Non si sa ancora se il decreto legge Sostegno conterrà la tanto attesa – e allo stesso tempo temuta – riforma fiscale che è adesso nella bozza. Questa prevede anche un maxi condono che abbatta le cartelle esattoriali accumulate nell’arco di 15 anni. Sul versante politico si assiste allo scontro tra i partiti sui margini della sanatoria, ma ecco le novità – anche positive – che quest’ultima potrebbe introdurre.
Tra i possibili aspetti positivi della riforma del Fisco, un’ulteriore sospensione delle cartelle esattoriali in attesa della definizione dei termini di rottamazione. Certamente saranno incluse tutte le cartelle esattoriali degli anni dal 2000 al 2015 e – se non sarà possibile eliminarle tutte – si procederà probabilmente a tagliare i crediti sospesi con importo complessivo entro i 5.000, 10.000, 30.000 o 50.000 euro. Dunque potrebbero certamente sfumare almeno tutte le cartelle esattoriali relative agli arretri dei Bolli auto non versati e delle multe per le infrazioni stradali.
Un’altra novità potrebbe riguardare il “discarico automatico per inesigibilità”, ovvero la restituzione al titolare delle cartelle che – da quest’anno – non verranno riscosse dentro cinque anni. Una misura che, pur non rappresentando una reale prescrizione, andrebbe ad alleggerire l’accumulo delle giacenze dell’Agenzia delle Entrate.
Al contrario di quanto sostenuto dalla Lega, la pace fiscale potrebbe comportare un’ingiustizia generale, piuttosto che un’agevolazione ai cittadini in tempi di crisi economica, almeno secondo il Partito democratico.
Il segretario dimissionario del Pd – Nicola Zingaretti – aveva sollevato la questione già in precedenza, affermando la leicità della sanatoria soltanto per le cartelle esattoriali non esigibili. L’Agenzia delle Entrate dovrà pronunciarsi sulla fattibilità della riforma, soprattutto alla luce di una grave crisi economica generale che impedirebbe probabilmente a priori la riscossione dei crediti. Il consiglio dei ministri potrebbe approvare definitivamente la bozza già la prossima settimana.
Dalle prime criticità economiche emerse a seguito della pandemia, quasi tutte le associazioni di categoria – oltre che la maggioranza dei partiti politici – hanno espresso l’urgenza di una vera e propria “ristrutturazione” fiscale che potesse ristabilire l’equità tra Pa e cittadini, non solo durante il perido d’emergenza. Una riforma, quindi, che possa effettivamente “pesare” le richieste dello Stato in funzione della reale condizione economica dei cittadini e delle imprese.