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Baracche a Messina, al via demolizione dopo un secolo

MESSINA – Verrà finalmente abbattuta la baraccopoli di Messina diventata da anni la vergogna della città dello Stretto. Si tratta della terza baraccopoli cittadina, quella dell’Annunziata, dopo quelle di Case D’Arrigo e Fondo Saccà, già portate a termine dal Comune. Una svolta storica, nata dall’approvazione di un emendamento firmato dal ministro Carfagna in piena emergenza Covid, che ha avuto una convergenza trasversale e ampia.

Ieri hanno preso il via i lavori di demolizione alla presenza del ministro per il Sud Mara Carfagna, che ha voluto presenziare all’avvio dell’opera di bonifica: “C’è un progetto di sviluppo per il Sud – prosegue Carfagna – che stanzierà nei prossimi cinque anni 82 miliardi di euro del Pnrr oltre ai fondi strutturali europei. Se questi soldi verranno spesi bene e, come ricorda il Presidente Draghi onestamente, avremo un Sud più connesso, più moderno e soprattutto con servizi e diritti uguali per tutti”.

La maggior parte di quelle che erano ancora in piedi sono sorte nel dopoguerra, nel periodo della ricostruzione dopo i bombardamenti. Una delle baracche era sorta addirittura nel lontano 1908 per ospitare gli sfollati del disastroso sisma; non sarà smantellata ma diventerà una “casa museo”.

Secondo il cronoprogramma, i lavori dovranno essere completati in pochi anni grazie ai 100 milioni di finanziamenti stanziati dal governo nell’ambito dei Fondi per lo sviluppo e la coesione e ad altri 100 milioni in arrivo per il Progetto pilota di Messina.

Il sindaco Cateno De Luca si occuperà operativamente dello smantellamento e dell’assegnazione delle case reperite nel mercato immobiliare. Gli ottomila abitanti possono ora sperare concretamente di poter essere trasferiti nei prossimi anni in case “normali”. Le circa 2.500 famiglie dovranno comunque aspettare i necessari passaggi burocratico-amministrativi e i lavori di ricostruzione. Tra gli sfollati ci sono molti bambini, disabili, malati, anziani e persone in difficoltà. Alcuni vivono in case con i tetti di amianto, con la fogna che scorre vicino e la costante presenza di topi e blatte. Una situazione gravissima sotto il profilo sanitario e sotto quello ambientale e sociale. Numerosi sono stati in passato i tentativi per risolvere questo problema ma mai senza riuscire a raggiungere un risultato concreto. Nel 1990 la Regione siciliana riuscì a varare un provvedimento che stanziava 500 miliardi di vecchie lire e che doveva rappresentare la risposta alle esigenze di tanti messinesi che vivevano nelle aree degradate. Ma a distanza di 30 anni e nonostante i finanziamenti previsti, solo alcuni utilizzati, le baracche sono rimaste dove erano. Nel 2018 si è intrapreso un nuovo cammino: è stata creata Arismè, l’Agenzia per il risanamento di Messina con la missione di dare un’unica regia all’opera di risanamento. Soddisfatto il sindaco di Messina, Cateno De Luca, durante l’avvio dello sbaraccamento all’Annunziata: “Ormai ci siamo abituati alla giornate storiche – ha detto il sindaco – questa amministrazione ha impresso un’accelerata alla strategia del risanamento che non ha pari”.