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Caos Procure, Csm, Palamara fuori dalla magistratura

Luca Palamara è stato rimosso dall’ordine giudiziario. L’ex numero uno dell’Anm ed ex consigliere del Csm non è più un magistrato. Lo ha deciso la Sezione Disciplinare di Palazzo dei Marescialli, presieduta dal laico Fulvio Gigliotti, al termine di una camera di consiglio durata due ore mezzo.

Le accuse nei confronti di Palamara andavano dalla “violazione dei doveri di correttezza ed equilibrio”, all’aver tenuto un “comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il conferimento dell’ufficio direttivo di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma”, dal tentativo “di condizionare l’esercizio di funzioni costituzionalmente previste, quali la proposta e la nomina di uffici direttivi di vari uffici giudiziari da parte del Consiglio superiore della magistratura” fino al tentativo di danneggiamento e discredito nei confronti di alcuni colleghi.

Secondo l’accusa – sostenuta dagli avvocati generali della Cassazione, Pietro Gaeta e Simone Perelli – che si basa sulle migliaia di pagine di intercettazioni di chat e telefonate, captate grazie a un trojan inoculato nel suo cellulare, Palamara e i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri, presenti alla riunione del 9 maggio 2019 nell’hotel Champagne a Roma, hanno tentato di pilotare le nomine di capo della Procura a Roma e Perugia.

“Tre soggetti del tutto estranei all’istituzione del Consiglio, hanno partecipato alla riunione all’Hotel Champagne, organizzata per interessi di natura personale e pianificato di pilotare le nomine del procuratore capo di Roma, di due aggiunti e quella di un altro ufficio giudiziario”, ha detto ieri Gaeta, nel corso della sua requisitoria.

Per la pubblica accusa, l’incontro organizzato all’hotel Champagne, cui erano presenti altri cinque consiglieri del Csm, rappresenta “un unicum nella storia della giustizia disciplinare e nella storia della magistratura italiana perché prova che in questo incontro un soggetto estraneo al ruolo istituzionale, Luca Lotti, ha direttamente interloquito e concorso alla scelta del vertice della procura che lo doveva giudicare in un processo”.