Qualcuno sorriderà, visto che il ritocco ha portato nelle tasche qualche euro in più. Qualcun altro, invece, non sarà contento, perché la decisione alleggerirà il suo compenso complessivo. È il frutto di una delibera di giunta che ha rivisto la parte dei compensi dei regionali che fa capo alla retribuzione di posizione. Si tratta appunto di una delle componenti che forma lo stipendio dei dirigenti generali della Regione. I burocrati che hanno la responsabilità di guidare i dipartimenti, cioè le strutture in cui si dirama un assessorato.
Cosa prevede la delibera? Da un lato, la possibilità di aumentare di circa il 10 per cento l’entità di questa indennità. Dall’altro, però, la volontà di mantenersi entro le cifre destinate al cosiddetto “Fondo della dirigenza”, cioè il capitolo di bilancio da cui si attinge per la retribuzione accessoria dei dirigenti stessi. Finora, il tetto massimo della retribuzione di posizione era stato fissato in 51.646 euro lordi. A dire il vero, era fissato anche il limite più basso, in quasi 31 mila euro sempre lordi. Cosa è successo, però, negli anni? Semplice: ai dirigenti generali è quasi sempre stata attribuita la cifra massima. Una prassi che ha fatto storcere il naso più volte anche alla Corte dei conti, come ricorda lo stesso governo nell’ultima delibera. Fin dal 2018 almeno, i magistrati contabili, ricorda lo stesso governo Schifani, hanno stigmatizzato “il censurabile riconoscimento del medesimo trattamento accessorio indifferenziato per gli incarichi di preposizione ai dipartimenti regionali che invece presentano differenti livelli di complessità e rilevanza strategica”. Insomma, possibile che dirigenti alla guida di dipartimenti molto diversi per responsabilità, delicatezza, numero di personale, debbano guadagnare tutti allo stesso modo?
Da qui, come detto, la decisione: “Stante il naturale evolversi della normativa, delle strategie, delle dotazioni di personale e della transizione digitale, – si legge nella delibera rappresentando così la posizione assunta dal governatore Schifani – non può prescindersi da una diversa articolazione del trattamento retributivo connesso alla preposizione dei Dirigenti generali alle singole strutture; è necessario dare attuazione al Contratto collettivo decentrato integrativo (CCDI), sottoscritto in data 14 dicembre 2022, nella parte in cui è previsto un aumento del 10 per cento dei valori massimi delle retribuzioni di posizione, senza tralasciare i richiami mossi più volte dalla Corte dei Conti”. Insomma: gli stipendi devono essere legati al “peso” dell’incarico.
L’esito di questa delibera, come detto, è la rideterminazione per tutti i dirigenti generali della parte accessoria. Molti di questi dirigenti sono stati nominato giusto una settimana fa. Chi sorride e chi avrà da lamentarsi, dopo questi ritocchi?
La delibera stabilisce la presenza di quattro fasce retributive. La più alta è l’unica per la quale si prevede un aumento: dai circa 51 mila euro annui lordi a 54 mila euro, sempre lordi. Chi “beneficerà” di questo piccolo aumento? Si tratta del responsabile dell’Ufficio legale e legislativo Giovanni Bologna, del dirigente generale al Bialncio Ignazio Tozzo, del capo della Protezione civile siciliana Salvatore Cocina, al responsabile del dipartimento Programmazione Vincenzo Falgares, al dirigente generale dei Beni culturali Mario La Rocca, a quello del dipartimento Acque e rifiuti Maurizio Costa, al reponsabile del dipartimento Lavoro Gaetano Sciacca (che sarà sostituito dal primo maggio da Ettore Foti), dal dirigente generale delle Infrastrutture Salvatore Lizzio, da quello dell’Agricoltura Dario Cartabellotta e dal dirigente generale del dipartimento Ambiente Patrizia Valenti.
Scenderanno di circa 3 mila euro lordi (da circa 51 mila a 48 mila) invece i compensi relativi alla retribuzione di posizione di Grazia Terranova (Audit), Leonardo Santoro (Autorità di bacino del distretto idrografico di Sicilia), Salvatore Requirez (Dasoe), Alberto Pulizzi (Pesca Mediterranea), Giuseppe Battaglia (Corpo forestale), Carmelo Frittitta (Attività produttive), Silvio Cuffaro (Finanze), Vitalba Vaccaro (Sistemi informativi), Maria Letizia Di Liberti (Famiglia), Carmen Madonia (Funzione pubblica), Duilio Alongi (Dipartimento tecnico), Maurizio Pirillo (Formazione professionale), Fulvio Bellomo (Sviluppo rurale), Calogero Beringheli (Urbanistica).
Sarà un po’ più tangibile la sforbiciata per un altro gruppo di dirigenti. Per loro, si parla di circa 9 mila euro lordi in meno rispetto alla retribuzione che era stata assegnata in passato, che scende da circa 51 mila a 42 mila lordi esatti. Si tratta in questo caso di Maria Concetta Antinoro (Autorità per la certificazione dei progetti cofinanziati con l’Ue), Cono Antonio Catrini (Turismo), Salvatore Taormina (Enti locali), Giovanna Segreto (Istruzione).
Ma la riduzione più consistente si registra alla retribuzione di posizione del dipartimento degli affari extraregionali che per anni ha avuto sede anche a Bruxelles. La dirigente Donata Giunta dovrà accontentarsi di una retribuzione di posizione di 35 mila euro, quindi oltre 16 mila euro lordi in meno rispetto a quella “tradizionale”. Ovviamente, però, lo stipendio dei capidipartimento non è tutto qui, ma è composto da altre voci: tra stipendio tabellare, retribuzione variabile e indennità di risultato, la busta paga totale oscilla tra i 100 e i 180 mila euro lordi.