PALERMO – Si avvicina lo spettro dei licenziamenti in massa per i dipendenti di Almaviva, il colosso del settore outsourcing. Un settore che in Italia è in crisi da anni, ma che soltanto in Sicilia conta circa 20 mila addetti.
Nel caso di Almaviva l’ultimo scossone è arrivato dal drastico calo (pari al 70%) delle commesse Tim e Wind-Tre. La compagnia ha reagito decidendo di fare ricorso al Fondo integrativo salariale con percentuali del 60% sulle commesse Tim e Wind-Tre, del 35% sugli altri servizi e del 30% sullo staff. Senza una decisa inversione di tendenza, già da settembre potrebbero scattare esuberi in massa del personale: nel solo sito di Palermo sarebbero a rischio circa 1.300 lavoratori su un totale di 2.760 lavoratori.
Dopo l’ultimo vertice al ministero del Lavoro i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc hanno confermato i timori sul raggiungimento di un’intesa con l’azienda riguardante “l’assenza di prospettive risolutive per il comparto, l’insostenibilità per i lavoratori delle condizioni poste, il drammatico taglio degli stipendi causato dall’ammortizzatore con percentuali senza precedenti, la perdita dei requisiti di accesso al bonus 80 euro per i part time, unite alla previsione dei licenziamenti”.
Per i sindacati “non è più rinviabile da parte del Governo nazionale un piano di interventi strutturali per il comparto. Occorrono regole per gli appalti dei call center, misure per contrastare la delocalizzazione all’estero, il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, l’istituzione di un fondo di settore anche per la riqualificazione”.
Secondo il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso “la prima cosa da fare è arginare in modo significativo le delocalizzazioni all’estero, che in modo massiccio multinazionali e committenti continuano a fare. Il secondo punto: regole certe contrattuali per salvaguardare il lavoro, per controllare il volume dei traffici e per l’applicazione di tariffe contrattuali legate ai contratti nazionali di lavoro. E terzo: la creazione di un fondo strutturale dedicato al settore dei servizi che conta in Italia circa 100 mila lavoratori. Ultimo punto è una attenzione particolare ai cambiamenti che la tecnologia sta introducendo, con la previsione di un percorso di formazione perenne. La Slc Cgil Palermo ha chiesto al Governo una politica industriale seria per il comparto. Non ci possiamo permettere di perdere questo importante segmento dei servizi a Palermo e in Sicilia”.
In occasione dell’ultimo vertice con il ministero è intervenuto anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Quella che riguarda Almaviva – ha detto – non è una vertenza, per la Palermo è ‘la’ vertenza, essendo questa azienda la più grande fra quelle private nella nostra città ed essendo Palermo la città con maggiore presenza occupazionale nel settore Tlc. Da tempo è stato unanime, da parte delle organizzazioni sindacali, dell’azienda e dell’Amministrazione comunale, il richiamo alla necessità di un approccio strutturale che contrasti la delocalizzazione all’estero ma anche l’esercizio inappropriato di tale attività da parte di aziende improvvisate”.
Il sindaco ha chiesto al ministro Luigi Di Maio di convocare un tavolo di confronto “con prospettive di intervento di rilancio con interventi strutturali, per evitare che si passi da ammortizzatori sociali ad ammortizzatori sociali che nel tempo mortificano professionalità e che in assenza di un rilancio strutturale del settore rischiano di essere il preludio della perdita di occupazione con effetti devastanti in tutto il Paese ma soprattutto a Palermo ove il settore costituisce una presenza di enorme importanza”. E in effetti il ministero del Lavoro nei prossimi giorni aprirà un tavolo di confronto con le parti sociali e datoriali: il primo incontro è fissato per il 19 luglio.