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Turismo “lento” in Sicilia, i cammini straordinari da visitare – FOTOGALLERY

Verso il mondo, attraverso il mondo: a passo lento e con lo zaino in spalla, tra natura e storia, cultura e sapori. La primavera movimenta già ovunque escursionisti lungo i cammini, le vie di fede dirette verso luoghi sacri percorse nei secoli dai pellegrini, alle quali si aggiungono gli antichi sentieri commerciali battuti dai mercanti. Itinerari di conoscenza ormai riscoperti in diversi Paesi europei, che ricalcano soprattutto le strade dell’Impero Romano, ciascuno con il proprio patrimonio di bellezze naturalistiche e culture locali. 

Il turismo “lento”

Oggi questi percorsi svolgono un ruolo centrale per il futuro sviluppo delle aree interne, coinvolgendo i singoli territori nella promozione e nel supporto del ‘turismo lento’. A cominciare dai servizi ricettivi nei borghi che ne costituiscono le tappe. 

La scoperta a piedi, ma anche sui pedali di mountain bike o biciclette gravel, così come a cavallo, di luoghi esclusi dal mainstream turistico, alimenterebbe volani economici tutt’altro che lenti: prospettiva che, con notevoli differenze tra regione e regione, muove già da anni progettualità rilevanti in Italia, promosse da organizzazioni di volontariato e imprese sociali.

L’ultima sul piano nazionale è nata a metà marzo sotto un’egida istituzionale. Un tavolo che ha riunito il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, l’amministratore delegato dell’Enit Roberta Garibaldi, il consigliere per gli Itinerari culturali del ministero della cultura Paolo Piacentini, nonché la Fondazione Magna Charta, think tank di progetti per la modernizzazione del Paese e i sindaci di città legate a cammini storici come Ascoli Piceno, Norcia, L’Aquila e Campobasso, ha posto la prima pietra dell’Associazione Festival dei Cammini. Idea centrale di questo nuovo soggetto culturale (che avrà sede nel capoluogo abruzzese) sarà coinvolgere le specificità locali e allestire la prima edizione del Festival, il prossimo autunno.

Le antiche vie dei pellegrini in Sicilia: il ddl bloccato

A confermare il fermento alimentato dai cammini nel Paese è il disegno di legge per regolamentarli, che ha tra i cofirmatari la senatrice siciliana Loredana Russo del Movimento 5 stelle e che al momento è in discussione alla commissione cultura del Senato. Anche la Sicilia ha il suo ddl per valorizzare le antiche vie dei pellegrini, approvato 6 mesi fa dalla commissione Cultura dell’Ars e da allora fermo. Il suo sblocco dipende dalla Legge di Bilancio e di Stabilità 2022. 

I cammini nell’Isola: “Potenzialità esplosive, 50 esperienze”

Ma qual è l’attuale situazione dei cammini in Sicilia? “Se l’iter istituzionale per dargli ordine è al momento arenato, la Sicilia cammina, eccome e si distingue nel panorama nazionale per le potenzialità esplosive di una sentieristica variegata che oggi sfiora le 50 esperienze – commenta Attilio Caldarera, fondatore del programma escursionistico Vai col Trekking e coordinatore della Rete Vie Sacre Sicilia. Solo il settore dei sentieri devozionali conta al momento 37 cammini, di chilometraggio ben più brevi rispetto a quelli che, per durata e prestigio storico, comandano questo elenco”.

La Trasversale Sicula

Il riferimento è alla Trasversale Sicula, alla rete delle Vie Francigene siciliane e al segmento finale del Sentiero Italia del Cai (il Club Alpino), che conduce dai Monti Peloritani a Palermo, con due raccordi aggiuntivi: uno dal capoluogo fino a Erice, l’altro da Messina all’Etna e poi giù fino all’Isola delle Correnti, davanti all’estremità meridionale della Sicilia. 

La Trasversale Sicula rappresenta l’attuale paradigma dei valori dell’entroterra isolano da scoprire a piedi. “Quale altro cammino, almeno in Europa, consente di addentrarsi in scenari agricoli di antichissime origini, di sostare e rilassarsi presso terme storiche come quelle di Segesta, di attraversare siti archeologici risalenti a oltre 20 secoli fa come Morgantina e ancora, di attraversare una serie di sorprendenti riserve naturalistiche ricche di biodiversità e magari non così conosciute come, per menzionarne solo un paio, quella di Monte Càrcaci o del Lago di Pergusa”? Parola di Peppe De Caro, presidente dell’omonima associazione che cura questo lungo e affascinante tragitto che dall’isola di Mothia conduce fino a Kamarina.

Quattromila anni di storia cuciti su un cammino di oltre 620 chilometri, percorribile in 38 tappe e in almeno 40 giorni. Individuato nella prima metà del Novecento dall’archeologo comisano Biagio Pace, tra i massimi esperti di topografia antica, oggi questo tragitto riconnette sette province e passa attraverso 6 parchi archeologici, 7 riserve naturali, 47 siti di interesse storico-archeologico -monumentale, toccando centri storici, musei e insediamenti rurali tradizionali.

Il nipote del “Che” tra i camminatori

Dalla presentazione del progetto, nel 2018, la Trasversale Sicula è stata finora percorsa da poco più di 250 escursionisti: numero ancora pionieristico, composto da camminatori esperti, alcuni arrivati non solo da paesi europei. Tra questi, nel 2019, anche lo scrittore Martin Guevara Duarte, nipote del ‘Che’ Guevara, che, in compagnia di un gruppo di escursionisti, ha calcato l’intero cammino a ritroso, partendo da Kamarina per realizzare il sogno di visitare la Sicilia, che lo zio eroe della rivoluzione cubana non riuscì a realizzare.

“Un censimento preciso dei camminatori sarà possibile solo mediante le credenziali, i passaporti dei camminatori che replicano quelli dei pellegrini impegnati sul cammino più famoso del mondo, quello di Santiago de Compostela, nella Spagna del nord – spiega De Caro.  Contiamo di cominciare a rilasciarle entro la fine di questa primavera, una volta completata la sistemazione della segnaletica”.  

Via dei Frati, Via Francigena Fabària e Via Normanna

Insieme con la Trasversale Sicula, proprio la collocazione di totem e frecce sta in questi giorni riguardando anche altri due iconici cammini siciliani: la Via dei Frati, da Caltanissetta a Cefalù e la Via Francigena Fabària (nome tratto da una contrada situata tra Grammichele e Caltagirone) che parte da Agrigento per raggiungere prima Catania e poi Randazzo.

Per questi lavori, le rispettive associazioni si sono divise una dote di 100mila euro, costituita dai soldi accantonati con il taglio degli stipendi dei parlamentari siciliani del Movimento 5 stelle. In pratica la stessa soluzione attuata nel 2015 per finanziare il recupero della trazzera di Caltavuturo, dopo il crollo del pilone del viadotto Himera sulla A 19. 

Per quanto riguarda le Vie Francigene, dette anche Romee – ossia il fascio di percorsi che partendo da Canterbury in Gran Bretagna scendevano dalla Francia a Roma per proseguire verso la Puglia, dove si trovavano i porti d’imbarco per la Terra Santa, gli studi sul territorio siciliano hanno consentito di individuarne e valorizzarne quattro.

La prima a essere attivata, nel 2013 e al momento il cammino siciliano più battuto, è la Magna Via Francigena, da Agrigento a Palermo (o viceversa): 187 chilometri per 9 giorni di cammino. Nel 2017 l’associazione Vie Francigene di Sicilia, ha poi inaugurato la Via Normanna, da Palermo a Messina, percorso che fa registrare un numero di presenze ben inferiore per via dei suoi 400 chilometri tra Madonie, Nebrodi e Peloritani e 40 borghi storici: “si riesce a percorrere in almeno 21 giorni, ragion per cui usiamo dividerlo in 3 blocchi da 7 giorni – spiega Davide Comunale, archeologo e responsabile delle Vie Francigene Siciliane. Il primo passa da Cefalù e si ferma a Gangi; il secondo va da Gangi a Randazzo, mentre il terzo connette questo borgo etneo a Messina. In questa maniera riusciamo a renderli più ‘vendibile’ ciascun segmento, correlandolo a  un aeroporto: per i primi due, quelli di Palermo e Catania, per il terzo quello di Reggio Calabria”.

Via Fabaria e Via Mazarense

Poi ci sono le altre due Vie Francigene siciliane. Oltre a alla Via Fabaria, già pronta per essere inaugurata due anni fa prima dell’inizio della pandemia (appuntamento rinviato a questa estate, una volta ultimati i lavori per la segnaletica), la quarta è la Via Mazarense: attacco sempre da Agrigento con destinazione finale Palermo, ma passando appunto da Mazara del Vallo e solcando la costiera occidentale siciliana con i suoi principali siti archeologici.

“Sull’esempio sia dei Cammini spagnoli verso Santiago de Compostela sia della stessa Via Francigena Maggiore, quella che dal passo del San Bernardo porta a Roma per poi deviare verso Santa Maria di Leuca, abbiamo imparato che il territorio si sviluppa anche al di là del sistema ‘guidato’: si può cioè camminare anche senza la necessità d’essere accompagnati da guide. Naturalmente, però, con l’indispensabile documentazione fornita dai portali dei rispettivi percorsi – puntualizza Comunale. 

Sempre per quanto riguarda le Vie Francigene, “in Sicilia dal 2017 totalizziamo ogni anno quasi 2.300 tra viandanti e ciclisti (su mountain bike e gravel), con una netta prevalenza dei primi. Oltre 1900 di questi si concentrano lungo la Magna Via Francigena, di recente suggerita dal Guardian tra i 10 percorsi italiani più attrattivi sotto il profilo naturalistico, storico e enogastronomico. 

Gli ostacoli del cammino

L’avventura dei siculi cammini presenta giocoforza delle problematiche: non solo quelle legate al dissesto idrogeologico che possono causare interruzioni sui percorsi a causa di frane; ma anche quelle dei cani, in genere di proprietà, lasciati però liberi dai pastori. “Negli ultimi 4 mesi grazie a protocolli di intesa tra l’associazione Francigene di Sicilia e amministrazioni comunali, guardie eco-zoofile e organizzazioni di protezione animale sono stati attivati sistemi di controllo che contiamo di rendere efficienti anche da qui all’autunno”, specifica Comunale. 

Adesso che con la bella stagione si torna a camminare, l’interesse per i cammini sale e le associazioni sono all’opera per ottimizzare il sistema delle credenziali, i passaporti dei pellegrini: “ne abbiamo già spedito pacchi un po’ ovunque in Europa nonché in Canada, Stati Uniti e Brasile”.

                                                 Antonio Schembri