CATANIA – Rischio di nuove pandemie causate anche da un uso distorto o non corretto degli agenti patogeni in laboratori disseminati nel mondo, bio terrorismo, crisi tra Stati e rischio di guerra atomica. La due giorni di dibattito e incontri che si tenuta a Catania alcuni giorni fa (Sala conferenze dell’Orto botanico) sul tema “Covid-19 e prepareddness alle future emergenze” è forse passata quasi sotto silenzio in città. Eppure dal parterre di partecipanti che hanno preso la parola si è capito chiaramente che gli argomenti al centro della due giorni sono stati di una certa importanza strategica. Soprattutto, l’incontro, è stato interessante per conoscere i sistemi e gli strumenti di gestione della crisi dell’evento epidemico e delle relative sfide per i sistemi sanitari. E in questo contesto la Sicilia, da sempre individuata come una piattaforma strategica nel Mediterraneo, riveste una importanza cardine per affrontare quelle che potrebbero essere le sfide globali del futuro.
Partendo da quelli che sono stati i gravissimi problemi affrontati dal sistema sanitario durante la recente pandemia da Covid, gli esperti presenti a Catania hanno dilatato il campo d’azione sino a prevedere cosa potrebbe accadere sui sistemi sanitari pubblici se ci si trovasse di fronte ad azioni di bioterrorismo oppure a diffusione di una nube radioattiva su un territorio densamente popolato. I lavori hanno quindi fornito, attraverso esercitazioni e scenari a tavolino, le competenze gestionali per affrontare orizzonti complessi, utili al processo decisionale degli organi competenti.
Che il workshop rivestisse una importanza strategica lo si è capito anche dal livello professionale dei presenti in sala e dagli interventi da remoto. Hanno preso la parola Ulrico Angeloni, dirigente medico della direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, l’ammiraglio e medico Cesare Fanton, consulente sanitario del comandante in capo della Squadra navale della Marina militare, il responsabile del Laboratorio integrato di Monitoraggio e misure di radioattività dell’Enea, Paolo Battisti, Ferruccio Di Paolo, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi ed esperto Nato in comunicazione, l’architetto Giovanni Ferrari, consulente della direzione centrale Difesa civile del ministero degli Interni, esperto di NBCR ed esperto di analisi e gestione delle crisi, oltre che il prof. Bruno Cacopardo, direttore del dipartimento di Malattie infettive del Garibaldi Nesima di Catania e organizzatore dell’incontro – col patrocinio dell’Università di Catania – insieme a Sergio Pintaudi, ex direttore del dipartimento di Rianimazione del Garibaldi centro e oggi qualificato esperto in Nbcr oltre che esperto in Bio contenimento. Pintaudi inoltre, prima che in Italia scoppiasse la pandemia, era stato chiamato dall’assessorato alla Salute quale responsabile del dipartimento di bio contenimento della Sicilia.
Ma mano che si susseguivano gli interventi è emersa la vera essenza dell’incontro, rivolto soprattutto ai giovani medici per metterli al corrente delle conoscenze delle problematiche inerenti le malattie infettive emergenti e riemergenti, per apprendere al contempo i principi sul concetto di analisi e gestione delle crisi e il loro impatto sul Sistema ospedaliero. Inoltre i relatori si sono soffermati sull’analisi degli scenari tipici di Nbcr oltre che sulle conoscenze inerenti al trasporto in alto bio contenimento e sulla relativa pianificazione nazionale su questo delicatissimo tema.
“Il gruppo dei conferenzieri viene da una serie di esperienze nella gestione di emergenze nei vari ministeri e strutture sanitarie – hanno spiegato alcuni relatori, tra i quali il prof. Cacopardo e il dott. Pintaudi – . L’esercitazione a tavolino ha riguardato la creazione di alcuni scenari estremi che hanno posto tutti gli attori ad assumere responsabilità decisionali. Questo ci ha portato alla necessità che è importante far crescere tutto il territorio in risposta a una emergenza che riguarda non soltanto l’ambito sanitario, ma anche quello di tutte le altre istituzioni che devono muoversi in sinergia. Si tratta di una preparazione che traendo spunto dagli errori del passato, cambia gli scenari. Oggi il mondo cambia in maniera velocissima e bisogna essere preparati a gestire il cambiamento. La storia ci insegna che non c’è nulla di statico. È tutto un pulsare in avanti e quindi è necessario far tesoro delle esperienze e la Sanità – che ha vissuto non ultima la pandemia – è in prima fila. Abbiamo visto che tutte le risorse che lo Stato mette in campo sono tante, ma sfaccettate. L’interagire insieme è sicuramente la chiave di risposta”.