Il Ticino è un Cantone di poco più di 350mila residenti l’unico in Svizzera totalmente di lingua italiana. Ma anche il luogo scelto da tanti svizzeri che, una volta in pensione, decidono di trascorrervi in tranquillità gli anni della quiescenza. La capitale cantonale è Bellinzona, dove si trova il Palazzo delle Orsoline: un ex convento delle Orsoline, edificato nel 1738. Nel 1848, a seguito della soppressione di quegli edifici religiosi, le suore dovettero lasciare il palazzo, che in seguito divenne la sede dei poteri cantonali.
La città è quindi la sede del Gran Consiglio – omologo del Parlamento italiano – composto da 90 deputati, dal 6 maggio 2024 presieduto da Michele Guerra, 38 anni, esponente della Lega dei Ticinesi, compagine politica nata negli anni Novanta, per iniziativa dell’imprenditore Giuliano Bignasca, a tutela della minoranza italofona, che è riuscita in oltre trent’anni, a livello cantonale (un po’ meno in ambito federale: alle ultime elezioni ha ottenuto poco più di 14.500 voti, riuscendo ad inviare all’Assemblea Federale di Berna un solo deputato), a essere il secondo partito sui dieci che compongono il consesso.
Oggi al Gran Consiglio di Bellinzona siedono una ventina di esponenti, eletti direttamente dai cittadini secondo il sistema proporzionale. La maggioranza la Lega Ticinese ce l’ha, invece, al Consiglio di Stato (in pratica, il Governo), vantando la presenza di due membri su cinque, anche questi ultimi ad elezione diretta dei cittadini. Di politica, sanità, cultura, attività economiche, ambiente, energia, rapporti con il nostro Paese e molto altro ancora ha parlato il presidente Michele Guerra nel Forum che si è tenuto a Bellinzona con il nostro direttore Carlo Alberto Tregua.
“Il Ticino è un Cantone dal territorio eterogeneo (in pochi chilometri si passa dalla città alla periferia, dalla montagna alla pianura), di circa 350mila abitanti, che si estende, unico, al Sud delle Alpi. Fu fondato da Napoleone Bonaparte nel 1803 e i primi anni furono contrassegnati da una forte influenza francese, tanto che il vessillo rossoblù ricorda lo stemma di Parigi. Per la Capitale, per anni si optò per un’alternanza, ogni sei anni, fra Bellinzona, Lugano e Locarno. Dal 1878 Bellinzona è la capitale unica”.
“Napoleone voleva anche in Ticino un sistema politico fortemente parlamentare. L’istituzione principale, dunque, fin da subito divenne il Gran Consiglio (oggi composto da novanta deputati e che io presiedo dal 6 maggio 2024), che, in sostanza, è il Parlamento. All’interno di esso venivano inizialmente scelte dieci persone che componevano il Piccolo Consiglio, da un secolo a questa parte Consiglio di Stato, oggi formato da cinque membri, tra i quali viene eletto un presidente che resta in carica, esattamente come me, per dodici mesi. Oggi, ormai da moltissimi anni, il Governo è invece eletto direttamente dal Popolo”.
“In Ticino si fa il deputato al Gran Consiglio, per quella che deve essere una missione, basti pensare che i compensi (massimi) si aggirano sull’equivalente di 25-30 mila euro annui e anche per questo si continua a svolgere in contemporanea il proprio mestiere. Un ministro del Consiglio di Stato, viceversa, arriva a percepire fino a quasi dieci volte tanto, ma “accantona” per tutto il periodo del mandato la propria professione”.
“Il Ticino è un Cantone che da sempre ha messo in atto politiche che puntano a sottolineare quanto ciò che buttiamo nella spazzatura, in realtà, sia importante. Un concetto che passa sia dalla valorizzazione del riciclaggio, sia, soprattutto, dall’aspetto energetico. Le normative che disciplinano la raccolta sono chiare ed essa viene fatta dai cittadini generalmente in maniera corretta, anche perché chi contravviene è sanzionato”.
“Per quanto riguarda l’utilizzo energetico del rifiuto, molto importante è l’avveniristico impianto di termovalorizzazione di Giubiasco, che lei ha avuto il piacere di visitare alcuni anni fa, che sicuramente già allora era all’avanguardia e che oggi è ulteriormente migliorato. Uno stabilimento in cui confluiscono i rifiuti urbani e quelli ingombranti non riciclabili e combustibili di tutto il Cantone e capace di trattare 140 mila tonnellate di prodotto. Ma ancor di più una struttura in grado di produrre energia, sia elettrica che termica. Attualmente l’Impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti di Giubiasco può generare circa 100 milioni di kilowattora di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 22 mila famiglie e di far funzionare l’impianto stesso. Inoltre, consente il risparmio di circa 7,3 milioni di litri di nafta, sufficiente a riscaldare contemporaneamente fino a 2.800 famiglie. Teleriscaldamento, però, non significa solo rifiuti: importanti sono anche tanti altri impianti, come quelli a biomassa e cippato”.
“Per tanti anni, l’attività economica principale del Canton Ticino è stata indubbiamente quella finanziaria. Nell’ultimo periodo, però, a fronte anche di ristrutturazioni bancarie, ha subito una flessione, sebbene resti rilevante”.
“Molto importanti, ancora, sono i settori della farmaceutica e della biomedicina. Emblematico l’esempio di Medacta, realtà imprenditoriale relativamente giovane (è stata fondata da un italiano, venuto in Svizzera), quotata in Borsa, con un organico di circa 1.730 dipendenti e che opera in sessanta Paesi”.
“Altri settori importanti sono quelli delle start-up, dell’Intelligenza artificiale e della tecnologia. Ambito, quest’ultimo, in cui il Ticino, ma più in generale la Svizzera, è estremamente all’avanguardia. A Lugano abbiamo, ad esempio, il Centro Dalle Molle per l’intelligenza artificiale: un fiore all’occhiello a livello mondiale.
“Infine, il turismo, è un altro comparto importantissimo per l’economia cantonale in termini di prodotto e di impieghi, tenuto conto del connubio unico e affascinante di laghi e montagne con un clima mediterraneo. Tra i fiori all’occhiello vi è senz’altro anche il Locarno Film Festival grazie al quale la città sul Verbano diventa tutte le estati, da 77 anni a questa parte, la capitale svizzera della cultura. Una manifestazione che, con la sua particolare sala di proiezione a cielo aperto, la Piazza Grande, qualcuno ha definito come ‘il più piccolo tra i grandi Festival del cinema’ e rispetto a Cannes, Berlino o Venezia indubbiamente lo è, ma forse sarebbe più corretto vederlo come il più grande tra quelli umili”.
“Negli anni Ottanta capitava spesso si dicesse – fra ticinesi – che la miglior medicina era il treno per Zurigo. Fino a un quarto di secolo fa, in Svizzera, la sanità ticinese era un po’ un fanalino di coda, con pochi mezzi. Poi c’è stata una grande spinta con la nascita dell’Ente ospedaliero cantonale e di importanti cliniche ed istituti, tanto da vantare, oggi, delle eccellenze come l’Istituto Cardiocentro Ticino, a Lugano, o l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, a Bellinzona. Quest’ultima struttura è una vera istituzione, che è stata frequentata anche dal famoso chitarrista dei Beatles, George Harrison. Oggi siamo in una situazione in cui abbiamo addirittura più offerta sanitaria rispetto alla domanda, con tanti pazienti internazionali che scelgono il Ticino”, tra i quali si ricorda anche il compianto Cavalier Berlusconi.
“Quello ticinese è un sistema sanitario misto, in cui le sovvenzioni vengono erogate anche al privato, a differenza di quanto avviene nella scuola. In Svizzera, ognuno può scegliere la propria assicurazione medica, generando un sistema di semi-concorrenza che, in teoria, avrebbe dovuto condurre a una riduzione dei prezzi. In realtà così non è stato e da anni i premi della cassa malati, soprattutto in Ticino, continuano ad aumentare: proprio in questi giorni il Governo federale di Berna ha comunicato un incremento dei premi. E, ancora una volta, il Cantone più tartassato sarà il Ticino, con un aumento di oltre il 10 per cento. Manca però trasparenza, perché non tutte le informazioni sono trasmesse alle autorità cantonali: ecco perché quando ero un semplice Deputato proposi l’istituzione di una cassa malati cantonale in concorrenza con quelle private (quando il libero mercato fallisce, la teoria economica prescrive l’intervento dello stato). Proposta purtroppo bocciata”.
“I rapporti tra Italia e Svizzera sono sempre stati tradizionalmente buoni. A maggior ragione nel caso di un Cantone a forte trazione italofona come il Ticino dove peraltro risiedono circa 130’000 cittadini italiani e giornalmente vengono a prestare servizio oltre 80’000 lavoratori frontalieri. Certo, non nego che dei periodi di tensione, soprattutto nell’ambito della Regio Insubrica, l’euroregione nata nel 1995 tra il Ticino e le province italiane di Como, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, cui si sono poi aggiunte Novara e Lecco, ci siano stati. Ma la situazione politica oggi è ottima. Qualche giorno fa si è tenuta a Bellinzona l’Assemblea generale della Regio Insubrica dove c’è stato il passaggio del testimone tra Alberto Preioni, sottosegretario alla Presidenza di Regione Piemonte, e il collega Norman Gobbi. Un avvenimento importante, per descrivere il quale mi piace riprendere le parole del consigliere di Regione Lombardia Giacomo Zamperini: ‘Da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontani’”.
“Ma non solo Regio Insubrica. Dopo cinque anni, lo scorso mese di luglio ho avuto un edificante confronto con il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che ha rimarcato quanto, pensando alle tante cose che ci accomunano, il confine geografico sia secondario. Cinque anni segnati da una pandemia e da guerre, durante i quali molte cose sono comunque state fatte, anche se altre ne restano aperte. Fra quelle che rimangono da completare penso al completamento dell’Alptransit a Sud. Un’opera per cui il Popolo svizzero ha investito quasi 30 miliardi di franchi, un tassello fondamentale nel corriodio Rotterdam-Genova, ma che oggi – così sembra – il nostro Governo federale sembra non voler completare se non dopo il 2050. Fra le molte realizzare, penso al potenziamento del trasporto pubblico transfrontaliero; all’implementazione dei progetti Interreg, strumento utilissimo per avvicinare ulteriormente i nostri due mondi, agli accordi con le prefetture in ambito di catastrofi naturali, l’accordo sul cabotaggio per sgravare il traffico dei frontalieri, la navigazione. Ma soprattutto gli accordi siglati con Lombardia e Piemonte, oppure ancora il Memorandum siglato fra Salvini ed il nostro ministro Rösti che con ottica 2035 prevede il completamento, ad esempio, della tratta Chiasso-Milano”.