Cultura

Capitale della Cultura 2024, vince Pesaro, Siracusa non ha convinto

Siracusa non ce l’ha fatta. Pesaro è stata proclamata città vincitrice del titolo di Capitale italiana della Cultura 2024. La decisione della giuria, presieduta Silvia Calandrelli, è stata annunciata questa mattina dal ministro della Cultura Dario Franceschini.

In finale erano arrivate dieci città: Ascoli Piceno, Chioggia (VE), Grosseto, Mesagne (BR), Pesaro, Sestri Levante con il Tigullio (GE), Siracusa, Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento (SA), Viareggio (LU) e Vicenza.

Il titolo di Capitale italiana della cultura è conferito per la durata di un anno e la città vincitrice riceverà un milione di euro per la realizzazione del progetto.

Capitale della Cultura, perché non ha vinto Siracusa

“Peccato, Pesaro sarà la Capitale italiana della cultura nel 2024 nonostante Siracusa avesse tutte le carte in regola per sfidare qualsiasi città italiana. Pesaro è riuscita a coinvolgere tutta la regione, ha svolto l’audizione da remoto collegandosi direttamente dall’auditorium del conservatorio Rossini di Pesaro, mostrando fin da subito unione d’intenti in città, presente in platea, ma anche il supporto delle Marche. – ha detto Carlo Auteri, imprenditore, organizzatore, direttore artistico e di produzione nel settore del Teatro e dello Spettacolo -. Siracusa invece si è dimostrata austera e autoreferenziale nelle personalità coinvolte, forse così come doveva essere o come si è sentita di fare, ma non ha convinto la giuria.

Teatro comunale di Siracusa da valorizzare

Il problema di Siracusa, però, parte da un altro aspetto, da un punto di vista che non può essere considerato secondario: una città importante come Siracusa vuole giustamente restituire il teatro comunale, chiuso da tanti anni, alla città. E allora la prima domanda che farei al sindaco Francesco Italia è: prima di pensare di restituire questo bene alla città e farlo diventare punto di riferimento per tutta la provincia, non devi pensare di renderlo fruibile a 360 gradi?

La presentazione doveva avvenire in teatro (Pesaro ha mostrato un fascino diametralmente opposto e più coinvolgente di quello esibito da Siracusa), doveva esserci una grande festa, con associazioni culturali e di danza, musicali e sponsor di riferimento nazionali, ma solo dopo aver messo tutto in regola a teatro.

Certo, sicuramente non abbiamo perso solo per questo motivo, ma il teatro Massimo di Siracusa è l’emblema di come non siamo in grado di sfruttare le nostre risorse”.