Ricordo che una sezione della Cassazione “feriale” – quindi straordinaria – presieduta dal giudice Antonio Esposito, condannò definitivamente Silvio Berlusconi per reati fiscali. Da lì la decadenza dal Senato, il ritiro del cavalierato e un continuo martellamento sull’ex Cavaliere, che Il Fatto Quotidiano ama denominare continuamente “pregiudicato”, venendo meno a regole di buongusto e di equità.
Intendiamoci, abbiamo piena fiducia nell’operato della Magistratura, anche quando sbaglia. Tuttavia, non possiamo negare che l’enorme quantità di atti giudiziari che ha dovuto affrontare l’imprenditore milanese non è un fatto ordinario.
La sua vicenda giudiziaria è stata inquinata da aspetti politici relativi alla sua attività. In democrazia, gli avversari si contestano, ma non si devono abbattere con mezzi diversi da quelli del confronto, in un recinto tassativo di rispetto reciproco. Chi non osserva queste regole non può considerarsi un buon cittadino né un buon rappresentante delle istituzioni.
Ma torniamo a Berlusconi e alla sua vicenda giudiziaria. Tanto clamore, del tutto fuori luogo, quando fu condannato e altrettanto clamore per la sentenza di primo grado che qualche giorno fa lo ha assolto nel processo Ruby ter.
Il Tribunale non poteva non assolverlo perché si è manifestato un vizio procedurale insanabile, che non sta a me spiegare perché non sono un giurista. Dal che si può tranquillamente dedurre che la vicenda giudiziaria non è conclusa in quanto altri gradi di giudizio saranno chiamati a pronunciarsi sulla materia.
Berlusconi va per gli ottantasette anni, tanti quanti ne compiranno Papa Francesco e Pippo Baudo. È ormai un signore claudicante, eletto per sua soddisfazione senatore, ma non si reca mai in Senato e neppure la sua “quasi” moglie, Marta Fascina, eletta anch’ella senatrice. Questo va sanzionato perché chi viene eletto dal Popolo, poi deve rispettare il mandato recandosi nei Palazzi romani e lavorando alacremente a fronte di un ricco compenso, anche se per il Cavaliere tale ricco compenso è quasi una mancia, dato che guadagna alcune centinaia di milioni di euro l’anno.
Forza Italia ormai è in caduta libera perché la gran parte dei suoi alfieri è passata a Fratelli d’Italia e qualcuno è andato con la coppia Calenda-Renzi. Tuttavia, il partito resterà in piedi finché Berlusconi sarà vivo o avrà salute, anche se precaria.
Peraltro, bisogna considerare che una persona di quell’età, che gestisce comunque un certo potere, non può andare in pensione perché è lo stesso potere il suo elisir di vita. Umanamente è comprensibile, politicamente molto meno.
Coloro che fanno parte di Forza Italia e occupano anche posti istituzionali non sentono molto le direttive del loro capo. Per cui nel Governo contano per le loro qualità, quando le hanno, e non per un progetto politico di quel partito, che è in via di sgretolamento.
La strada è segnata: si tratta di vedere il punto finale in un tempo non lontano, non perché sia auspicabile, ma perché è nella natura delle cose.
Nell’assoluzione in commento dobbiamo rilevare la pacatezza dei nemici di Berlusconi, i quali non hanno infierito contro i giudici che avrebbero sbagliato sentenza, ma hanno accettato questa prima pronuncia, come normale, sapendo però – come prima si scriveva – che molto probabilmente essa sarà oggetto di ulteriori valutazioni giudiziarie.
Vediamo, inoltre, ancora una parte cospicua del Parlamento poco organizzata e soprattutto mancante di un progetto politico di medio-lungo periodo.
In Democrazia è indispensabile che due o più parti, possibilmente bilanciate, si contendano l’esercizio del potere-dovere; uno sbilanciamento come quello attuale non serve alla stessa Democrazia perché chi governa deve poter decidere, prendendo soprattutto provvedimenti impopolari, e avere un adeguato bilanciamento dell’opposizione.
Di fatto assistiamo a una sorta di sconquasso politico-istituzionale, che non è una giusta premessa per fare ripartire l’Italia in un percorso positivo di crescita, occupazione, Pil, ricchezza e imposte.