Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del vice direttore Raffaella Tregua, il presidente del Cda e l’amministratore delegato di Banca Agricola Popolare di Sicilia, rispettivamente Arturo Schininà e Saverio Continella.
Da Banca Agricola Popolare di Ragusa, la più grande banca a carattere regionale della Sicilia, avete condotto la fusione con Banca Sant’Angelo che ha dato vita alla Banca agricola popolare di Sicilia. Quello che si sta concludendo è stato un anno molto importante per voi…
Schininà – “Bapr ha assunto sempre un ruolo di responsabilità verso il territorio e quindi verso tutti gli stakeholders. I nostri avi hanno sempre gestito il territorio in maniera sana, dando vita a un modello particolare di banca, non politicizzata, ma legata alle realtà socio-economiche locali. Essere la banca dei siciliani, oggi, ci responsabilizza ancora di più. Siamo cauti, ma allo stesso tempo predisposti all’ampiezza di vedute, a scelte strategiche che siano tutte a servizio della crescita e dello sviluppo del territorio. Ci stiamo concentrando moltissimo per far sì che i giovani possano restare in Sicilia. Con le Università stiamo sviluppando dei progetti che creino competenze da poter sviluppare in loco e ancora di più possano essere a servizio del territorio. Sollecitazioni ci sono anche con i sindaci, affinché creino un territorio più attrattivo e fatto di servizi sociali”.
Quali sono state le tappe e i momenti più complicati che hanno portato a ciò che siete oggi?
Schininà – “Il progetto viene da lontano. Superata una fase di consolidamento e di organizzazione strutturale di Banca Agricola Popolare di Ragusa, si è creata, grazie a capacità non indifferenti del management, il senso di squadra, il lavoro su obiettivi. È nato un modello europeo di banca che ci ha consentito di affrontare la sfida della fusione in maniera serena, seppure con fatica, ma con una progettazione basata su una struttura in grado di seguire il percorso”.
Continella – “Abbiamo seguito un percorso pensato, meditato e realizzata secondo ordini e priorità, con un elemento che altrove è normale ma in Sicilia non sempre: il rispetto del cronoprogramma che ci siamo dati. Questo si è realizzato anche nel processo di integrazione di Banca Sant’Angelo. Abbiamo trovato delle difficoltà, che sono il sale di qualunque attività imprenditoriale. Per prima cosa, non eravamo l’unico competitor sceso in campo per questa aggregazione, c’erano due player di primissimo livello. La seconda difficoltà è stata quella di chiudere gli accordi quadro nei tempi, lavorando tutta l’estate a pianificare delle assemblee. Molto importante è stato anche il sostegno della base sociale di Ragusa, con cui abbiamo fatto il 21 settembre l’assemblea e a cui hanno partecipato quattromila soci della banca. Avere avuto oltre il 20% della base sociale che si è espressa per oltre il 99% a favore dell’operazione è un fatto molto importante. È stata un’operazione che ha fatto sentire tutti parte integrante del processo. Avere pensato anche un nuovo nome e un logo rinnovato rappresenta un lavoro significativo, perché oggi sappiamo che comunicare, e farlo bene, è fondamentale per poter avere successo”.
Quali sono i numeri del vostro istituto di credito?
Continella – “Abbiamo 18 mila soci e 20 mila azioni che diventeranno 28 mila azionisti. Contiamo 106 sportelli, abbiamo 950 dipendenti e circa sei miliardi e mezzo di totale attivo. Costituiamo il 10% delle quote di mercato regionale. Rispetto ai dipendenti coinvolti nell’operazione per la nascita del nuovo soggetto bancario, abbiamo finalizzato l’accordo sindacale con l’obiettivo di garantire piena continuità, argomento importante per il territorio”.
Siete partiti e avete consolidato negli anni un profondo legame con il territorio. Questa è ancora la vostra stella polare?
Continella – “La responsabilità è tanta, anche perché nel mondo delle banche popolari siamo una realtà di riferimento. Siamo una categoria di imprenditori un po’ particolare, soggetta a un sistema giustamente regolato. Come sappiamo, la Costituzione tutela il risparmio e per questo seguiamo attentamente le regole previste. L’essere tanto vicini alle forze produttive locali non è una limitazione, ma un’opportunità”.
Quali sono i vostri obiettivi per la fine dell’anno e per il 2025?
Schininà – “Entrare ancor di più in sintonia con territori che per noi sono assolutamente nuovi. Immaginiamo possa esserci uno spazio importante da coprire e supportare. Ci sono tante realtà da tornare a sostenere, anche se la crisi ha creato una fase di stanca da parte degli istituti di credito. L’integrazione tra Bapr e Sant’Angelo è adesso una realtà e ora stiamo lavorando, già da tempo, con volti nuovi che hanno portato sorprese positive tradotte in una concreta voglia di crescere. L’accoglienza di questa fusione è stata molto positiva sia dalla nostra parte che dall’altra. Tutti hanno assunto un atteggiamento positivo e non di chiusura e questo fa bene sperare ed è il motivo per cui sono fiducioso. Tra gli obiettivi c’è sicuramente la presenza nell’unica provincia che ci manca, Trapani. Un’assenza che dobbiamo colmare”.
Continella – “Abbiamo riscontrato lo stesso atteggiamento nella base sociale. La clausola sospensiva prevedeva che i recessi dei soci della Sant’Angelo fossero sotto una certa soglia. Il risultato è che siamo di gran lunga sotto quella soglia, siamo a un decimo di quello che abbiamo immaginato. La fusione tra banche popolari è un’operazione complicata: è molto più facile fondere due Spa e infatti nel mercato non si vedevano da tempo operazioni di questo genere. Ci troviamo davanti a un decimo del sistema bancario in termini di volumi. Nel 2025 vogliamo essere razionali, lucidi, ottimizzare le strutture e mettere tutti nelle condizioni di poter dare il meglio, quindi continuare questo percorso di crescita con buon ritmo. Siamo alla fine del precedente piano d’impresa che, evocativamente, si chiama Back to Bank. Adesso stiamo scrivendo il piano d’impresa 2025-2027 e servirà essere proattivi, anticipare le tendenze favorevoli. Siamo in presenza di uno scenario cambiato profondamente nell’ultimo anno. Il Sistema Paese ha bisogno di grandi banche, ma anche di banche di prossimità perché la desertificazione degli sportelli e dei centri decisionali impoverisce, inevitabilmente, il territorio”.
In che modo supportate concretamente il tessuto produttivo siciliano?
Continella – “L’accordo che abbiamo firmato con Fei (Fondo europeo per gli investimenti) credo sia stato un segnale molto importante. Si tratta di una serie di intese che riguardano tutti i nostri temi centrali per la Sicilia: la digitalizzazione, la cultura del territorio, l’attenzione ai giovani. L’accordo avvia una serie di iniziative che ritrovano nei provvedimenti che Fei rilascerà, l’erogazione di 60 milioni di nuovi finanziamenti. È una delle tante risposte che la banca cerca di dare a questo momento storico. La nostra è una realtà generalista, che cerca di rispondere alle esigenze di tutti gli imprenditori presenti sul territorio. Chiaramente ha una vocazione agricola che vuole sottolineare e tutti crediamo che l’agricoltura sia un settore centrale. In un momento come questo vogliamo aumentare la capacità consulenziale e ci sono i fondi del Pnrr che devono essere adeguatamente indirizzati, trasformati in opportunità. Senza costruire cattedrali nel deserto”.