Dopo aver ottenuto il via libera del Governo, il Dl Aiuti, che ricomprende al suo interno il Bonus 200 euro, è tornato al tavolo del Consiglio dei ministri per alcune modifiche.
La misura, volta a riconoscere 200 euro una tantum per combattere il carovita, era stata pensata per i lavoratori dipendenti, gli autonomi, i pensionati e i disoccupati con reddito annuo inferiore a 35.000 euro lordi.
Nelle ultime ore è però emerso un nuovo orientamento che aumenterebbe la platea dei destinatari anche ai percettori del Reddito di cittadinanza.
L’integrazione è stata fortemente voluta dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e dal capodelegazione M5S al governo, il responsabile delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, e avrebbe ottenuto il disco verde.
Ma c’è chi storce già il naso. Un percettore di Reddito di cittadinanza che vive da solo può arrivare a ricevere sino a 9.360 euro annui, 780 euro al mese di cui fino a 500 euro come integrazione al reddito e 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).
Se si fa parte di una famiglia composta da due adulti e due figli minorenni, il nucleo familiare può percepire fino a 1.180 euro al mese di RdC, di cui fino a 900 euro mensili come integrazione al reddito e 280 euro di contributo per l’affitto (o 150 euro di contributo per il mutuo).
Ma non è finita. Il percettore di Reddito di cittadinanza riceve anche l’assegno unico per i figli (175 euro mensili per un ISEE pari o inferiore a 15.000 euro di regola). Ma la circolare n. 53/2022 dell’Inps ha chiarito che al titolare di Rdc spetti un assegno di importo differente. Ai titolari del Reddito di cittadinanza spetta solamente una parte di assegno unico denominata “Integrazione Rdc/Au”.
Dall’importo teoricamente spettante a titolo di assegno unico viene infatti sottratta la quota figlio già riconosciuta nel Reddito di cittadinanza. Così per esempio, a un nucleo familiare composto da dichiarante, coniuge e due figli minori, spetta un assegno unico d’importo pari a 238,89 euro mensile.
Insomma, a conti fatti una famiglia con due bambini può arrivare a percepire 1.418 euro (1.180 euro + 238 euro) a cui ora si aggiungerà il bonus 200 euro previsto dal Decreto Aiuti.
Insomma, percepire il Rdc può essere più conveniente di lavorare (senza contare che molti percettori integrano con qualche “lavoretto” in nero”).
E delle difficoltà di trovare professionisti per la sua impresa ci ha parlato nei giorni scorsi un imprenditore del messinese. Da inizio anno è alla ricerca di due figure: un web developer e un esperto di marketing digitale cui offre 1.200 euro netti al mese come stipendio base (a crescere). Da quattro mesi questi posti restano scoperti. Si è affidato, si confida alla nostra redazione, anche ad una agenzia di lavoro per la ricerca delle figure. Ma nulla. Nessuno è in grado di soddisfare i requisiti richiesti o… non ne ha convenienza.
Abbiamo parlato di questo con Ketty Damante, deputata regionale M5S e componente della commissione Cultura, formazione e lavoro all’Ars.
“È importante precisare che il Decreto aiuti, che il Governo nazionale si appresta a varare, prevede Il bonus 200, un bonus una tantum che verrà erogato a tutte le persone che hanno redditi medio bassi per contrastare i rincari generalizzati dall’inflazione.
Il bonus spetterà a coloro che presentano un reddito inferiore a 35.000 euro. Ma si tratta appunto di una misura una tantum, che verrà erogata solo una volta a chi ne ha diritto.
Ancora una volta ribadisco che il reddito di cittadinanza non scoraggia la ricerca di un lavoro. – ci dice il deputato – Incoraggia invece la ricerca di un lavoro con una retribuzione dignitosa e non da fame, che superi il mero sfruttamento.
Sentiamo spesso parlare del solito imprecisato imprenditore che malgrado stipendi ‘favolosi’ non trova uno disposto a farsi assumere: ho il sospetto possa essere una falsificazione, così come accaduto con la scorsa stagione estiva, quando si raccontava che non c’erano lavoratori disponibili a lavorare come camerieri o nei lidi, salvo poi scoprire che la scorsa estate sono stati assunti un numero maggiore di lavoratori degli scorsi anni.
Ora, è altrettanto bene sapere (e vale sia per i furbetti del reddito di cittadinanza, che per chi rifiuta il lavoro) che se l’imprenditore avesse la buona abitudine di andare nei Centri per l’impiego a cercare i lavoratori, troverebbe un elenco dei percettori del reddito. Se il percettore viene chiamato e gli viene offerto un lavoro, non può rifiutarsi, a meo che gli stipendi non siano adeguati o il periodo di lavoro sia troppo breve.
I Centri per l’impiego, però, dipendono dalla Regione, e si trovano in deficit di personale. La Regione Siciliana ha pubblicato l’avviso per le nuove assunzioni solo a dicembre 2021 e solo in questi giorni sta facendo le selezioni, per cui anche la gestione di questa parte del sistema dovrà attendere prima di entrare veramente a regime”, conclude la pentastellata.
E nell’attesa, il Reddito di cittadinanza resterà (in molti casi) più conveniente di trovare un lavoro regolare.