C’è chi ipotizza un terremoto politico a Messina perché potrebbero essere coinvolti pezzi da novanta nell’inchiesta che sta portando avanti la Procura su presunti brogli alle regionali celebrate tre anni fa in Sicilia.
Al momento ci sarebbero quattordici indagati ma gli inquirenti starebbero vagliando le posizioni di altre persone, tra cui nomi di spicco della politica siciliana, dopo avere acquisito intercettazioni e sentito diversi testimoni.
I reati ipotizzati dai pm nei confronti degli indagati vanno, a vario titolo, dall’abuso d’ufficio al falso, fino alle minacce aggravate dal metodo mafioso.
Tra le persone coinvolte ci sono l’ex parlamentare regionale Santo Catalano, l’attuale consigliere comunale di Milazzo Lorenzo Italiano, il sindaco di Fondachelli Fantina Marco Pettinato e altri esponenti politici locali.
L’inchiesta, aperta nel 2018, è coordinata dai sostituti della Dda Fabrizio Monaco e Maria Pellegrino e del magistrato Rosanna Casabona.
Si parla di promesse, favori e mazzette durante la campagna elettorale con lo scopo di condizionare l’esito del voto, che ha poi portato all’attuale composizione dell’Assemblea siciliana.
La vicenda di Catalano
Santo Catalano, di Milazzo, era diventato deputato regionale dopo che il Tar aveva dichiarato decaduto Fortunato Romano, eletto nella lista del Mpa, perché aveva mantenuto la presidenza regionale del Movimento Cristiano. Catalano aveva presentato ricorso e l’aveva vinto, subentrandogli alla fine del 2009.
Transitato nel frattempo nel Pid, Catalano era stato poi accusato di incandidabilità per aver patteggiato in Appello una condanna a un anno e undici mesi per abusivismo edilizio e, in concorso, per abuso d’ufficio divenuta definitiva in Cassazione nel 2001. Catalano, dopo cinque anni, aveva chiesto la riabilitazione, concessagli dal Tribunale, ma dopo la presentazione della candidatura all’Ars. Nel giugno del 2011 l’Assemblea regionale lo aveva “salvato”, ma in novembre era giunta la pronuncia definitiva della Corte d’appello di Palermo sulla sua ineleggibilità e aveva dovuto lasciare l’Ars.
Interrogato anche Cateno De Luca
Tre giorni fa i magistrati hanno interrogato anche il sindaco di Messina, Cateno De Luca, che ha subito precisato di essere stato ascoltato non sui presunti brogli ma su una vicenda specifica, la nomina di Carlo “Roberto” Cerreti nel Cda dell’Amam, azienda idrica; De Luca e Cerretti sarebbero indagati per abuso d’ufficio in concorso.
Al sindaco verrebbe contestato di non avere rispettato la parità di genere nella composizione del Consiglio.
E l’avvocato Carlo Taormina, legale di De Luca, ha precisato: “Il sindaco è accusato solo di avere scelto, il 27 luglio 2018, i componenti del Cda dell’Amam senza rispettare il principio delle ‘quote rosa’ per il quale era necessario nominare almeno una donna”.
Ma “l’opinione della procura di Messina è stata determinata dalla falsificazione di un atto pubblico”.