Sanità

Capaci, l’appello di Mattarella, l’accusa di Manfredi Borsellino

Sono passati 29 anni dalla strage di Capaci ma Palermo ancora una volta ha voluto ricordare il sacrificio di Giovanni falcone, Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta che il 23 maggio del 92 persero la vita in un attentato dinamitardo ordito da cosa nostra.

Il Giorno della Memoria rappresenta un tributo per le vittime di quella strage, ma è soprattutto un momento riflessione collettiva utile a stimolare i sentimenti di giustizia e verità che devono animare una società civile. Di cosa siamo Capaci- storie di ordinario coraggio è il tema di questa edizione di Palermo Chiama Italia con l’obiettivo di fare emergere e risaltare esempi positivi di impegno e altruismo anche in questi difficili mesi di emergenza. 

Tante le iniziative e gli incontri che si sono tenuti oggi, ad aprire le celebrazioni è stata l’orchestra di studenti dell’Istituto Regina Margherita di Palermo che si è esibita nel porto di Palermo alla presenza del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e di Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone.

Le celebrazioni si sono sportate poi nell’aula bunker del carcere Ucciardone in cui si è tenuta la cerimonia organizzata dal ministero dell’Istruzione e dalla fondazione Falcone, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accolto al suo arrivo dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, dal presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Micciché e dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Alla caserma Lungaro, sede del reparto scorte della Questura di Palermo, è stata poi deposta una corona d’alloro sulla lapide dei caduti nelle stragi.

Dei momenti speciali sono stati pensati anche per i bambini, alla scuola “Rita Borsellino” in cui sono state affisse due gigantografie dei giudici Falcone e Borsellino, i  bambini hanno poi ricevuto la visita del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (video di bianchi e marano).

Le cerimonia di commemorazione è poi proseguita al Giardino della Memoria in cui alle 17.58, orario dell’esplosione, il campione Stefano Ghisolfi ha effettuato l’arrampicata alla “Casina No Mafia”, dove ad attenderlo c’erano i bambini delle Fiamme Oro che “hanno innalzato” le foto dei 5 agenti della scorta del giudice Falcone. Sotto l’Albero Falcone si è infine tenuto il momento conclusivo della giornata della ed alle 17.58 è stato eseguito il minuto di Silenzio in onore delle vittime da parte della Polizia di Stato nelle stragi di Capaci e di Via d’Amelio alla presenza dell’immancabile di Maria Falcone e di Roberto Fico presidente della Camera dei Deputati

Video di Sonia Sabatino

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, intanto, nel bunker dell’Ucciardone, a Palermo, ha seguito la celebrazione per l’anniversario della strage di Capaci, affermando: “E’ sempre di grande significato ritrovarsi nel bunker, un luogo di grande valenza simbolica, dove lo Stato ha assestato importanti colpi alla mafia”.

Mattarella, la mafia non è stata sconfitta

“O si sta contro la mafia – ha aggiunto Mattarella – oppure si è complici, non ci sono alternative. La mafia esiste ancora, non è stata sconfitta. Ed è necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato”.

Il monito alla Magistratura

Mattarella, che è presidente del Csm, ha parlato anche di come “Sentimenti di contrapposizione, contese, polemiche all’interno della magistratura minino il prestigio e l’autorevolezza dell’organo giudiziario”, sottolineando che “La credibilità della magistratura e la capacita di riscuotere fiducia è imprenscindibile per lo svolgimento della vita della Repubblica”.

“Gli strumenti non mancano – ha concluso – , si prosegua a fare luce su ombre e sospetti: si affrontino in maniera decisiva i progetti di riforma”.

Il Metodo Falcone

Nell’aula bunker il Presidente della Repubblica è stato raggiunto dalla ministro Lamorgese. E quest’ultima, durante la commemorazione, ha sottolineato come il metodo del giudice Falcone, quello di creare una rete tra organismi investigativi come al tempo del terrorismo, fu “un’intuizione fondamentale che rivoluzionò la lotta alla mafia”.

“Quel metodo – ha detto nell’aula bunker – è stato un punto di forza di un sistema investigativo che era cominciato con Rocco Chinnici ed era proseguito con Antonino Caponnetto: in sostanza, indagini mirate e collegate”.

La Mafia è al Nord

La ministro ha poi sottolineato l’espansione della mafia al Nord, affermando “Non ha confini. E soprattutto è riuscita a infiltrarsi nell’economia legale tra cui i settori sanitari”.

Secondo la Dda, infatti, su cinque euro che la mafia ricicla in Italia, uno viene riciclato nella sola città di Milano.

La diretta delle celebrazioni

Le celebrazioni in onore di Falcone possono essere seguite attraverso la diretta approntata dalla caserma Lungaro, sede del reparto scorte della Questura di Palermo.

Qui le celebrazioni proseguiranno con il presidente della Repubblica Mattarella. Previsto lo svelamento della nuova teca in cui sono conservati i resti della Fiat Croma Quarto Savona 15

L’Inno di Mameli nel porto di Palermo

Le celebrazioni in onore di Falcone erano cominciate con l’inno di Mameli eseguito dall’orchestra degli studenti del magistrale Regina Margherita nel porto di Palermo.

Sulla banchina Maria Falcone, sorella del giudice, e il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi.

Per il secondo anno consecutivo a causa del Covid non è stato possibile organizzare l’arrivo delle navi della Legalità con i ragazzi delle scuole di tutta Italia.

Casellati, lo Stato arrivi prima delle mafie

La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha commemorato quanto avvenuto ventinove anni fa, quando “l’Italia intera rischiava di sprofondare nella voragine aperta dalla strage di Capaci”.

“Ma l’esempio di Giovanni Falcone – ha detto – ha determinato la reazione degli italiani, l’azione di magistrati e delle forze dell’ordine. In tutti questi anni Falcone è diventato sinonimo di giustizia e libertà dalle mafie: non c’è generazione che non conosca il suo nome, non c’è angolo del Paese dove la sua storia non abbia scosso le coscienze. Oggi, ancora più di ieri, la sua memoria ci deve spronare nell’azione di contrasto alle mafie. Per impedire che intralcino la rinascita del Paese, che mettano le mani sui fondi per la ricostruzione o che approfittino della fragilità del nostro tessuto sociale ed economico, provato dalla crisi pandemica”.

“Dove una famiglia è in difficoltà o un’azienda è in crisi – ha aggiunto -, lo Stato deve arrivare prima della criminalità organizzata.È questo il vero impegno morale che il Paese ha nei confronti di Giovanni Falcone e di tutti i martiri caduti come lui in nome della legalità”.

Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini

E il presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando ha sottolineato proprio come le mafie si nutrano “delle difficoltà dei cittadini e la pandemia ha fatto scaturire una crisi economica ed occupazionale che può diventare il substrato ideale per una recrudescenza dell’illegalità su più fronti”.

“Ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oggi – ha detto il sindaco di Palermo – vuol dire attualizzare i loro insegnamenti e il loro operato per evitare che la gravissima crisi sanitaria ed economica, che stiamo vivendo, possa creare terreno fertile per i mafiosi. Il sistema produttivo dei nostri territori è, purtroppo, in ginocchio e se vogliamo evitare che venga fagocitato dalle mafie, come rappresentanti delle istituzioni e come cittadini, abbiamo il dovere di mettere in campo riforme e azioni concrete per rafforzare a livello centrale e nel sistema delle autonomie locali la capacità dello Stato e degli Enti locali, in quanto solo fornendo le adeguate risposte ai diritti dei cittadini potremo mettere le basi per una ricostruzione reale basata sui principi della legalità e della trasparenza”.

“Non c’è sviluppo e progresso civile senza legalità – ha concluso Orlando – ed è per questo che non dobbiamo abbassare la guardia nei confronti della criminalità organizzata e dei suoi tentacoli che vanno debellati con il contributo di tutti: istituzioni, imprese, sindacati e società civile”.

Cartabia, nella nuova Procura Ue c’è un suo lascito

“Il lavoro di Falcone fu straordinario: andare alla ricerca della forza economica della mafia lo portò a sviluppare la consapevolezza che occorreva lavorare a livello internazionale. Quando venne al ministero nel ’91 iniziò la fase di cooperazione internazionale, fu un periodo breve ma fecondissimo. A livello europeo, fu Falcone il primo a intuire che occorreva una protezione penale degli interessi finanziari. Tra qualche settimana prenderà avvio la Procura europea, una istituzione dell’Ue, anche qui troviamo un lascito di Falcone”.

Lo ha detto la ministro della Giustizia, Marta Cartabia, parlando nell’aula bunker dell’Ucciardone.

“Anche per me – ha aggiunto – è stata una sorpresa apprendere la tesi di laurea in diritto amministrativo di Giovanni Falcone, che era un giurista completo. La cosa interessante della tesi è che lui era interessato alla fase istruttoria, alla ricerca delle prove, che lui considerava il cuore di un processo di qualunque natura. La prova granitica, senza la quale non si può portare a giudizio”.

Miccichè, la memoria serve ma le passerelle hanno senso?

Polemico il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè: “Che ancora si tenga alto il livello della memoria – ha detto – è assolutamente corretto, non so se tutte queste passerelle hanno un senso. Vedo l’impegno con cui Maria Falcone e altri si adoperano, ma forse a partire dal prossimo anno bisognerebbe cominciare a pensare a qualcosa di diverso: un convegno, o una lezione di storia”.

Per il leader di Forza Italia in Sicilia “La memoria va mantenuta, per carità, ma le solite passerelle, uguali tutti gli anni… cominciano a essere meno utili di quanto non fossero una volta. Bisogna studiare qualcosa di diverso, altrimenti rischia di diventare una cosa ripetitiva che poi finisce col perdere l’importanza quando invece, l’importanza, è altissima tuttora”.

Il figlio di Paolo Borsellino, “c’è chi non ha onorato la divisa”

Manfredi Borsellino, figlio del giudice ucciso in via D’Amelio, riapre nel giorno della memoria per la strage di Capaci la pagina oscura dei depistaggi. Lo fa a Uno mattina su Rai 1.

Schivo e riservato, per la prima volta sceglie di parlare in diretta tv, indossando la divisa di vice questore, e dice: “Mi onoro di portare questa divisa. Sono grato a tutti gli agenti che in quei giorni accettarono come volontari di scortare e tutelare mio padre. Dopo l’attentato di Capaci sapevano a cosa andavano incontro”.

Il figlio di Borsellino, che ha scelto la polizia per proseguire il lavoro e l’impegno del padre, riapre una ferita mai chiusa. E per la prima volta parla in prima persona delle inchieste deviate sulla strage del luglio 1992, definite in una sentenza come la più colossale operazione di depistaggio della “storia giudiziaria italiana”.

Manfredi Borsellino usa parole dure e amare: “Questa uniforme che indosso non l’hanno invece onorata alcuni vertici della polizia in quegli anni, prima e dopo la morte di mio padre”.

Maria Falcone, “non stare inerti davanti a avversità. E la pandemia ce lo ha fatto capire ancor di più”

“La pandemia ci ha fatto capire ancor più chiaramente che una società è in grado di affrontare le avversità solo se ciascuno di noi si sente responsabile e che non si può stare inerti, in attesa che sia lo Stato a provvedere. Viene spesso citata, forse anche un po’ troppo spesso, una frase pronunciata esattamente 60 anni fa dal presidente americano John Fitzgerald Kennedy: “Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”. Ebbene, nella storia di questo nostro Paese abbiamo visto tantissimi italiani applicare concretamente, spesso senza saperlo, questo monito di Kennedy. Sono stati tanti negli anni, uomini e donne, giovani e adulti che hanno agito con coraggio, generosità, altruismo solo perché era giusto ed è a loro che dedichiamo questa giornata”. Lo ha detto Maria Falcone, presidente della Fondazione che porta il nome del fratello Giovanni e di sua moglie Francesca Morvillo.