PALERMO – Un provvedimento che dovrebbe chiudere la procedura di infrazione comunitaria 2015/2163 a carico dell’Italia e della Sicilia in merito alla violazione della Direttiva 92/43/Cee per la mancata designazione delle Zone speciali di conservazione (Zsc) e mancata adozione delle misure di conservazione – Violazione Direttiva Habitat.
In questo senso, è stata trovata l’intesa tra il ministero dell’Ambiente e la Regione siciliana relativa, appunto, alla designazione quali Zsc di 10 siti di importanza comunitaria della Rete Natura 2000. Lo certifica la deliberazione n.9 dello scorso 16 gennaio firmata in Giunta. Questi ultimi completano il quadro dei 218 siti “suscettibili di essere designati quali Zsc in quanto inserite nei relativi piani di gestione con le misure di conservazione approvati in via definitiva”.
L’ELENCO
Un passo verso la tutela della biodiversità che dovrebbe garantire alla Sicilia di tirarsi fuori dalle sabbie mobili di una procedura di infrazione comunitaria. In tal senso nelle nuove misure rientrano circa 25 mila ettari per dieci siti. Ci sono i fondali del Golfo di Custonaci, di Taormina-Isola Bella, di Salina (nelle Eolie), di Capo San Marco-Sciacca, e poi le Isole dei Ciclopi, e ancora i fondali di Acicastello (Isola Lachea-Ciclopi), della foce del fiume Irminio, di Brucoli-Agnone, di Vendicari e dell’isola di Capo Passero.
LA DIRETTIVA
La direttiva Habitat (più formalmente conosciuta come la direttiva 92/43/Cee relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche), riportiamo dal sito dell’Osservatorio della Biodiversità della Regione Sicilia (osservatoriobiodiversita.regione.sicilia.it), è una direttiva dell’Unione europea adottata nel 1992 e “prevede che ogni Stato membro proponga Siti di Importanza Comunitaria (pSic), – ovvero quei siti che ospitano habitat e specie d’interesse comunitario elencati rispettivamente negli allegati I e II della Direttiva medesima”.
LE MISURE NAZIONALI
Lo scorso dicembre, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana sono state pubblicate le Linee guida nazionali per la Valutazione di incidenza, finalizzate alla messa in sicurezza dei siti della rete Natura 2000, un’intesa raggiunta tra Governo e regioni che si basa sulla direttiva Habitat del 1992 relativa alla conservazione degli “habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”.
Si tratta di uno strumento di pianificazione generale per la tutela delle biodiversità, la cui applicazione sarà adesso demandata alle regioni: nell’intesa pubblicata in Gazzetta, si specifica, appunto, che toccherà alle Regioni recepire le linee guida “volte a definire le migliori procedure e modalità per garantire il rispetto, l’applicabilità e l’efficacia degli elementi tecnici e degli indirizzi in esse stesse contenuti, tenendo conto della possibilità per le regioni e le province autonome di armonizzazione con i diversi procedimenti di competenza regionale e di semplificazione, nel rispetto delle specificità territoriali”.