Inchiesta

Nei capoluoghi siciliani la dirigenza costa 12 mln annui

Il ritorno di Renato Brunetta nelle vesti di ministro per la Pubblica amministrazione, avrà rievocato brutti ricordi tra le stanze degli Enti locali siciliani. Molti rammenteranno, infatti, che Brunetta fu il pioniere dell’omonima riforma, attuata nel 2009 dall’ex governo Berlusconi, che per la prima volta squarciò il velo delle Amministrazioni pubbliche, grazie all’introduzione dell’obbligo di rendere consultabili e trasparenti tutti i dati che li riguardassero, a partire dagli stipendi di politici e dirigenti.

Nel solco di quel provvedimento (Legge n. 69/2009 e Dlgs n. 150/09) di strada ne è stata fatta tanta, anche grazie all’approvazione di leggi successive – come il Dlgs n. 33/2013 e il Dlgs n. 97/2016 – che sono servite a consolidare il medesimo principio e a istituzionalizzare quella famosa “sezione trasparenza”, ormai rintracciabile in tutti i siti istituzionali, affinché tutti possano consultarne i contenuti. Dati attraverso i quali, in questi anni, il QdS è riuscito a scovare centinaia di zone d’ombra negli Enti locali dell’Isola, spesso tradotte in spreco di denaro pubblico.

La semplice pubblicazione di bilanci, stipendi, consulenze, delibere e tutto ciò che è obbligatorio mostrare per legge, il più delle volte non è servita infatti a spingere gli amministratori a fare meglio e, soprattutto, a razionalizzare le spese.

Nel caso dei numerosissimi e ben pagati dirigenti comunali, abbiamo consultato le sezioni di “Amministrazione trasparente” dei nove Comuni capoluogo e dai dati pubblicati ne è emerso un piccolo esercito di 133 dirigenti, che costano in stipendi lordi circa 10 milioni e 700 mila euro l’anno.

Attenzione, in realtà questa spesa riguarda 115 manager, perché gli stipendi degli altri 18 si sono persi per strada, nell’anonimato retributivo che in alcuni casi resiste, nonostante più di un decennio di leggi sull’obbligo della trasparenza. In alcuni casi anche in maniera abbastanza netta, come al Comune di Ragusa dove sono addirittura sei su un totale di nove, i dirigenti per i quali non è presente la retribuzione. O come a Catania, dove gli stipendi fantasma riguardano sette manager su un totale di ventuno. Completano la squadra degli opachi Siracusa con tre dirigenti che mancano all’appello, Trapani e Agrigento, entrambi con uno. Stimando uno stipendio annuo medio di circa 93 mila euro a dirigente, la spesa totale dei nove Comuni dovrebbe facilmente superare i 12 milioni di euro l’anno.

Di fronte a questi numeri, i cittadini delle principali città dell’Isola dovrebbero ricevere servizi d’oro, ma sappiamo bene che la realtà ci parla del contrario e le nostre inchieste quotidiane sono lì a dimostrarlo. Tanti e ben pagati dirigenti potrebbero, per esempio, contribuire a far funzionare meglio la macchina amministrativa comunale, migliorando la qualità della vita delle città nelle quali svolgono servizio. Invece, i capoluoghi di provincia siciliani si ritrovano sempre nelle ultime posizioni delle classifiche, stilate ogni anno, dal Sole 24 Ore. Anche nel 2020, infatti, su 107 città italiane, la prima città siciliana, Palermo, si trova all’89^ posizione, seguita da Catania al 90° posto e Messina al 91°. In fondo alla classifica troviamo Agrigento 98^ e Ragusa 99^, Trapani 101^, Enna 103^, Siracusa 105^ e Caltanissetta penultima al 106°.

Per rafforzare il concetto che i Comuni siciliani siano tendenzialmente spendaccioni ma poco efficienti, abbiamo allargato lo sguardo al resto d’Italia trovando, per esempio, la città di Genova che, simile a Palermo per popolazione, nonostante abbia qualche dirigente in più (59 contro 54) spende in totale meno per gli stipendi (circa 5,2 milioni l’anno) e occupa il 19° posto nella classifica della qualità della vita.

Oppure potremmo citare Verona – con popolazione simile a Catania o Messina – che si è classificata quarta tra tutte le città italiane spendendo in media 84 mila euro l’anno a dirigente. Pur avendone di meno in organico e nonostante le tangibili opere di razionalizzazione dei costi apportate in questi anni dal sindaco, Cateno De Luca (secondo nell’indice di gradimento nazionale di governance poll), la Città dello Stretto spende ancora in media circa 98 mila euro a dirigente.

Una questione su cui anche la Procura della Corte dei Conti ha puntato i riflettori

Premi sempre pagati, ma senza risultati, un tema su cui c’è ancora troppa opacità. Sui siti web delle varie amministrazioni dati assenti e spesso confusi

Nei giorni scorsi la Procura della Corte dei Conti ha puntato i riflettori sull’attribuzione non dovuta delle “indennità di risultato”. In pratica, si tratta del riconoscimento in busta paga di premi per obiettivi mai raggiunti o mai fissati.

Per questo, tornando ai dirigenti comunali, abbiamo provato a rintracciare la pubblicazione anche di questi dati, ma purtroppo con scarsi risultati. Dei 133 dirigenti in forza nei nove Comuni capoluogo, infatti, laddove viene pubblicato lo stipendio ci si dimentica di mostrare nel dettaglio la composizione del compenso finale e, nel caso specifico, della presenza di eventuali indennità di risultato.

L’unica eccezione è riscontrabile nel caso del direttore generale del Comune di Messina, Federico Basile, per il quale nell’atto di nomina il sindaco De Luca ha specificato che lo stipendio previsto è di 120 mila euro lordi l’anno, cui aggiungere “il 15% a titolo di retribuzione di risultato”.

Diversa la decisione del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, sul direttore generale Antonio Le Donne (già segretario del Comune), nominato dg a titolo gratuito ma prevedendo un compenso “da seimila euro mensili più eventuale indennità di risultato, in caso di sussistenza delle risorse finanziarie in bilancio”. Come dire, prestazione a titolo gratuito, o forse no. Chissà.

C’è poi il caso del Comune di Trapani, che sembrerebbe quello disposto a pagare meglio, dato che gli stipendi pubblicati superano tutti i 170 mila euro lordi l’anno, ben oltre gli altri colleghi esaminati, accumulando tre voci: “Stipendio tabellare, trattamento fondamentale e retribuzione di posizione”.

Se da un lato, quindi, non è stato possibile verificare la distribuzione delle indennità di risultato, è anche vero che le norme sulla trasparenza impongono alle amministrazioni di pubblicare anche i dati sulla “valutazione della performance” e sulla “distribuzione dei premi al personale” (art. 20 Dlgs n. 33/2013). Così siamo andati a guardare nelle sezioni “Performance” dei siti web, scoprendo che, per esempio, il Comune di Palermo nel 2020 ha stanziato 790.671 euro come “importo complessivo dei premi collegati alla performance” dell’area dirigenza. Cifra che bisognerebbe poi capire in che modo venga spalmata tra i 54 manager, i cui stipendi sono fermi alle retribuzioni del 2016.

A Palazzo degli Elefanti, invece, il dato è relativo al 2019, quando l’Amministrazione del sindaco Pogliese ha stanziato 686.457 euro per le retribuzioni di risultato dei suoi 21 dirigenti, con una nota: “In attesa di esatta quantificazione”.

Il Comune di Messina, al contrario, sulle performance è meno chiaro, restando fermo a dati del 2018 che non facevano distinzione tra dirigenti e altri impiegati e prevedevano un maxi stanziamento da 2 milioni e 187 mila euro.

Anche il Comune di Ragusa mette tutti insieme, rendendo noto di aver erogato indennità di risultato nel 2019 per 22.771 euro. A restare indietro sulle pubblicazioni sono invece i Comune di Enna e Caltanissetta, con dati fermi al 2016: il primo con 12.761 euro, il secondo indicando solo la retribuzione di risultato media, pari a 6.167 euro, che per gli attuali otto dirigenti sfiorerebbe i cinquantamila euro.

Ancora peggio fa il Comune di Siracusa, dove gli ultimi dati pubblicati sono fermi addirittura al 2014, quando ai dirigenti furono erogati premi per oltre 120 mila euro, mentre il Comune di Agrigento ha optato sin ora per non pubblicare proprio nulla sulle retribuzioni di risultato.

Al Comune di Trapani, infine, nonostante abbiamo visto come gli stipendi dei dirigenti siano già incredibilmente alti, lo scorso anno sono stati stanziati altri 24.734 euro di premi collegati alle performance dei manager.