Cronaca

Caltagirone, figlia 14enne usata come merce di scambio, arrestati genitori e padrino

Avrebbero usato come “merce di scambio” la propria figlia 14enne con un amico di famiglia con il quale la ragazzina era costretta convivere e ad avere rapporti in cambio di cibo e soldi.

E’ la drammatica storia emersa da intercettazione della Dda della Procura di Catania che ha portato all’arresto, da parte dei Carabinieri, dei due genitori e dell’uomo, che era il “padrino” di cresima della minorenne.

Le indagini della Dda di Catania

L’indagine, coordinata dalla D.D.A. di Catania e condotta dalla Compagnia Carabinieri di Caltagirone dal novembre scorso, ha consentito di accertare, seppur in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio, un gravissimo quadro indiziario nei confronti degli odierni indagati (i coniugi M. S. e M. E., rispettivamente di 49 e 41 anni, nonché S. S. L., 43enne) ritenuti responsabili di spregevoli condotte nei confronti di una delle figlie minori dei citati genitori, appena quindicenne e quattordicenne al momento dell’inizio dei fatti contestati (verosimilmente dall’ottobre 2020).

La famiglia senza scrupoli

L’inchiesta, spiega la Direzione distrettuale antimafia, ha fatto luce “spregevoli condotte da parte dei due genitori “nei confronti di una delle figlie minorenni” facendo emergere “un contesto familiare assai degradato nell’ambito del quale il padre e la madre della vittima, in ragione della situazione di grave indigenza economica e dimostrando un’assoluta incapacità genitoriale, avrebbero esercitato nei confronti della figlia poteri corrispondenti al diritto di proprietà, inducendola con violenza e minaccia ad intrattenere una relazione anche sessuale con il suo padrino di cresima, per ottenere cibo e denaro”.

La figlia ridotta in schiavitù

La coppia avrebbe anche rimproverato e picchiato la figlia affinché si “comportasse bene” con l’uomo. Il padre avrebbe minacciato di ‘fare danni’ con un’assistente sociale che era intervenuta per problemi di dispersione scolastica di un’altra figlia più piccola.

Le violenze del “padrino”

Il “padrino” della minore, pregiudicato per reati contro la persona e in materia di armi nonché all’epoca dei fatti affidato in prova ai servizi sociali per altra condanna, si sarebbe in un’occasione imposto fisicamente sulla quindicenne costringendola a consumare un rapporto sessuale non consensuale, mentre in un’altra l’avrebbe costretta a rimanere chiusa in casa, percuotendola, soltanto per essersi ribellata.

Al “padrino” della ragazza è contestata anche la violenza sessuale nei confronti della ragazzina che avrebbe sequestrato a casa sua, l’avere ceduto della marijuana a un minorenne e avere detenuto armi e munizioni, compreso un fucile con le canne mozzate e una rivoltella 375 Magnum.

I due uomini sono stati associati presso la locale Casa Circondariale, mentre la donna è stata tradotta nell’“Istituto a custodia attenuata per madri” di Avellino.