Enna

Barrafranca, l’acqua è poca ed è costosa. Il caso finisce in un’interrogazione all’Ars

Bollette astronomiche e servizio idrico non all’altezza. Il caso interessa il centro di Barrafranca, in provincia di Enna, e la gestione di Acquaenna, la società che a metà anni Duemila si aggiudicò la concessione per diventare gestore unico nella provincia. A dare voce alle lamentele che arrivano dal territorio è stato il gruppo Sud chiama Nord con un’interrogazione presentata all’Assemblea regionale siciliana per cui è stata richiesta la trattazione d’urgenza.

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“Si riscontrano gravi e persistenti problematiche legate all’approvvigionamento idrico. Il servizio fornito da AcquaEnna si è rivelato inadeguato rispetto agli standard minimi di qualità previsti dalla normativa”, si legge nel testo depositato a Palazzo dei Normanni e destinato al presidente della Regione Renato Schifani e all’assessore all’Energia Roberto Di Mauro.

Bollette a tanti zeri

“Numerosi utenti segnalano disservizi di rilevante entità, tra cui interruzioni prolungate della fornitura di acqua potabile, assenza di interventi tempestivi in caso di guasti e mancate comunicazioni sulle cause e i tempi di ripristino, in evidente violazione delle disposizioni vigenti e della Carta dei Servizi”, scrivono i deputati Cateno De Luca, Giuseppe Lombardo e Gaetano Sciotto, sottolineando che a fronte di ciò a casa dei residenti di Barrafranca non di rado capita di ricevere “bollette esose e anomale, contenenti importi spropositati – in alcuni casi pari a migliaia di euro – basati su consumi stimati e conteggi falsati dalla presenza di aria nella rete di distribuzione”.

La richiesta al governo

Prima che la vicenda finisse all’attenzione della politica regionale, il tema è stato dibattuto all’interno del Consiglio comunale di Barrafranca. A settembre il senato cittadino ha approvato una delibera – citata nell’interrogazione di Sud chiama Nord – con cui si chiede alla Regione Siciliana di aumentare la soglia di compartecipazione finanziaria agli investimenti nelle infrastrutture idriche, riducendo così di molto il peso che attualmente la stessa voce ha all’interno delle bollette. “Con l’ordine del giorno in esame – viene riportato nel verbale della seduta consiliare – si vuole quindi richiedere al presidente della Regione di aumentare i finanziamenti in conto capitale da destinare agli Ati idrici, in modo tale da favorire l’abbassamento della tariffe che per la Provincia di Enna si attesterebbe in una riduzione dal 31 per cento all’1,82 per cento, della tariffa, con riferimento alla quota che il contribuente paga a titolo di compartecipazione al costo per la realizzazione degli interventi infrastrutturali, tra i quali anche quelli per ridurre le perdite della rete idrica”.

Dal canto proprio De Luca e gli altri deputati del gruppo puntano il dito sulle presunte mancanze da parte di AcquaEnna. “L’amministrazione comunale di Barrafranca, a fronte dei continui disservizi, si è vista costretta a dotarsi di un’autobotte per garantire l’approvvigionamento idrico minimo alle utenze più vulnerabili, in particolare famiglie con minori, anziani e persone con disabilità – si legge nell’interrogazione – AcquaEnna sembrerebbe non intervenire tempestivamente, o in alcuni casi affatto, nella riparazione dei guasti segnalati, come dimostrano situazioni emblematiche quali la voragine apertasi oltre un anno fa lungo corso Vittorio Emanuele o la rottura della rete fognaria in via Monte Cervino, che da settimane crea un pericolo igienico-sanitario”.

Chi c’è dietro AcquaEnna

AcquaEnna è una società costituita dal raggruppamento d’imprese che nel 2004 si aggiudicò la gara d’appalto indetta per individuare un unico gestore per l’ambito provinciale. A possedere le quote sociali è per il 50,87 per cento di Ireti – società del portafogli Iren, quest’ultima partecipata anche dai Comuni di Torino, Genova, Reggio Emilia e Parma –, il 46,13 per cento di Cogen, degli imprenditori catanesi Cassar e Zappalà, e il restante 3 per cento di Idrosus, società che rimanda alla calabrese Rosaria Rita Mazzacuva.

Cassar e Zappalà sono protagonisti del settore idrico anche fuori dalla provincia di Enna. A Catania, per esempio, sono tra i principali azionisti di Hydro Catania, il socio privato di Sie, società pubblico-privata che ha vinto una battaglia giudiziaria ventennale per vedersi riconosciuto il diritto a diventare gestore unico ma che di recente ha visto annullare parte della convenzione che disciplinerà i rapporti con l’Ati idrico per i prossimi 29 anni. Nello specifico il Tar ha annullato la parte dell’accordo riguardante l’ammontare dei lavori, quantificato in 1,4 miliardi, che Sie potrà gestire in proprio.

La resistenza di Barrafranca

A differenza di altri centri dell’Ennese, Barrafranca è entrata sotto il controllo di AcquaEnna soltanto nel 2021. A intimare all’ente locale il passaggio era stato il Tar. In una sentenza del Cga di inizio anno – con cui il Consiglio di giustizia amministrativa prende atto della rinuncia al ricorso da parte del Comune – viene ricostruita la storia del servizio idrico.

Dopo la firma del contratto, a fine 2004, tra AcquaEnna e l’Ato di Enna, il Comune di Barrafranca per diversi anni si sottrasse “all’obbligo di consegna degli impianti, malgrado le iniziative assunte dall’assessorato regionale per porre rimedio a quell’omissione”. Nello specifico “Acquaenna riceveva la consegna soltanto del depuratore di cui era titolare il Comune, e non anche delle anagrafiche degli utenti e le relative letture, le quali erano invece indispensabili per poter procedere a fatturare il servizio idrico agli utenti “.

Nel 2013, poi, l’allora giunta comunale avviò un percorso per puntare a mantenere in economia il controllo del servizio idrico. La legge nazionale, tuttavia, lo consente soltanto in situazioni specifiche e il caso di Barrafranca non rientrava tra esse.