Scuola

La Bandiera della Pace torna al De Felice-Olivetti. Ispirazione per i giovani verso un futuro migliore

CATANIA – L’istituto De Felice-Olivetti è vicino a festeggiare i dieci anni di attività legati all’associazione Bandiera della Pace. Il tema 2024 è stato il viaggio, la partenza che trasforma e arricchisce chi lo compie, affrontato dopo il focus sul lavoro organizzato nel 2023.

Come negli ultimi nove anni è stata la professoressa Agata Spina a portare all’interno della scuola catanese un’attività didattica orientata ai valori e le opportunità di Bandiera della Pace. In piena sintonia con la preside Anna De Francesco è stato deciso che sul “De Felice Olivetti”, dal 2024, sventoli la bandiera dell’associazione con sede a Roma.

Sette classi del De Felice-Olivetti coinvolte nel progetto Bandiera della Pace

Le classi coinvolte sono state sette, mentre gli studenti un centinaio. “Ogni anno – ha spiegato Anna De Francesco – sono state organizzate manifestazioni molto interessanti e diverse, legate all’etica, di alto livello educativo per i nostri studenti. Attività che vengono seguite dalla professoressa Agata Spina, rappresentante dell’associazione Bandiera della Pace e docente con una vocazione professionale tanto elevata da riuscire a coinvolgere non solo gli alunni delle classi interessate, ma anche altri docenti”.

“Dove c’è pace c’è cultura, dove c’è cultura c’è pace”

Associazione Bandiera della Pace ha il motto “Dove c’è pace c’è cultura, dove c’è cultura c’è pace”. Per questo, ha spiegato la preside dell’istituto De Felice-Olivetti, “i temi dell’educazione, la bellezza, il viaggio, l’impegno sono corretti per portare l’umanità verso altri valori. Valori riassunti nella pace, di cui oggi abbiamo oggettivamente bisogno”.

Bandiera della Pace esiste in Italia dal 1995

La sua presidente oggi è Vincenza Lombardini, ospitata al De Felice-Olivetti proprio in occasione dell’appuntamento chiamato “La persone che parte non è la stessa di quella che torna”, organizzato dalla professoressa Spina. Lombardini ha ricordato da Catania che “la Bandiera della pace esiste dalla Preistoria, è un simbolo ritrovato in aree diverse nel pianeta e in epoche differenti”. Con lo scoppio delle grandi guerre, a partire dai primi dieci anni del Novecento, spinta dall’attivismo di Nicholas Roerich, è diventata ufficialmente associazione per “promuovere un patto che mettesse d’accordo vari stati del Mondo perché nei periodi di guerra venissero salvaguardati i patrimoni culturali, artistici, dei vari Paesi”.

Una necessità che sembra contemporanea. “Sembra quasi un tornare indietro – ha ammesso la presidente Lombardini – ci ritroviamo in condizioni che sembrano molto vicine in quelle di cento anni fa”. Nel 1935 venne firmato il patto Roerich e scelto il simbolo: “Inizialmente l’accordo venne firmato negli Stati Uniti, dal presidente Roosevelt, aderirono paesi dell’America Latina e altri nel resto del Mondo”.

L’importanza di salvaguardare il patrimonio culturale è quindi centrale perché raccoglie l’identità di un popolo. “Non a caso – ha aggiunto ancora Lombardini – l’associazione si chiama Bandiera della Pace, perché mette insieme i due forti valori di pace e cultura, dove uno è propedeutico all’altro. Uno favorisce l’altro. Probabilmente se osserviamo bene i tempi di oggi molte di quelle che sono espressioni di aggressività nascono dalla ‘non cultura’, dall’ignoranza del non conoscere chi si ha di fronte. Non ha caso, lo spazio di Bandiera della Pace all’interno della scuola, e in questa scuola, è una semina. Immergendo i ragazzi in questi valori si può creare una nuova visione del futuro. Di una nuova cultura che può portare ad una nuova società”.

“La persona che parte non è la stessa di quella che torna” si è svolto portando le esperienze di due viaggiatori, spinti da motivazioni differenti a intraprendere un cammino personale. Gli studenti del De Felice-Olivetti hanno ascoltato le storie di Issa Dione, testimone del proprio viaggio da migrante verso l’Italia, e Luca Naso, organizzatore dell’impresa “Correre ai confini”. Grazie alla professoressa Spina, anche la città di Catania adesso “possiede” il simbolo di Bandiera della Pace, che svetta proprio all’interno del De Felice-Olivetti, dove può ispirare i giovani che lo vedono ogni giorno.

La Bandiera della Pace issata nel retro della scuola

“Ci siamo fermati solo nel periodo del Covid-19 – ha spiegato Agata Spina – quest’anno abbiamo pensato di issare la bandiera dell’associazione nel retro della scuola e lì resterà come presidio. Questa stessa bandiera l’abbiamo donata nel 2017 all’assessorato alle Politiche scolastiche del Comune di Catania e anche all’assessorato che al tempo si chiamava della Bellezza (assessorato alla Cultura)”.

Catania e le sue scuole sono presidio di pace e cultura. “Il simbolo si trova – ha evidenziato ancora Spina – in luoghi istituzionali legati all’educazione e all’interno delle istituzioni cittadine”.

Il De Felice-Olivetti accoglie chi viaggia: “La scuola – ha concluso la professoressa Spina – ha accolto ragazzi migranti arrivati soli in Sicilia o con un solo genitore. Quest’anno ha organizzato un corso di italiano legato anche alla Bandiera della Pace, sperimentando la forma di confronto e scambio che l’associazione promuove. Il tema dell’educazione alla pace è centrale nell’educazione”.

Idee sposate e sostenute in molte parti del mondo

L’associazione Bandiera della Pace, fondata in Italia nel 1995, si dedica principalmente a promuovere lo sviluppo di un movimento di pensiero che rappresenti l’Etica vivente in ogni ambito espressivo.

Le attività dell’associazione si basano sulle idee di Nicholas ed Helena Roerich, i cui contributi includono settemila dipinti, libri, spedizioni, ricerche scientifiche e una vasta corrispondenza con figure influenti dei primi anni del Novecento.

Queste idee, oggi, sono sostenute da numerosi gruppi in tutto il mondo come fondamenti di una nuova visione della vita umana.

Tra questi, vi è appunto la città di Catania, che fa parte di questo sodalizio grazie al lavoro svolto all’interno dell’Istituto De Felice-Olivetti e in particolare della professoressa Anna Spina.