Politica

Sicilia, i giovani di Fi vogliono senatore a vita Berlusconi

Dopo le confessioni postume del giudice Amedeo Franco sulla sentenza pilotata per frode fiscale ai danni di Silvio Berlusconi, si sono scatenate le polemiche da parte di Forza Italia e anche i giovani di Forza Italia in Sicilia si sono mobilitati promuovendo una raccolta di firme per sostenere la petizione per nominare Berlusconi senatore a vita e per una riforma della giustizia in Italia.

“Dopo quello che abbiamo letto e sentito in questi giorni, – si legge in una nota del coordinamento regionale dei giovani di Forza Italia guidati da Andrea Mineo – con la scoperta che la democrazia in Italia è stata abbattuta da sentenze pilotate per colpire l’avversario politico, abbiamo sentito forte il dovere di fare la nostra parte per chiedere con forza che si faccia luce su quanto è accaduto nei confronti del presidente Berlusconi. E’ necessario che si metta mano a una vera riforma della giustizia che sia da garanzia per tutti i cittadini e per la stragrande maggioranza dei magistrati integerrimi che ogni giorno svolgono, spesso con difficoltà, questa professione”. Per raccogliere le firme saranno posizionati dei banchetti in tutte le città siciliane a partire da oggi e per tutto il mese di luglio. Di autonomia e indipendenza della magistratura parla invece una nota di Area, il gruppo che rappresenta i magistrati progressisti al Csm.

“Le confessioni postume del Giudice Amedeo Franco fatte al suo imputato hanno profili inquietanti – è scritto nella nota – Si è appreso che la registrazione è stata effettuata durante un incontro del 2014 favorito da Cosimo Ferri, all’epoca sottosegretario alla Giustizia, come da lui stesso confermato alla stampa, seppur per minimizzare il proprio contributo. La registrazione, della quale non è stata appurata genuinità e integralità, viene divulgata a molti anni di distanza e dopo la morte del giudice Franco, in un contesto che appare favorevole ad accreditare qualsiasi ignominia per screditare i magistrati. Questo clima è determinato dalla vicenda Ferri/Palamara. C’è chi in questo momento per salvare se stesso è disposto a far pagare un prezzo altissimo alla magistratura e al Paese”. “Perché ora la posta in gioco è l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che le operazioni in atto indeboliscono sul piano istituzionale e sociale, favorendo riforme demolitive che da più parti si profilano. È necessario che le responsabilità per i fatti emersi vengano affermate con rigore e che, nel contempo, venga difesa la credibilità della magistratura e della giurisdizione che è rimasta estranea a tali deviazioni”.

Raffaella Pessina