Pezzi di Pizzo

Candidiamo la zia Ciccina

Ormai è il festival delle candidature bruciate. La riunione del centrodestra siciliano aveva trionfato con un mantra comune. Abbiamo ritrovato l’unità ed è finita la politica dei veti. È durata poco.

L’ultima Unità degna di nome era quella di Emanuele Macaluso, certo c’è stata poi Concita De Gregorio, per cui confesso un debole comprensibile, ma di unità del centrodestra, quantomeno in Sicilia non c’è ombra.

Ci sono solo le macerie di una generazione politica che tramonta tra rancori e sfiducie. Troppo tempo hanno passato insieme, come quelle coppie che non hanno avuto il coraggio di separarsi riducendo il matrimonio ad un inferno.

A questo punto suggeriamo al centrodestra di candidare Zia Ciccina. In nome preso a caso, come una vecchia zia che ciascuno di noi possiede in famiglia. Non ha conflitti di interesse, non ha mai avuto rapporti con mondo opachi, non è amica né di Stancanelli né di Musumeci, e fa un ottimo estratto di pomodoro. E considerando le  competenze ad oggi messe in campo è già qualcosa.

Voi mi direte è anziana, ma è quasi coetanea di molti pretendenti maschi e soprattutto è donna, e pare che abbia avuto molti figli, e quindi sarà una ottima amministratrice, forse migliore di loro.

Certo se la profezia di Cateno da Fiumedinisi si avvera, e si ritira pure la Chinnici, io fossi nel centrodestra mi affretterei, perché magari in serata ne approfitta il centrosinistra per rubargli zia Ciccina. E sarebbero dolori dopo aver già bruciato tutti.

Ci si lamenta che la Sicilia sia marginale, che non ottenga abbastanza fondi, che la colpa del nostro ritardo endemico è di altri, che la Storia è crudele e noi siamo le vittime. Se siamo vittime è certamente di noi stessi a questo punto. Lo spettacolo politico dell’isola è riducibile ad una sola parola. Sconcertante.