Il nuovo governo non è ancora operativo ma si ritrova già sul groppone una serie non indifferente di matasse da sciogliere, prime fra tutte il caro bollette legato alla galoppante crisi energetica scoppiata in conseguenza del conflitto tra Russia e Ucraina e la nuova legge di bilancio.
Il guaio però è che a tali questioni da districare se n’è aggiunta un’altra che richiede il reperimento in tempi stretti di ben 23,5 miliardi: la spesa pensionistica aumenterà infatti nel 2023 del 7,9 per cento. Non proprio spicci, insomma.
“Nel 2023 – si legge sulla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza deliberata dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 settembre – l’aggiustamento all’elevata inflazione registrato quest’anno farà salire la spesa pensionistica (+7,9 per cento)”. Tale incremento, tradotto in euro, vuol dire che dai 297,3 miliardi del 2022 – cifra che già rispetto al 2021 ha registrato un aumento che sfiorava il 4 per cento – si passerà ai 320,8 del 2023. Un dato, come conferma al QdS il segretario regionale della Cisl, Sebastiano Cappuccio, che “si riferisce all’assetto complessivo”: sia pubblico che privato.
L’impennata della spesa pensionistica è dovuta al fatto che dal 2022 “e in particolare nel biennio 2023-2024, la spesa pensionistica – viene spiegato nel Nadef – risentirà maggiormente dell’indicizzazione ai prezzi delle prestazioni basata sul tasso di inflazione dell’anno precedente, rivista al rialzo in misura significativa rispetto al Def”. Inflazione che si è registrata già a partire dalla fine del 2021 e che è prevista fino al 2023.
Ciò vuol dire che l’incidenza nel 2023 della spesa per le pensioni sul Pil graverà su quest’ultimo di un ulteriore 0,5 per cento, passando dai 15,7 punti percentuali dell’anno che sta per concludersi al 16,2 per cento del prossimo anno… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI