Sanità

Canarie e Venezia, no al turismo selvaggio

Abbiamo notizia della ribellione dell’Amministrazione delle Canarie, le famose isole spagnole che si trovano nell’Oceano Atlantico a Sud-Ovest del Marocco.
In cosa consiste la protesta? Nel fatto che quelle isole sono letteralmente invase dai/dalle turisti/e, i/le quali ovviamente producono rifiuti, fanno aumentare i prezzi degli immobili rendendoli inaccessibili per gli/le abitanti del luogo, sporcano e in generale rendono difficile la vita agli/alle abitanti. Tale è il turismo selvaggio e incontrollato.

Per cui, le Amministrazioni hanno pensato di mettere una tassa d’ingresso per ciascun ospite, con la motivazione che essa contribuisce in qualche misura alle spese enormi che vi sono. Tali spese riguardano sia l’attività straordinaria di manutenzione, che quella ordinaria della raccolta dei rifiuti, del loro smaltimento, della pulizia, dell’ordine pubblico e del suo mantenimento, dell’illuminazione e di tante altre attività necessarie per mantenere il decoro del paesaggio.
A fronte di questa iniziativa sono sorte le proteste di molti, i quali vorrebbero che tutto fosse gratis, come se per mantenere l’esistente non fosse necessario un apparato con le relative spese.

Per il nostro Paese la questione che vi esponiamo non è nuova, perché anche Venezia si pone da anni la questione di far pagare un ticket d’ingresso ai/alle visitatori/trici, i/le quali spesso fanno il “mordi e fuggi”, cioé vengono la mattina e vanno via la sera, lasciando, si può immaginare, i residui della loro permanenza, senza aver speso un granché.

La questione che portiamo alla vostra attenzione vuole sfatare la credenza popolare che tutto ciò che esiste deve essere usufruito in modo gratuito. Non è così, perché tutto ciò che esiste va mantenuto, pulito, sistemato e per svolgere queste attività è necessario sostenere costi e spese.
Chi deve pagare costi e spese? Ovviamente i/le fruitori/trici. A chi? Agli Enti locali e/o alle loro società in house che sono preposte a svolgere quelle attività, le quali costano.
Ecco motivata la necessità di incassare delle somme, appunto, attraverso i ticket. Quindi hanno ragione Canarie e Venezia a prevedere i tornelli alle porte dei rispettivi territori.

Apparentemente la posizione delle Amministrazioni locali nel chiedere un pagamento ai/alle visitatori/trici potrebbe essere contraria alla necessità di attrarli, ma, se ci pensate bene, anche i Musei fanno pagare l’ingresso, così come tante altre strutture pubbliche o private per mantenersi debbono avere delle entrate.
Ovviamente vi sono città che non hanno flussi enormi di visitatori/trici, per cui entro certi limiti possono fare a meno di pensare a questi ticket. Tuttavia, quando pensiamo a Capri, Ischia o Taormina riteniamo che se le rispettive Amministrazioni volessero inserire una tassa di ingresso, non dovrebbero andare incontro a nessuna critica.

Il discorso di oggi è in parallelo con quanto alcuni dicono riguardo all’acqua. Essa dev’essere gratuita e accessibile a tutti/e in natura, ma per essere raccolta dai luoghi ove essa cade e poi essere trasportata nei terreni agricoli, nei rubinetti delle case, nelle imprese produttive e di servizi, vi è un costo che va pagato.

Va quindi sgombrato il campo da obiezioni o proteste destituite di fondamento di chi parla per dare fiato alla bocca, mentre bisognerebbe essere concreti/e e avere un saggio rapporto fra costi e benefici, senza chiedere stoltamente alle casse pubbliche spese che non possono essere erogate se a monte non vi sono le relative entrate.

Quindi, concretezza e ragionevolezza, ricordandoci sempre il terzo comma dell’articolo 81 della Costituzione, il quale recita: “Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte”.
Sarebbe dunque opportuno che chi parla in pubblico si documentasse, in modo da evitare confusione nei/nelle cittadini/e poco informati/e, e avesse cura e diligenza nel dare informazioni vere, controllate e bilanciate.
In questa direzione hanno maggiore responsabilità i giornalisti, professionisti e pubblicisti, nell’evitare comunicazioni false, soggettive e non controllate.