E’ scattata ormai l’emergenza nei reparti pediatrici degli ospedali siciliani, sempre più affollati nelle ultime settimane da piccoli pazienti con complicanze respiratorie poiché affetti da bronchiolite.
Il virus respiratorio sinciziale, infatti, si è diffuso a macchia d’olio in tutta Italia, investendo inevitabilmente anche l’isola, favorito probabilmente dalle chiusure determinate dai 3 anni passati a lottare contro il Covid e dal conseguente utilizzo delle mascherine.
“Registriamo un incremento degli accessi in pronto soccorso per infezioni respiratorie del 300% superiore rispetto ai due anni precedenti, con l’80% dei posti letto occupati da bambini con bronchiolite da Vrs, o virus respiratorio sinciziale”, aveva dichiarato in proposito esattamente 20 giorni fa Giovanni Corsello, direttore del dipartimento Materno Infantile dell’Ospedale dei Bambini di Palermo.
Una testimonianza, chiara ed inequivocabile, di come il quadro non sia al momento per nulla rassicurante.
L’UOC di Neonatologia ed UTIN dell’azienda ospedaliera palermitana ha comunicato di aver dovuto ricoverare dall’inizio di novembre ad oggi circa 42 neonati affetti da bronchiolite, destinando ad hoc per prima tra le Terapie Intensive neonatali della città, 4 posti letto, in alcuni frangenti elevati poi a 6 posti letto.
Nel 90% circa dei casi i piccoli pazienti sono risultati positivi al virus respiratorio sinciziale: tutti erano affetti da insufficienza respiratoria, per lo più di grado medio- severo. In diverse occasioni, purtroppo, si è resa necessaria la ventilazione invasiva tramite intubazione.
In 12 quadri clinici, inoltre, era presente, oltre all’infezione da VRS, anche una co-infezione da altro microganismo virale o batterico, come il virus dell’influenza A, Rhinovirus, Adenovirus ed in particolare in 5 casi era presente anche il Coronavirus SARS-Cov 2, il che ha causato quadri clinici particolarmente gravi ed impegnativi. I real data e le evidence emerse nella pratica clinica dell’azienda palermitana vanno inquadrati nel più ampio contesto epidemiologico che sul punto rileva: dagli inizi di novembre a tutt’ora è in corso in Italia un’epidemia di bronchioliti.
La bronchiolite è una patologia tipica dei primi due anni di vita, in grado di provocare un’ insufficienza respiratoria anche grave. La sua gravità appare inversamente proporzionale all’età del soggetto (particolarmente grave nei primi 6 mesi di vita), ed è causata da diversi virus, ma per l’80-90 % dal Virus Respiratorio Sinciziale. La sindrome respiratoria, come detto, risulta essere particolarmente impegnativa nel neonato e nei primi 3-6 mesi di vita, per via delle particolari condizioni anatomiche dei bronchi e bronchioli dei lattanti: causando l’ostruzione dei condotti respiratori, può portare al collasso polmonare.
I sintomi, che devono indurre i genitori a sospettare una bronchiolite sono: comparsa di rinorrea (secrezioni dal naso), tosse, respiro sibilante e difficoltà a respirare (dispnea), accompagnati da rifiuto dall’alimentazione. Può essere presente, inoltre, anche un rialzo della temperatura corporea (stato febbrile).
Attualmente, la scienza medica non è ancora riuscita ad individuare una terapia specifica per il VRS.
Al momento, dunque, il virus respiratorio viene trattato con ossigeno, ventilazione non invasiva e, in presenza di casi gravi, con ventilazione invasiva mediante intubazione tracheale.
Gli esperti ribadiscono quanto sia fondamentale equilibrare lo scompenso nutrizionale-metabolico causato dalla patologia con reidratazione e nutrizione endovena: gli antibiotici, invece, vengono somministrati ai piccoli pazienti soltanto in co-presenza di infezioni batteriche.
“Quest’anno l’epidemia da VRS è particolarmente violenta – ha spiegato Fabio Giardina, responsabile dell’UOC Neonatologia con UTIN dell’Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” di Palermo – a causa del cosiddetto debito immunologico, causato dalla chiusura delle attività scolastiche e sociali in generale negli ultimi tre anni di pandemia Covid19, e dall’utilizzo delle mascherine, che hanno impedito la circolazione virale, aumentando enormemente, dunque, la quantità di soggetti recettivi quest’anno al virus. Il contagio nei neonati e lattanti – sottolinea l’esperto – avviene tramite via aerea da soggetti più grandi, adulti, ma soprattutto da bambini scolarizzati di età maggiore ( 3-10 anni), che presentano normali sintomi influenzali (per loro, come per gli adulti, il VRS non è pericoloso causando una normale affezione influenzale), i quali trasmettono l’infezione ai fratellini più piccoli o a neonati e lattanti con cui sono a contatto”.
E’ possibile, tuttavia, cercare di proteggere al meglio i propri piccoli.
In che modo? Attraverso l’adozione di elementari misure di tipo igienico-comportamentali.
Ecco un vademecum per tentare di allontanare neonati e lattanti dal pericolo della bronchiolite.