa regione siciliana, che non vengano pagati dall’assessorato al lavoro”.

La rabbia dei tirocinanti

Insomma, la rabbia monta e la strada rimasta sembra essere solo quella giudiziaria. “Se, come più volte è stato dichiarato – dice ancora Lauria – dall’assessore al Lavoro Antonio Scavone e dal dirigente generale capo dipartimento lavoro regionale Gaetano Sciacca, i fondi ci sono e il problema sia derivato da una compilazione errata della documentazione inviata dagli enti promotori, com’è possibile che a distanza di 2 anni nessuno si sia preso briga di far correggere gli errori agli enti promotori?”.

Insomma, sembra più una questione di scaricabarile che di effettiva volontà di risolvere questa annosa situazione: nelle dichiarazioni rilasciate dall’assessore al Lavoro Antonio Scavone, la colpa di questo assurdo ritardo nei pagamenti viene candidamente imputato al sistema farraginoso, agli enti promotori che hanno reclutato i tirocinanti, alla mancante documentazione prodotta per il tirocinante, e al Covid, per cui le colpe non sono da addossare alla regione siciliana. E’ chiaro, invece, secondo Lauria, che ci si trovi di fronte all’ennesimo tentativo, da parte dell’assessorato, di scaricare su altri quella che è la propria responsabilità primaria: controllare a priori le pratiche del tirocinio ed indicare con precisione i passaggi per tempo sia sulla sospensione covid e sia sulla riattivazione dello stesso tirocinio.

La difesa della Regione

Dal lato degli uffici regionali, il dirigente generale, capo del dipartimento al lavoro, Gaetano Sciacca ha dichiarato che non può processare o esitare delle pratiche che non risulterebbero idonee con la documentazione, perché incapperebbero in un’azione legale da parte della comunità europea. Pochi mesi fa, sembrava che ci fosse stato un passo avanti, dopo la pubblicazione di una circolare, a firma dello stesso Sciacca, con cui si richiamava la necessità di maggiore trasparenza nella gestione delle pratiche: “Nella considerazione che è diritto dei tirocinanti di conoscere le motivazioni per le quali non si è ancora proceduto al pagamento delle relative indennità, si dispone che in presenza di anomalie, che non consentono il pagamento delle Ddr, domanda di pagamento intermedio di rimborso, occorrerà trasmettere all’agenzia, e per conoscenza ai tirocinanti, nota di segnalazione delle anomalie”.

Le parole dell’assessore Scavone

L’assessore Scavone dal canto suo non può far altro che confermare le farraginosità burocratiche ma di contro garantisce che si sta facendo il possibile: “La verità – dichiara al Qds – è che quando fu fatto questo bando, ancora prima che mi insediassi io, furono stabilite delle regole. Poi il covid ha complicato le cose perché le aziende che avevano in carico questi lavoratori in molti casi si sono fermate e non hanno più rendicontato. La trasparenza c’è, gli uffici hanno inoltrato ad ogni singola agenzia che ha sviluppato queste pratiche dei tirocinanti tutte le carenze istruttorie. Su questa vicenda vi posso assicurare che si stanno impegnando più funzionari. Mi rendo conto anche che la burocrazia a volte è davvero esasperante”.

Michele Giuliano