PALERMO – Ha avuto degli sviluppi la vicenda dell’audio, recentemente emerso, nel quale il giudice Amedeo Franco, deceduto nel maggio del 2019, confidava all’ex premier Silvio Berlusconi che la sentenza di condanna relativa ai diritti Mediaset era una “porcheria” svolta da un “plotone di esecuzione”.
Un vicenda che porta al centro dell’attenzione il funzionamento della giustizia in Italia. La discussione è stata portata in Senato durante il question time, dopo che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (Iv) ha dichiarato che sono possibili, da parte del ministero della Giustizia, accertamenti giustificati da fatti circostanziati e specifici relativi esclusivamente a magistrati attualmente in servizio. “In generale – ha detto il Guardasigilli in risposta ad una interrogazione di Davide Faraone (Iv) – il ministero compie accertamenti tendenti a chiedere eventualmente l’esercizio dell’azione disciplinare da parte del competente organo istituzionale a ciò preposto davanti al Csm, cioè la procura generale presso la Corte di Cassazione. Laddove dovessero emergere profili fattuali di questo tipo nel quadro normativo appena evidenziato, gli uffici faranno gli accertamenti del caso nel termine annuale loro assegnato”.
Il senatore Faraone (Iv) ha prospettato, in replica, la possibilità di proporre una commissione parlamentare sulla questione, soprattutto nel caso in cui il dicastero della Giustizia decidesse di non indagare: “Se il ministero decide di non fare nulla e non svolgere alcuna azione, diventa inevitabile l’azione parlamentare: valuteremo anche questa opportunità”. Faraone era intervenuto nel corso del question time al Senato per sollecitare il ministro che invece secondo lui aveva scelto la linea del silenzio. “Non le contestiamo questo – ha detto Davide Faraone – in passato le abbiamo contestato l’opposto, ossia l’eccessiva loquacità, il problema però è che non abbia fatto nulla, in merito alle rivelazioni del giudice Franco sulla condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale.
“Un giudice che si sfoga e parla di ‘porcheria’, ‘plotone di esecuzione’, ‘sentenza a priori’… quella sentenza ha tenuto fuori dal Parlamento l’uomo che ha guidato più a lungo il governo nella storia della Repubblica e lei non può fischiettare e girarsi dall’altra parte – ha insistito Faraone – a lei tocca dare un contributo decisivo per l’accertamento della verità. Noi non vogliamo fare la tifoseria ma nemmeno l’omertà, non possiamo minimizzare” quanto accaduto.
“La sentenza Berlusconi – prosegue l’esponente di Iv – è la cartina al tornasole del funzionamento della giustizia italiana, dobbiamo avere la certezza dell’imparzialità della giustizia, ne va della credibilità e dell’autorevolezza della magistratura già duramente colpita, tutte le forze politiche dovrebbero chiedere chiarezza, noi mettiamo al centro il garantismo”. Favorevole alla commissione parlamentare d’inchiesta la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini.
“Nel question time al Senato sul caso Berlusconi il ministro Bonafede ha gettato la palla in tribuna – ha detto Bernini – derubricando a mero atto burocratico una vicenda che invece ha inciso in profondità, e negativamente, sulla vita democratica del Paese, producendo un vulnus gravissimo alla stessa sovranità popolare. Forza Italia è impegnata da anni nell’accertamento di una verità che non è di parte, ma va nell`interesse della credibilità della giustizia e delle istituzioni. Per questo abbiamo ascoltato con grande interesse la posizione espressa dal presidente di Italia Viva Faraone, che ha di fatto aderito alla nostra proposta di una commissione d’inchiesta monocamerale, che va costituita immediatamente per fare luce su una pagina oscura sia del l’attività giudiziaria che della vita parlamentare”.