Società

Basilica Sant’Antonio Messina, le celebrazioni del centenario

Prenderanno il via giovedì prossimo, otto aprile, i festeggiamenti per il Centenario della Basilica di Sant’Antonio da Padova a Messina, con una messa celebrata dal vescovo ausiliare peloritano monsignor Cesare Di Pietro.

Dell’evento si parlerà domani nel corso della conferenza stampa organizzata nel Santuario e alla quale prenderanno parte padre Mario Magro, Rettore della Basilica di Sant’Antonio, Francesco Gallo, assessore comunale alla Cultura, Giuseppe Ministeri, presidente del Conservatorio Corelli e Milena Romeo, presidente della società “Cara Beltà”.

Quello che sarà celebrato è il centenario della posa della prima pietra della Basilica, per mano di quel Padre Annibale che sarebbe diventato Sant’Annibale Maria di Francia e domani sarà presentato anche un video promozionale creato da Antonio Ivan Bellantoni e saranno collegati in videoconferenza da Roma Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, e l’ex ministro Antonio Martino.

La Basilica di Sant’Antonio rappresenta, in questi anni di pandemia come in quelli che seguirono il terribile terremoto del 1908 che rase al suolo Messina, la speranza della rinascita.

Il terremoto del 1908 non affievolì lo spirito rogazionista di Padre Annibale, anzi gli diede più vita: ci fu infatti uno slancio di devozione dei Messinesi e di tutti i fedeli nel mondo di Sant’Antonio, e finalmente avvenne la posa della prima pietra, benedetta il tre aprile del 1921.

L’edifico fu eretto nel quartiere Avignone, che ni primi anni del Novecento era uno dei più malfamati.

Qui Sant’Annibale esercitava la propria instancabile opera in favore dei più deboli.

Oggi la struttura si trova in via Santa Cecilia, all’interno sono conservate diverse statue di bronzo e bassorilievi.

La chiesa è interamente affrescata e nella Basilica si trova un’ala dedicata a Sant’Annibale e un’altra dedicata a Sant’Antonio di Padova.

Sempre al suo interno è conservato un reliquiario in argento cesellato a mano e due casule donate da Giovanni Paolo II ai Rogazionisti.