Editoriale

Biden vuole fregare l’Europa

Negli Stati Uniti non è entrata ancora nel pieno la campagna elettorale, che porterà alle elezioni del quarantasettesimo presidente, martedì 5 novembre.
Uno dei temi più scottanti è la guerra russo-ucraina, “provocata” dagli Usa perché credevano di mettere fuori combattimento Putin.
Che quest’ultimo sia un autocrate e persino dittatore, è molto probabile, nonostante le elezioni democratiche che il mondo occidentale non riconosce e nonostante l’appoggio corale e totale della chiesa ortodossa attraverso il suo “Pontefice”, Kirill.

Dietro a questa iniziativa nordamericana, però, vi sono anche interessi economici enormi perché nella scacchiera mondiale la Russia occupa un posto rilevante nella competizione economica.
In questo quadro, l’Unione europea è il classico vaso di coccio, che, anziché percorrere una strada autonoma, ha preferito una sorta di sudditanza a Biden, il quale, ultima trovata, sempre in tema di elezioni interne, ha pensato comunicare che vorrebbe sottrarre dai beni russi sequestrati cinquanta miliardi, per destinarli all’Ucraina.

In questo caso, per fortuna, l’Unione europea sta frenando fortemente perché, soprattutto la Germania, ma anche l’Italia, hanno forti interessi sul territorio russo, con centinaia e centinaia di imprese, migliaia di contratti e forniture reciproche.
Di fatto l’unico canale che si è interrotto fra Russia ed Europa è quello del gas, ma è stata quest’ultima a farne le spese perché, per sostituirlo, lo ha comprato da Algeria e Stati Arabi a un prezzo nettamente superiore.

Peraltro, la situazione sul campo di battaglia si è ormai indirizzata verso una sconfitta totale dell’esercito ucraino, sconfitta che si addiziona alla distruzione di mezzo Paese e all’enorme stato di sofferenza – più volte da noi denunziato – di oltre venti milioni di quei/quelle cittadini/e, che di fatto non vivono più.

Se Biden avesse buonsenso, dovrebbe varare un piano Marshall, con l’aiuto anche della Cina e perfino della Russia, per ricostruire quel Paese, perché solo una task force mondiale può ripristinare la situazione ucraina anteguerra, almeno in parte.
La proposta di Biden di stornare cinquanta miliardi dai beni russi per darli all’Ucraina è un modo per colpire l’economia europea. A lui serve come argomento per la campagna elettorale, ma forse nella sua pochezza mentale non si rende conto dell’enormità della sua proposta; o forse se ne rende conto. Poi c’è la bufala di inviare armi Nato all’Ucraina: una follia.
La questione ucraina si può risolvere solo con la sostituzione dell’attuale presidente Zelensky con un altro che abbia buonsenso e che, preso atto dello status quo, tenti di chiudere la pace col minor danno possibile.

La questione che descriviamo fa il paio con la guerra israelo-palestinese. Anche in questo caso vi è il capo del governo, l’egemone Benjamin Netanyahu, il quale sa che la pace significa la sua caduta e il suo ritiro dalla scena pubblica. Quindi, lui come Zelensky, difende se stesso e vuole proseguire la guerra non già perché questa sia nell’interesse del popolo israeliano (o del popolo ucraino) bensì del proprio.

In ambedue i casi, i fatti maturano e vinceranno a prescindere dalla pochezza dei due capi di Stato, Zelensky e Netanyahu, perché le guerre non possono durare infinitamente e, come qualunque evento umano, finiranno.

La Comunità internazionale non potrà ancora reggere a lungo questi due Capi di Stato perché comunque le due guerre comportano enormi finanziamenti per alimentare l’acquisto di armi, aerei e quant’altro, nonché la sussistenza dell’esercito. Prima si arriva alla conclusione di queste guerre e meglio è per tutti.

Intanto, la “guerra” elettorale negli Stati Uniti si fa sempre più aspra e la probabilità che Trump, nonostante i processi e tutto ciò che ha fatto, possa vincere, è più grande, il che non sarebbe buona cosa per il mondo.

Però, si sa, il buonsenso non è un requisito diffuso, anzi è minoritario. Nonostante ciò dobbiamo essere ottimisti/e.