Il nostro Paese, soprattutto il Mezzogiorno, è in una condizione molto arretrata per quanto concerne le infrastrutture e il territorio.
Ora, è a tutti/e noto che la dotazione infrastrutturale costituisce un forte carburante per lo sviluppo dell’economia e la produzione di ricchezza e occupazione. La situazione disastrata sotto questi profili del Sud Italia è una delle cause più importanti (forse la più importante) del suo stato di sottosviluppo.
Scrivere di sottosviluppo non è una nostra invenzione, bensì una certificazione da parte dell’Ue, che per conseguenza consente facilitazioni proprio perché il territorio è sottosviluppato.
Le infrastrutture più importanti sono l’alta velocità e le autostrade, ma anche le normali strade statali a quattro corsie, che sono quasi inesistenti nel Meridione, e a due corsie, che sono tenute spesso malissimo.
La situazione non è più procrastinabile perché mantenere lo status quo infrastrutturale significa mantenere lo status quo del Pil.
Sentiamo parlare spesso, quasi tutti i giorni, del fatto che gli stipendi sono bassi. Si tratta di una menzogna e di una verità. Sono bassi rispetto a che cosa? Rispetto al fabbisogno di chi li percepisce, e questo è vero. Rispetto al costo della vita, e questa è una mezza verità e una mezza bugia. Rispetto alla ricchezza prodotta, e questo non è vero.
Se gli stipendi degli/delle italiani/e sono bassi, quelli dei/delle rumeni/e, che sono circa la metà, dovrebbero essere considerati bassissimi. La verità è che giornali e giornalisti/e non fanno presente all’opinione pubblica – come sarebbe loro dovere – il raffronto necessario fra gli stipendi medi con il costo della vita; raffronto che dovrebbe essere fatto per le tre macroaree dell’Italia: Nord, Centro, Sud ed Isole.
Il non mai dimenticato John Maynard Keynes (1883-1946) sosteneva una teoria incontrovertibile, che però pochi Paesi hanno seguito, e cioè che uno Stato, per migliorare il suo standard economico, deve costruire infrastrutture anche finanziate a debito. Keynes sollecitava i Paesi ad indebitarsi per finanziare la costruzione di infrastrutture.
Oltre ad alta velocità, autostrade e strade statali, il Paese ha il compito di rinforzare tutto il territorio, per difenderlo dalle piene dei fiumi, dall’aggressività del mare cattivo e da altri eventi catastrofici. Inoltre deve preoccuparsi di pensare ai risarcimenti in caso di tali eventi.
Dobbiamo dire che è già stata approvata una legge in vigore (ma non da oggi) con la quale si obbligano le imprese ad assicurarsi come tali da eventi catastrofali. Però non ci risulta che tali obblighi riguardino anche immobili pubblici. Per quanto concerne, invece, il patrimonio immobiliare privato, sarebbe estremamente opportuno l’estensione di tale obbligo. Per altro, l’assicurazione contro il terremoto, per un normale immobile abitativo di centocinquanta metri quadri, costa cento o duecento euro, cioé una cifra sopportabile.
Agendo tutti in questo modo si otterrebbero due benefici: primo, il risarcimento avverrebbe automaticamente da parte delle assicurazioni, in modo da non attendere mesi o anni; secondo, lo Stato non sarebbe sovraccaricato di improvvisi risarcimenti per miliardi o più.
L’attuale ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Matteo Salvini, è a nostro avviso quello che ha l’onere e l’onore di un incarico importantissimo: fare crescere l’economia di un Paese.
Diamo atto a Salvini che l’arretrato cumulatosi in questo settore negli anni è altissimo e quindi il lavoro che egli sta facendo e deve fare è immane e complesso. Quindi, nel dargli merito – come abbiamo già fatto in un precedente editoriale – lo sosteniamo e lo sollecitiamo a fare ancora di più perché, ripetiamo, il bisogno di infrastrutture è urgente e indispensabile per la crescita del Paese.
E lo è ancora di più per le otto regioni del Sud, dove, per esempio, la città di Agrigento – Capitale della Cultura 2025 – è partita male, anche perché raggiungerla è difficile in quanto servita solo dagli aeroporti di Palermo, Trapani e Catania, con una strada, la Palermo-Agrigento, che è quella che è, e lo stesso dicasi per la strada statale Catania-Agrigento.
I fatti parlano da soli.