“Non si tratta di salvare il Pianeta, ma di salvare noi stessi” ha dichiarato agli studenti presenti al Festival di Green&Blue del 16 novembre in diretta streaming, Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica “per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici da scala atomica a scala planetaria”.
Il fisico ha preso le mosse dalla definizione di incertezza, ovvero l’impossibilità anche nelle scienze esatte di ottenere un risultato perfettamente preciso nonostante l’attenzione posta nella misurazione. Pertanto, “il grosso lavoro degli scienziati sta proprio nello stabilire quali sono i limiti, i margini dell’incertezza… anche nei modelli climatici”. Ciò significa che, nonostante la validità delle previsioni elaborate in passato, è facilmente constatabile come siano rimaste comunque delle zone di “incertezza” riguardo il problema del cambiamento climatico. Da ciò si evince la possibilità che in futuro si vada incontro a catastrofi non prevedibili e non più recuperabili. A supporto di tale tesi, è stata poi riportata una serie di esempi evidenziando appunto come “tutti questi eventi fanno parte di un’incertezza che include che le cose possano andare ancora peggio di quanto succede ora”.
Il punto allora è prendere coscienza che non va salvato tanto il Pianeta, che ha resistito per ben cinque miliardi di anni anche a grandi stravolgimenti naturali, ma piuttosto “noi stessi”. Bisogna capire che stiamo esaurendo le fonti di energia della Terra, dimenticando che esse sono limitate. E’ necessario allora “diventare una società sostenibile se vogliamo vivere per millenni” e “puntare più su risorse rinnovabili che su tutte le risorse del Pianeta”.
Infatti, le fonti alternative rinnovabili hanno il vantaggio di poter essere utilizzate senza restrizioni, poiché illimitate, dal momento che vengono rigenerate con sufficiente rapidità da non esaurirsi nell’arco di poche generazioni. Tuttavia tale transizione appare complicata poiché ad oggi i Carbon-fossili coprono ancora l’80% dei consumi energetici mondiali mentre il restante 20%, prodotto da fonti rinnovabili, deriva ancora principalmente dalle biomasse e dall’idroelettrica mentre il solare, l’eolico e il geotermico forniscono appena il 2% dell’energia prodotta. Secondo Parisi, inoltre, G20 e Cop26 sono stati “deludenti” perché “Se non si prende un punto di vista equo e solidale tra le varie nazioni, gli interessi locali delle singole nazioni tendono ad avere il sopravvento”.
Esempio per eccellenza è la Cina, che è responsabile del 10% dell’inquinamento delle acque, è uno dei maggiori produttori di emissioni di CO2, eppure ha disertato importanti incontri internazionali come il G20. Per stimolare la partecipazione a un programma di difesa dell’ambiente secondo Parisi è indispensabile che tra le “Potenze mondiali” venga stretto un “un accordo economico enorme per la suddivisione dei costi di questa operazione” di rivoluzione del sistema produttivo globale che metta come obiettivo primario non solo il profitto ma anche la sostenibilità.
Giovanni Accetta, Matteo Antoci, Sara Causapruno, Giuliano Garretto, Giovanni Tolomei e Cristian Tumino