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Calunnia, confermata condanna per Massimo Ciancimino

La Prima sezione civile della Corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna per calunnia inflitta in primo grado a Massimo Ciancimino per aver accusato falsamente Rosario Piraino, all’epoca funzionario dell’Aisi (Agenzia per la sicurezza interna).

Su richiesta dei legali di Piraino, Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria, il collegio presieduto da Antonio Novata (consigliere relatore, Daniela Pelligra), oltre a confermare la condanna a cinquantamila euro di risarcimento, ha condannato Ciancimino alla ulteriore sanzione in favore dell’ex agente dei Servizi, di ottomila euro per “lite temeraria”.

Ciancimino, per la stessa ragione, dovrà pagare allo Stato una ulteriore somma di poco più di mille euro.

Nell’agosto 2009 Ciancimino aveva dichiarato alla Procura di Bologna che Rosario Piraino lo avrebbe minacciato e intimidito nella sua abitazione di Bologna, il tre luglio 2009, allo scopo di impedirgli la collaborazione con la magistratura.

Dalle indagini era emerso che in tutto il 2009 Piraino non avesse mai messo piede a Bologna.

Secondo la sentenza, il movente delle calunnie di Ciancimino era “l’interesse di accreditarsi presso l’autorità giudiziaria quale bersaglio della consorteria mafiosa, onde dimostrare di esserne vittima, e non partecipe”.